Lo scarabeo sacro, talvolta indicato con il nome di scarabeo stercorario, deve il suo nome al ruolo che ebbe nella religione dell’antico Egitto dove veniva adorato con il nome di Khepri, simbolo della resurrezione; questa divinità veniva spesso rappresentata come uno scarabeo che spingeva il sole attraverso il cielo o mentre lo faceva rotolare attraverso l’oltretomba egizio, ogni notte; Khepri infatti per gli egizi rappresentava il sole del mattino, e il suo essere rappresentato con l’astro solare deriverebbe dal fatto che lo scarabeo deposita le proprie uova nello sterco e ne forma una pallina che poi spinge e fa rotolare con le zampe posteriori.
La leggenda egizia narra che Khepri è colui che spinge ogni mattina Ra, il dio sole di Eliopoli fuori dalla duat, l’oltretomba, rinnovando la rinascita di Nut, madre di Osiride, Iside, Seth e Nefti; spesso rappresenta anche la trasformazione e il rinnovamento che l’uomo subisce nella morte e nella successiva rinascita, un simbolo di vittoria della luce sulle tenebre, del potere generativo e della vita sulla morte.
Secondo l’esoterista ed egittologo francese René Adolphe Schwaller de Lubicz, il lavoro dello scarabeo incarna il modello delle forze della natura che sono in continuo movimento e trasformazione.
I primi esemplari di scarabei che furono ritrovati nelle tombe dei faraoni risalgono al 2300 a.C. circa ed erano dei semplici grani di collana appena sbozzati, successivamente vennero ritrovati dei pendagli intagliati molto più elaborati appesi solitamente agli anelli o usati come sigilli.
Questi scarabei venivano raffigurati sopra le porte dei templi e servivano a proteggere i riti che venivano celebrati all’interno, dalla XVIII dinastia in avanti venivano intagliati in materiali preziosi e posti tra le bende delle mummie in corrispondenza del cuore ovvero il centro della forza divina, della spiritualità, di tutte le percezioni dell’essere che da esso erano vagliate, come oggetti dal potere salvifico anche dopo la morte; alcuni erano intagliati in materiale povero, ma quelli destinati ai faraoni erano intagliati in materiali preziosi come la giada e portavano inscritto un capitolo del Libro dei Morti (una raccolta di formule magico-religiose che dovevano servire al defunto come protezione e aiuto nel suo viaggio verso il Duat, il mondo dei morti che si riteneva irto di insidie e difficoltà, e verso l’immortalità), la Formula dello scarabeo del cuore, che esortava il cuore a non testimoniare contro il defunto davanti al Tribunale di Osiride.
Anche il famoso faraone Tutankhamon aveva il suo personalissimo scarabeo, la cui particolarità stava nel fatto che fu intagliato in un pezzo di cometa che presumibilmente scoppiò sull’Egitto 28 milioni di anni fa.
L’uso dello scarabeo si allargò anche tra fenici, cartaginesi, greci, etruschi e, tra i primi cristiani, come simbolo della resurrezione, ancora oggi vengono usati nelle abitazioni per proteggere chi vi ci abita.
Una particolarità dello scarabeo è quella di trasportare la pallina di sterco, che oltre a servire da protezione alle uova è anche una fonte di cibo, verso la tana seguendo una linea retta e orientandosi attraverso la luce emessa dalla via lattea, addirittura se incontrano un ostacolo cercano di superarlo scavalcandolo per non cambiare direzione.
Oggi si possono trovare molti amuleti a forma di scarabeo sacro, il più prezioso è sicuramente quello in giada o in lapislazzuli, il quale si dice che debba essere riposto vicino al denaro affinché esso non venga mai a mancare.
In Egitto vengono venduti diversi tipi di amuleti a forma di scarabeo sacro ma tutti devono avere delle macchie nere o un’intera zona del corpo dipinta di nero affinché siano veramente portatori di fortuna.