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Rassegna Etica

Famiglia: il ruolo psicologico della sorella

Di Laura De Rosa - 16 Dicembre 2016

Che le relazioni con il nucleo famigliare di origine contribuiscano alla nostra formazione è scontato. Spesso tuttavia ci si concentra sul rapporto con i genitori tralasciando quello con fratelli e sorelle.

Indagare il rapporto con le figure famigliari dovrebbe fungere da stimolo per comprendere alcune dinamiche senza rimanerne tuttavia invischiati. Si nota sempre più spesso una certa ossessione per il passato che rischia di trasformarsi in una gabbia piuttosto che in una risorsa. Affermare “sono così nevrotica perché mamma preferiva mia sorella” rischia di limitarci perché presuppone che la “colpa” sia di qualcun altro rendendoci spettatori passivi della vita. E se invece quella dinamica, che sia frutto o meno di una scelta, fosse utile alla nostra evoluzione? In tal caso la prospettiva si ribalta e l’ingiustizia di mamma diventa una risorsa preziosa anziché un limite.

Famiglia e ambiente in cui viviamo ci influenzano ma spetta a noi tramutare quel bagaglio a volte scomodo e ingombrante in un punto di forza. Certo, nei casi più estremi è difficile non sentirsi vittime, ma continuando a percepirsi tali la situazione non cambia.

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Il ruolo della sorella

Il termine “sorella” deriva dal latino “soror”, a sua volta derivante da “sor” che significa donna e indica la figlia degli stessi genitori. Lo stesso termine viene utilizzato per indicare le suore che sono solite chiamarsi sorelle in quanto figlie di Dio.

A livello psicologico esistono numerose teorie riguardanti il rapporto con le sorelle e alcuni esperti ritengono che le famiglie composte da sole femminile, o da soli maschi, stimolino rispetto ad altre una maggiore competizione negli individui, costretti fin da piccoli a lottare per le attenzioni del genitore di sesso opposto.

Ne parla Ileana Taddei in “Uno sguardo sulla prima infanzia” in cui afferma:

nelle famiglie in cui i figli sono tutti femmine o tutti maschi, non c’è possibilità di imparare a conoscere precocemente e a relazionarsi con individui coetanei del sesso opposto. In queste famiglie può essere maggiormente aspra la rivalità per accaparrarsi l’attenzione e l’affetto del genitore del sesso opposto. Di conseguenza, più facilmente in età adulta le persone cresciute con fratelli solo dello stesso sesso saranno estremamente competitivi con i rivali in amore.

Diversa la situazione delle famiglie con una sola sorella, o anche fratello, nelle quali non si instaura la stessa rivalità. Tuttavia anche in una famiglia con una sola sorella/o fratello può subentrare la competizione se per esempio i genitori hanno una predilezione per l’uno o l’altro. Senza contare che spesso il rapporto tra madre e figlia è complesso e può accadere che la prima privilegi il maschio incoraggiando reazioni di ribellione o sentimenti di profonda insicurezza nella femmina.

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Sempre in ambito psicologico alcune teorie affermano che le sorelle minori si assicurino la protezione dei fratelli maggiori assoggettandosi alla loro volontà. Mentre accade una situazione inversa, molto evidente nelle società patriarcali permeate da una cultura fortemente maschilista, nel caso delle sorelle maggiori con fratelli minori. La sorella maggiore tende infatti a prendersi cura del fratellino sostituendosi quasi alla madre, incoraggiata da quest’ultima. Nei paesi occidentali, complice probabilmente il cambiamento della famiglia che non rispecchia più i modelli standard del passato, questa dinamica è meno evidente seppure esistente.

La Taddei afferma tuttavia che l’assunzione del ruolo materno da parte della sorella maggiore di un fratellino possa invece aiutarla a superare con più facilità l’invidia nei confronti di quest’ultimo e delle attenzioni che gli vengono riservate dai genitori. A meno che non sussista una disparità notevole tra i privilegi concessi al maschio e alla femmina, situazione che può causare frustrazione. Nel caso in cui vi siano più sorelle, dice la Taddei, e un fratellino, è facile che si inneschi rivalità tra le femmine per accaparrarsi il maschietto, che tende a essere idolatrato.

Uno studio rivela che i maschi con sorelle sono più maschilisti

A proposito di sorelle maggiori che fanno da mamme, curioso è il risultato di una ricerca intitolata “Childhood Socialization and Political Attitudes”, basata su statistiche raccolte negli Stati Uniti tra il 1960 e il 2000. Lo studio in questione ha rilevato che i maschi cresciuti con almeno una sorella tendono a essere, da adulti, più maschilisti in una percentuale del 15%. Ciò dipenderebbe dalle abitudini della famiglia piuttosto che dai geni. I fratelli sarebbero meno incoraggiati dai genitori a contribuire alle faccende domestiche quando in famiglia ci sono una o più sorelle. E questo dipende dall’idea, dura a morire, che la donna debba occuparsi della casa. Una visione sessista che permane, secondo lo studio, anche da adulti stimolando scelte di vita più maschiliste nei figli maschi con sorelle.

Ovviamente ogni famiglia è a sé e le generalizzazioni, per quanto basate su statistiche, vanno sempre vagliate con attenzione. Tuttavia riflettere su questi dati può essere di stimolo per cogliere alcune dinamiche sotterranee famigliari, purché come premesso il passato non diventi una scusa per crogiolarsi nel vittimismo, evitando di guardare avanti.



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