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Rassegna Etica

Il limite necessario fra se stessi e l'altro nella relazione di coppia

Di Chiara Pasin - 21 Settembre 2016

Uno dei temi più difficili da trattare nell’ambito delle relazioni interpersonali, e forse ancor più nello specifico nella relazione di coppia, è quello del limite necessario fra se stessi e l’altro, attraverso una mirata realizzazione della differenza fra l’esprimere un bisogno nel senso primo del termine e la volontà come manifestazione della propria centratura. 1 + 1 nella relazione non fa mai un 2 tondo, semplice, immediato: è un caos di vite in ricerca, che si fanno da specchio per crescere, per sperimentare.

Nella maggior parte dei casi, oltre l’amore, la comprensione, la complicità, 1 + 1 è l’unione di due storie uniche, di dolori spesso accumulati e non superati, di amori immensi, eterni, alcuni finiti; di famiglie difficili, di legami spezzati, di sogni lasciati in un cassetto, di scheletri nell’armadio. “L’errore” più comune, umano, per fortuna ormai abbastanza risaputo della relazione di coppia, è quello del totale attaccamento e dell’identificazione con l’altro, arrivando al punto di non riuscire nemmeno più ad immaginare una felicità che esuli la presenza del partner, o che non lo coinvolga fisicamente. Questa dinamica di dipendenza, inevitabilmente, sposta il focus d’attenzione dal benessere della persona a quello del compagno/a, danneggiando la coppia.

Nella relazione siamo equilibristi su una corda di speranze stirata appena sopra la superficie di un abisso: essere in grado di mantenere l’equilibrio in punta di piedi, è fra le sfide maggiori. Nel perdere l’equilibrio, la dinamica più rischiosa è quella di perdere se stessi, poiché per tutelare la relazione e il compagno ci si può dimenticare della necessità di esprimere il proprio mondo interiore, quello costruito proprio da mattoni di bisogni leciti. Nei momenti di crisi, è importante fermarsi, prendere fiato, ed avere il coraggio di leggersi dentro: il “bisogno” nella relazione è un aspetto delicatissimo della manifestazione della propria individualità, per il suo potenziale negativo/distruttivo e positivo/costruttivo. Spesso essi si confondono sfumando l’uno nei confini dell’alto, ma è importante imparare a distinguerli.

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Il bisogno negativo/distruttivo è una mera espressione di una richiesta d’attenzione che rivela un atteggiamento insicuro, incostante, infantile. Infatti, in molti casi, si ricerca nel partner la figura materna o paterna, ed il bisogno che pulsa in noi non può e non deve essere compensato dal partner, il quale non verrebbe visto come una figura di sostegno alla pari, ma come una fonte di energia dalla quale attingere, a causa della nostra non-responsabilità nei confronti di una felicità che deve appartenerci. Un bisogno d’amore non elaborato, non maturo e consapevole è dunque la forma che assume il nostro desiderio infantile d’amore non soddisfatto, che se alimentato da capricci e meccanismi subdoli di ripicche, non permetteranno alla coppia di fiorire nella grandezza di un Amore più profondo.

Diversamente, il bisogno positivo/costruttivo è l’espressione di un’identità matura, di una persona che ha affrontato il proprio bambino interiore accogliendolo dentro di sé e onorandolo. Dire “io desidero, io voglio questo per la mia relazione, io ho bisogno di quest’altro per la mia vita”, e farlo con cuore e umiltà, significa esprimere con certezza la propria dignità, riconoscere il proprio valore nella relazione ed esigere che il rispetto ed il confronto siano la base di un percorso da intraprendere insieme, nell’equilibrio di un Dare e Ricevere bilanciato. Non è sbagliato percepire dei bisogni, né esternarli: la svolta è non cercare il riconoscimento esterno senza maturare quello proprio, in quanto si costruirà un mondo di pura immagine sia nei simboli che nel vivere quotidiano. Questo tipo di bisogno positivo può essere rinominato come “volontà”, perché è la massima espressione della scelta della Vita per se stessi all’interno di una relazione che richiederà sempre pazienza, coraggio, costanza, verità, sincerità.

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Anche la più orgogliosa delle persone, chiedendosi “perché ho così bisogno di sentirmi amata? Quando mi sono sentita amata per l’ultima volta? Perché esprimo il mio bisogno con rabbia? Perché sento che l’altro non mi sta dando abbastanza o nella modalità che desidero?” può ribaltare la visione del proprio bisogno analizzando le proprie sensazioni e domandandosi: “Amo me stessa, o sto cercando all’esterno un amore che non riesco a far fluire verso di me? Qualcuno può amarmi se non mi amo io? Io in primis, sto dando amore all’altro? Gli sto permettendo di amarmi? Voglio migliorare insieme al mio partner, o sto cercando un modo per cambiarlo?”.

Queste domande sono solo spunti, ma rappresentano un primo step di consapevolezza. Se si è centrati, allineati con il proprio spirito, il bisogno sarà volontà e ci si potrà “imporre” in modo sano per vivere nella verità. L’unica difficoltà sta nell’esser pronti a vedere, perché esser ciechi e a scaricare le colpe sull’altro, è un dolce veleno, un facilissimo escamotage anti crescita. Fermarsi e domandarsi qual è l’origine dei propri bisogni è oggigiorno fondamentale, sia che si stia vivendo una relazione di coppia, sia che la si stia cercando, aspettando: è un aiuto guarigione, un punto di partenza per definire chi siamo come individui unici e la direzione verso la quale, mano nella mano con la persona che abbiamo scelto, si cercherà di andare. 1 + 1… è un magnifico viaggio di scoperta.

di Chiara Pasin

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