Ci sono diverse situazioni in cui è difficile comunicare, sia tra due persone che in un gruppo, in questi casi è possibile utilizzare un oggetto per regolare il flusso sia delle parole che dei pensieri e delle emozioni, si tratta del Bastone della Parola.
La sua storia è antichissima tanto che se ne sono perse le origini, di sicuro si sa che è sempre stato considerato un potente strumento non solo di pace ma anche di politica.
Alcuni fanno nascere l’origine del bastone della parola nell’epoca matriarcale Dravidica o Proto Sami, circa dal 40.000 al 3.000 A.C., nell’era Ariana tradizionalmente le prime popolazioni di cui si ha notizia furono le popolazioni Dravidiche del sud dell’India e dello Sri Lanka a Oriente, le popolazioni Sciamanico Siberiane e Finnico-Ugariche; i Vichinghi, in particolare, lo esportarono in Occidente, attraverso i loro viaggi esplorativi, fino in Nord America, dove tramandarono questa tradizione politica millenaria anche ai Nativi Americani (dagli Inuit agli Hopi).
Il rituale era molto usato dai Nativi Americani, usato per secoli dalla maggior parte delle tribù per dare a ognuno, durante una riunione, il diritto di parola ogni qual volta la tribù si riuniva per decidere su questioni importanti. Era il membro più anziano che teneva in mano un bastone, chiamato anche il Bastone dei Parlatori, e iniziava la discussione, quando aveva finito di parlare porgeva il bastone a chiunque chiedesse la parola, in questo modo veniva passato da uno all’altro finché tutti coloro che desideravano parlare lo avessero fatto, poi il bastone ritornava al capo più anziano; tutti erano seduti in cerchio e grazie ad esso sperimentavano la conoscenza del rispetto del turno per poter parlare e del saper ascoltare.
Questo rituale insegna ad evitare di fare interventi mentre uno sta condividendo la propria parola in modo anche da padroneggiare i propri impulsi, evitando così sovrapposizioni tra partecipanti.
Durante l’uso del bastone della parola si impara anche ad ascoltare non solo le parole ma anche i silenzi, le pause e in questo modo si evitano le situazioni in cui due persone iniziano una discussione personale sotto forma di botta e risposta.
Bastone
della parola
Guardiano dell’onestà
Che misuri l’integrità
Bastone della parola
insegnaci
ad ascoltare e
a dire la nostra verità
comunicando dal cuore
Quando ti so ascoltare
Una porta si apre nel mio cuore
Una finestra si apre nella mia mente
Uno spazio si apre nel mio ventre
Ti vedo come sei
E ti accetto
Il bastone della parola può essere un bastone qualsiasi e può essere usato da chiunque e in qualsiasi situazione, sia in riunioni di lavoro che in classe, sia tra due persone che devono esprimere i propri sentimenti o che devono risolvere dei problemi.
Per utilizzare correttamente il bastone bisogna mettersi in modo da guardarsi negli occhi, quindi in cerchio se si è in tanti o uno di fronte all’altro se si è in due: la prima cosa da fare è scegliere l’argomento di cui parlare, a volte c’è necessità di un moderatore che distribuirà il bastone e parlerà solo alla fine.
La persona che è di turno per parlare deve tenere il bastone con la mano destra, dritto davanti a se con l’estremità appoggiata in terra, non dovrà andare fuori tema, dovrà essere ascoltato e non interrotto e solo quando si riterrà soddisfatto o avrà capito di essere stato inteso e non frainteso potrà passare il bastone ad un altro partecipante.
Il passaggio segue anche lui un suo rito, il bastone va consegnato al prossimo oratore tenendolo in orizzontale davanti a se e guardando negli occhi l’interlocutore in modo da non interrompere il legame creatosi quando veniva ascoltato.
Il bastone diventa così un oggetto “sacro” non dovrà MAI essere utilizzato per colpire qualcuno, le sedute avviate con l’ausilio di questo mezzo devono avere un fondamentale rispetto e possono essere sia a carattere confidenziale che esplicativo. Nessuno si deve sentire minacciato dagli altri quando è il proprio turno di parlare, ma deve sentirsi libero di esporre le proprie idee e le proprie emozioni.
Questo è un modo anche per ascoltare le “verità” degli altri, i punti di vista, le idee e le preoccupazioni, è molto utile nei lavori con i ragazzi, soprattutto se si instaurano dei rapporti non sereni, perché consente di superare i conflitti personali tra i partecipanti.