“Dieta fruttariana hai detto”?
Apriti cielo!
“20 fichi e 3 banane per pranzo??”
(I sali, presto, qualcuno le porti dei sali).
“Non ti bastava essere vegana? Come fai a stare in piedi con la frutta? E tutti quegli zuccheri? Avrai la glicemia a picco, l’insulina alle stelle e poi diventerai un barile in poco tempo. Come fai a rimanere così magra? Ma di che gruppo sanguigno sei? Guarda che ho sentito che non fa bene la frutta a quelli del tuo gruppo… E poi, che noia mortale mangiare solo frutta!”
La mia vicina di casa non è l’unica ad avere dubbi. Dieci anni fa le avrei dato pienamente ragione su tutto.
Farsi un pasto di frutta al giorno sembra già una follia, farsene due interi (colazione e pranzo) suona come un oltraggio al buon gusto, per non parlare del farsi giornate intere di sola frutta: un affronto a tutto quello che nutrizionisti, medici e piramidi mediterranee ci insegnano da decenni: che la frutta fa bene a piccole dosi, ma che oltre quelle diventa praticamente il diavolo incarnato.
Eppure io mangio così da diversi anni ormai. E non sono la sola.
Frutta a colazione.
Frutta a pranzo. E quando arriva finalmente l’estate, anche interi giorni di sola frutta.
Ogni pasto è una vera gioia, e ormai non tornerei più indietro.
Per il resto, a cena, cucino piatti vegani semplici ma appetitosi, mangio ancora molto più glutine e farinacei di quanto mi riprometto di fare e non sono crudista, né purista al 100%.
Sono una fruttariana spettinata, se proprio devo definirmi, e la mia non è una scelta salutistica.
E’ una scelta d’amore.
Fin da piccola ho sempre adorato la frutta – come tutti i bambini sani che si rispettino.
Come tutti gli adulti sani che si rispettino.
Ma la mia esperienza non fa testo.
Il mio ultimo libro, IN FRUTTA VERITAS, da cui questo articolo è tratto, non è una raccolta di dati per convincervi a mangiare come me (non serve un altro guru al movimento), né uno studio su come guarire da tutti i mali usando la frutta, ma un’apologia verso l’alimento più salutare eppure più bistrattato del secolo.
“MANGIAMI! SONO FATTA APPOSTA PER TE!”
Nessun altro cibo in natura ci supplica di staccarlo dal ramo quanto un frutto e di mangiarlo.
A differenza di qualsiasi altro cibo, la frutta fa di tutto perché l’essere umano ne sia attratto e poi sparga i suoi semi il più lontano possibile. La pianta non soffre nel lasciare andare il frutto, anzi, ci ringrazia proteggendoci dalle malattie. Dopo tutto, è nel suo interesse che chi la semina resti in salute.
Come spiegato nel libro “Left in the dark”, la collaborazione tra noi esseri umani e le piante da frutto è estremamente sinergica:
“E’ di beneficio per gli alberi da frutto fare frutta che sia il cibo più sano possibile per noi. Avere dei primati in salute significa che dissemineranno meglio i semi della frutta – quindi potrebbe esserci stato un grado di co-evoluzione. Se certi frutti, per esempio dei fichi, avevano un sapore più buono e facevano inoltre star meglio un ominide, questa varietà sarebbe stata selezionata più spesso e quindi dispersa più efficientemente”.
Eppure, nonostante sia fatta per noi, ormai la frutta fa paura. Letteralmente.
La gente continua a comprare insaccati nonostante siano stati ufficialmente dichiarati cancerogeni, ma “Vade retro fruttosio!”
Risultato? La maggior parte della popolazione occidentale è talmente terrorizzata dall’idea di mangiare troppa frutta, che ormai non mangia neppure quelle minime.
QUANTA FRUTTA STIAMO DAVVERO MANGIANDO ?
