Lei è la custode originaria della nostra vita, ci ha accolto nel suo corpo e nella sua mente, ci ha condotto pian piano a divenire adulti. Essere mamma ha un impatto emotivo, sociale, personale e storico molto forte. Si dice infatti che “La mano che fa dondolare la culla è la mano che regge il mondo. “(William Ross Wallace). Il mistero, il fascino e la magia di una mamma con il suo bambino ha qualcosa di sacro e divino.
Diventare mamma
Nel momento in cui un bambino nasce anche una madre sta nascendo.
Lei non è mai esistita prima.
La donna esisteva, ma la madre, mai.
Una madre è qualcosa di assolutamente nuovo.
(Osho)
Quando si diventa mamma si entra in contatto con una parte di noi antica, saggia, anche buia e a noi sconosciuta. Vengono risvegliate emozioni, ricordi inconsci, pensieri e legami assopiti fino a quel momento.
Diventare mamma è un richiamo della vita, è un modo magnifico della donna di conoscersi, di crescere, di vivere e di essere. La mamma è un simbolo universale molto potente e importante e riuscire a vedere e leggere questo simbolo può mutare completamente il nostro modo di vivere. Ci può risvegliare, ci mette in movimento, spazza via le nostre convinzioni di sempre.
Non esiste una madre migliore di un’altra, esistono tanti percorsi di vita che conducono ad una scelta invece che ad un’altra, ad un modo di vivere diverso rispetto ad un altro. Colpevolizzare una mamma o metterla sul piedistallo è un tentativo superficiale di allontanarci da lei come persona. E ciò ci allontana di conseguenza dal simbolo che rappresenta per noi.
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La madre è un simbolo da leggere
Il rapporto che abbiamo con nostra madre è una storia che ha tanto da raccontarci. Se ci fermiamo ad una lettura superficiale di questo legame ne perdiamo tutta la ricchezza. E’ come se insieme a lei recitassimo la parte di un mito e nostro compito è di vederla questa opera teatrale e di coglierne il senso profondo.
In realtà tutte le nostre relazioni ci parlano in modo così sottile e simbolico ma quella materna è una relazione talmente primordiale da portarci un’infinità di significati. Ecco perché è fondamentale riuscire a coglierne il senso mediante percorsi di introspezione, di crescita personale, tramite varie tecniche psicologiche e soprattutto grazie all’ascolto autentico della propria interiorità.
E’ un passaggio difficile da compiere, spesso per entrambi i membri della relazione, talvolta solo per l’una o solo l’altro. Ma è un passaggio necessario se non si vuole continuare a vivere dinamiche spiacevoli, fastidiose e contorte che possono accompagnare il malessere di tutti.
“La madre è la nostra prima storia d’amore. E se poi la odiamo, ci portiamo dietro quella rabbia e la riversiamo su chi amiamo. E se la perdiamo, dove la ritroveremo?”
Jeanette Winterson
Nostra madre è una chiave che può aprire porte meravigliose o un ostacolo alla nostra serenità ed autenticità.
Spogliamoci allora del nostro atteggiamento di addossarle colpe o meriti, sarà lei stessa a fare i conti con le sue scelte di vita. E’ arrivato il momento di conoscerla come portatrice di un simbolo. Solo per noi!
Come leggere il simbolo che ci porta nostra madre
Possiamo intraprendere questo meraviglioso percorso accompagnati da un professionista esperto in dinamiche familiari che sia appassionato anche di simboli, di miti, di psicogenealogia. Possiamo però anche svolgere alcuni passi in autonomia per iniziare questo cammino o per arricchirlo.
Innanzitutto è bene essere il più possibile vigili quando entriamo in relazione con qualcuno. Questo vuol dire ascoltare attentamente cosa la persona suscita in noi, quali pensieri, quali parole fa uscire, quali emozioni. Questa osservazione interiore attenta è la chiave per la scoperta del simbolo materno.
Se per esempio un comportamento abituale di nostra mamma ci fa nascere un particolare fastidio è bene non allontanarlo con fughe fisiche o di parole ma rimanere in quel fastidio e comprendere quali tasti della nostra interiorità tocca, cosa fa emergere, perché ha quel potere su di noi. Il simbolo si trova sempre dietro un’emozione forte che proviamo.
E’ bene poi porci nei riguardi di questa emozione senza giudizio ma con il solo intento di darle attenzione. In questo modo tante energie che sarebbero state usate per giudicare vengono ora incanalate per un atteggiamento vigile e questo porta ad un rilassamento psicofisico generale, ad una comprensione non annebbiata da altro, ad una chiarezza maggiore. Della storia simbolica che sta accadendo.
Cosa ci porta nostra madre facendoci arrabbiare sempre riguardo a quell’argomento? Quali sono gli ostacoli necessari che ci mette dinnanzi? Cosa ci suscita la sua presenza?
Le frasi da porsi sono davvero tante e importanti. Le risposte possono anche non essere mai trovate o viste solo parzialmente. Ciò che conta è comprendere che senza la sua presenza o la sua assenza non potremo realizzarci. Siamo come gli eroi che non possono scoprire il tesoro nascosto se prima non combattono draghi, fuochi e labirinti. Considerandoli alleati di vita. E lei, con le sue regole, i suoi divieti e le sue leggi ci porta a ribellarci, a stancarci, a guardarci dentro e a trovare quella forza necessaria per trovare finalmente noi stessi.
Nella carne e nel sangue di ognuno rugge la madre.
(Cesare Pavese)
Elena Bernabè