Nell’Enciclopedia Treccani la Speciazione è il “processo di formazione di nuove specie zoologiche e botaniche, a partire da una di origine, attraverso l’insorgere di meccanismi di isolamento riproduttivo che impediscono lo scambio genetico tra le popolazioni.” A livello scientifico la speciazione, per verificarsi, richiede che sia interrotto lo scambio di geni tra i membri di una data popolazione. Questa interruzione può avvenire in diverse modalità e circostanze. La specie madre si suddivide quindi in sottogruppi che non hanno più nulla a che vedere gli uni con gli altri. Si ritiene che la speciazione sia alla base dell’evoluzione, non solo umana.
Il concetto è stato ripreso da Igor Sibaldi in chiave di evoluzione culturale.
Il ricercatore afferma che la speciazione culturale avvenga in periodi di profondo cambiamento come il momento attuale, durante i quali la specie madre è evidentemente stanca, agli sgoccioli. Da essa si distacca una specie nuova diretta altrove. La nuova specie ha la sensazione che il mondo della specie madre sia stretto. Desidera qualcosa di più rispetto alla realtà esistente e per questo intraprende un percorso tutto suo. Secondo Sibaldi è ancora possibile imboccare questa nuova strada ma la scelta va fatta entro un certo limite di tempo. Oltre, le due specie non saranno più comunicanti. Da una parte o dall’altra.
Il fatto stesso che ad oggi, secondo Sibaldi, sia ancora aperta la possibilità di scelta, dimostra che la speciazione è a portata di tutti. Potenzialmente. Ognuno di noi può partire alla volta di questa nuova direzione. Inclusi gli individui più insospettabili. La vita fa strani giri e sa sorprenderci. Sempre.
Secondo Sibaldi molte persone delle classi dominanti ne sono perfettamente consapevoli e preferiscono rimanere in pochi perché comporta un vantaggio notevole, escludendo quindi la maggioranza. Per distrarre quest’ultima creano situazioni di stress come la crisi, che distolgono l’attenzione dei più da una tale possibilità evolutiva, scoraggiandoli e insinuando il germe della rassegnazione. Anche l’ansia da consumo sarebbe alimentata per distrarre le persone.
La speciazione e il senso di superiorità
Penso che la speciazione culturale sia reale. Tuttavia ho la sensazione che alimenti un pericoloso senso di superiorità creando barriere anziché ponti. “Ah ecco, lo dicevo io che mamma, papà, fratelli, sorelle, amici, conoscenti non capivano nulla. Chiaro, sono superiore. E allora che rimangano pure dove sono, ignoranti! Ci penserà la speciazione a dividere le acque!” E’ un pensiero che ho percepito in più occasioni in ambito olistico, nonostante i buoni propositi.
Ciò che mi lascia perplessa è che questo bisogno di sentirsi migliori, più avanti, più evoluti, più qualcosa, è il ripetersi in forme nuove delle logiche competitive che ci hanno portato al mondo di oggi. Vogliamo appartenere al gruppo dei più “fighi”, che sia in termini fisici, culturali o spirituali. E’ sempre la stessa noiosissima storia. Forse la competizione ha un suo perché ma una società troppo competitiva non rischia di essere crudele? Ed è questo che desideriamo per il futuro e un’eventuale nuova specie?
Ognuno di noi cela scintille di consapevolezza, grandezza, speranza. Alcune persone se ne accorgono, altre no. Ma se penso alla nuova specie, mi auguro sarà composta da individui che abbiano a cuore il futuro di tutti, nessuno escluso. Non sempre si può porgere la mano e a un certo punto, come dice Sibaldi, le strade si divideranno. Ma fino ad allora la possibilità di un mondo migliore, secondo me, è a portata di tutti. Non solo di chi ci assomiglia e quindi, di chi riteniamo all’altezza della nuova direzione.
Penso che il lavoro di Sibaldi ne sia una chiara dimostrazione perché in questi anni di profondo cambiamento ha offerto l’opportunità a un numero crescente di persone di aprire gli occhi. Avrebbe potuto condividere le sue scoperte in una stretta cerchia di individui “superiori”. Invece ha scelto di esporsi a un pubblico più ampio e composito. E’ questo atteggiamento secondo me a fare la differenza. Ha osato proporre idee di una tale portata a chiunque sia un minimo interessato ad argomenti attinenti.
Penso sia inutile preoccuparsi di far parte o meno della nuova specie stilando classifiche e scalciando a destra e a manca pur di “salire a bordo”. Forse sarebbe più sensato mettere a frutto le nostre capacità, vocazioni, potenzialità per vivere la vita che vogliamo a partire da qui, condividendo le nostre scoperte con chiunque, anziché trattenerle per noi o indirizzarle a cerchie ristrette. Potremmo anche scoprire, nel frattempo, di aver capito molto meno di quanto pensavamo. E magari intravedere in chi era apparentemente “addormentato” molta più vita di quanta ce ne sia in noi.
Laura De Rosa
yinyangtherapy.it
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