In genere ci viene consigliato di consumare circa 300g al giorno di frutta e 400g di verdure, oppure almeno 5 porzioni al giorno tra frutta e verdure: le famose “5 a day”.
Quante persone nel mondo raggiungono queste quantità minime?
Poche, troppo poche.
Un enorme sondaggio sulla salute globale (Hall 2009) ha rivelato che “il 78% degli uomini e delle donne consuma MENO delle 5 porzioni al giorno di frutta e verdure raccomandate dall’OMS”.
Negli Stati Uniti, il paese con più obesi al mondo, quasi l’80% della popolazione NON raggiunge le raccomandazioni minime per la frutta (Moore 2015). Le loro linee guida ufficiali dicono che “l’apporto medio di frutta è sotto le raccomandazioni per quasi tutti i gruppi per età e per genere”.
Sovrapponendo la mappa degli stati con più obesità a quella degli stati che consumano meno frutta ho notato che i primi sette con il più basso consumo di frutta erano tra i primi dieci con il tasso più alto di obesità. Coincidenza? Ne parleremo nel capitolo sull’obesità.
In Europa è l’EUFIC a fare il punto della situazione, l’European Food Information Council.
Questo ente si è posto una semplice domanda: “Le persone in Europa consumano veramente la quantità di frutta e verdura raccomandata per una buona salute?”.
La risposta in breve è no.
A fare peggio in assoluto sembrano essere i paesi dell’ex Unione Sovietica e quelli nordici. Tra i migliori invece troviamo la Grecia e proprio l’Italia, uno dei paesi con l’aspettativa di vita più alta al mondo, altra coincidenza?
Del nesso tra longevità e consumi di frutta parleremo in uno dei prossimi capitoli, ma intanto aspettiamo a cantare vittoria. Nel Bel Paese – una delle nazioni ai primi posti in Europa per bambini in sovrappeso – il Ministero della Salute ci ricorda che “il 25% dei genitori dichiara che i propri figli non consumano quotidianamente frutta e/o verdura”.
(Se può consolarci, i bambini del resto d’Europa non sono molto più bravi dei nostri).
Tra gli adolescenti va anche peggio.
A quanto pare, non consumano frutta a sufficienza perché hanno “paura dei pesticidi”.
A ragione o torto, lo vedremo.
Un altro motivo di questi bassi consumi? Forse dovremmo chiederlo ai loro genitori…
Una recensione sistematica sul tema ha evidenziato che l’apporto di frutta dei genitori era infatti associato positivamente all’apporto di frutta dei ragazzi (Pearson 2008).
Ma quanti italiani adulti arrivano a coprire le cinque porzioni minime di frutta e verdure?
Nel 2016 solo uno su dieci consumava le famose “5 a day”. (ISS 2016). Un pessimo modello per i loro figli.
Anche la Coldiretti rileva che i consumi per persona di frutta e verdura nel 2014 “equivalgono a non più di 360 grammi al giorno”, e che “solo il 18 per cento della popolazione di età superiore a 3 anni consuma quotidianamente almeno 4 porzioni di frutta e verdura”.
Se siete curiosi, Sardegna e Liguria sono le regioni più virtuose, e sappiamo anche che le donne lo sono più degli uomini (il perché le donne consumino più frutta è già stato analizzato nel libro “ La salute di Eva”. Paganini non ripete).
CARENZA DI FRUTTA E PROBLEMI DI SALUTE
Che conseguenze sta portando questo basso consumo di frutta fresca?
Mortali.
Secondo l’Unione degli Scienziati Preoccupati (sì, si chiamano proprio così!), se solo gli americani consumassero UNA porzione di frutta in più al giorno, “si salverebbero 30.000 vite e 5 miliardi di costi medici all’anno” (UCS 2013).
E’ il cuore l’ organo ad essere più colpito da questa carenza.
Tra i primissimi fattori di rischio di morte precoce nel mondo per malattie cardiovascolari e circolatorie troviamo i “dietary risks”, cioè i rischi direttamente collegati alla dieta.
Dei vari fattori che li compongono, sul podio vi è proprio un “basso consumo di frutta fresca”.
Non di verdure, badate, ma di FRUTTA fresca.
Un “basso consumo di verdure” è solo al quarto posto, preceduto da un “basso consumo di frutta secca e semi” al terzo.
Questo è un dato mondiale, non legato ad un gruppo particolare di persone o a un’età specifica. E sono dati tratti dal Global Burden of Disease (GBD 2010), il Peso Globale delle Malattie, una banca-dati epidemiologica senza paragoni, aggiornata da migliaia di scienziati in tutto il mondo per conto della Banca Mondiale.
E per “basso consumo” questi ricercatori intendono “meno di 3 porzioni AL GIORNO”.
Un nonnulla.
Per PORZIONE di FRUTTA solitamente i nutrizionisti intendono una di queste cose:
• 1 frutto medio fresco o cotto (150 g)
• 1 manciata di frutta fresca essiccata (30g)
• 1 manciata di frutta a guscio (30g)
Se fate conto che il grappolo d’uva che ho appena mangiato pesava 250g, e che la mela selvatica che è seguita era sui 150g, per oggi in teoria io dovrei essere a posto.
E invece ho appena fatto colazione.
Ma a proposito.
Conosciamo le porzioni minime, ma qual è il tetto MASSIMO invalicabile di frutta da non superare?
Ci consigliano di non mangiare più di 70 g al giorno di carne rossa, di limitare i consumi di formaggi a poche volte in una settimana, di consumare dolci zuccherati solo occasionalmente, ma stranamente non conosciamo il limite massimo per la frutta. Eppure dovrà esistere, se tutti la temono.
Esistono ricerche scientifiche a riguardo?
Qualcuno ha provato, sotto controllo medico, ad abbuffarsi di frutta per vedere che risultati otteneva?
Per fortuna sì. Gli studi sono pochi ma stupefacenti.
Vedremo i loro risultati nel prossimo articolo: PORZIONI DI FRUTTA: C’E’ UN LIMITE MASSIMO?
Aida Vittoria Eltanin autrice del libro IN FRUTTA VERITAS
ATTENZIONE: l’articolo qui riportato è una raccolta di dati e notizie a scopo esclusivamente informativo. Le informazioni riportate sono il frutto di ricerca e opinione personale dell’autore e sono pertanto condivise con il presupposto che non costituiscono né hanno la pretesa di essere consiglio o prescrizione medica o specialistica di diete o trattamenti, o suggerimenti e profili nutrizionali finalizzati al miglioramento dello stato di salute o aventi finalità di cura. E’ indispensabile che il lettore consulti il proprio medico curante o un nutrizionista prima di prendere decisioni riguardanti la propria dieta e la propria salute. I pareri espressi dall’autrice in nessun caso costituiscono o possono sostituire
le opinioni di un medico o di uno specialista in nutrizione. Nuovi dati scientifici continuano ad uscire quotidianamente e il lettore è incoraggiato a formarsi una sua visione indipendente anche basandosi su altre fonti e pareri, assumendosi responsabilità per le sue scelte. Sebbene sia stata usata la massima cura nella ricerca delle informazioni e degli studi riportati, errori di tipografia o inesattezze sono possibili. L’autore e l’editore non si assumono responsabilità per l’attualità, la correttezza, la completezza delle informazioni fornite o per danni causati dall’utilizzo delle stesse. Prima di apportare cambiamenti alla vostra dieta e stili di vita e per qualsiasi problema specifico di salute (soprattutto se prendete farmaci), si raccomanda di consultare sempre un medico specializzato in nutrizione che possa creare una dieta bilanciata adatta alle vostre esigenze individuali e alle vostre problematiche di salute.
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