Educazione
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L'ubbidienza è la base dell'insegnamento? La risposta di Maria Montessori

Di Manuela Griso - 7 Novembre 2014

fiducia

Parliamo oggi di un argomento un po’ spinoso… L’ubbidienza. Utilizzerò le parole di maria Montessori perché sono di per sè esaustive e facilmente comprensibili. E dunque…

“Il pregiudizio più comune nell’educazione ordinaria implica che tutto si possa ottenere con l’insegnamento (ossia rivolgendosi all’udito del bimbo), o col portare se stessi ad esempio per essere imitati; mentre la personalità può essere sviluppata solo con l’esercizio proprio. Il bambino è comunemente considerato come un essere ricettivo invece che come un individuo attivo.

L’educazione abituale non solo preclude alla volontà l’occasione di svilupparsi ma ostacola questo sviluppo e direttamente ne inibisce l’espressione. Il maestro nell’educazione tradizionale ragiona in modo che può sembrare abbastanza logico. Egli pensa:”per potere educare io devo essere buono e perfetto. So che cosa si deve fare e non fare: perciò basterà che i bambini mi imitino e mi ubbidiscano.”

L’ubbidienza è la base segreta dell’insegnamento.

In tal modo il compito del maestro diventa facile ed esaltante. Egli dice: ” Davanti a me sta un essere vuoto, o pieno di errori: io lo trasformerò ricreandolo a mia immagine e somiglianza”. Egli si attribuisce così i poteri espressi nelle parole della Bibbia: ” e Dio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza”.

La disciplina poggia su minacce e paura. E si giunge così a concludere che il bimbo disubbidiente è cattivo e quello ubbidiente è buono.

Quindi uno degli scopi principali dell’educazione è tutt’ora quello di piegare la volontà del bambino e di sostituirvi quella dell’adulto che pretende ubbidienza.

Ma l’ubbidienza può anche essere considerata una caratteristica della natura, infatti il suo sviluppo è come una specie di evoluzione e rappresenta il punto di arrivo di un lungo processo di perfezionamento” (Maria Montessori, “La mente del bambino”).

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Esistono infatti tre gradi dell’ubbidienza:

1) Nel primo grado il bambino ubbidisce solo occasionalmente, non sempre. Questo fatto, che si potrebbe attribuire a comportamento capriccioso, deve essere analizzato.

L’ubbidienza non è connessa soltanto con ciò che noi di solito chiamiamo “buona volontà”.

Tra un anno e i 6 l’ubbidienza dipende da fatti di formazione. Una certa abilità e una certa misura di maturità sono sempre necessarie per poter attuare l’azione comandata.

E’ necessario perciò stabilire prima la possibilità materiale dell’ubbidienza in relazione allo sviluppo raggiunto. Ed è per questo che un bambino prima dei tre anni non può essere ubbidiente, se il comando ricevuto non corrisponde all’impulso vitale.

A quest’età l’adulto potrà solo impedire, più o meno violentemente, le azioni del piccolo che egli riprova.

L’ubbidienza però non è soltanto inibizione; essa consiste specialmente nell’agire conformemente alla volontà di un’altra persona.

Anche il piccolo dopo i tre anni non può tutto d’un tratto agire secondo la volontà di un altro individuo, nè comprendere da un giorno all’altro la ragione e la logica di fare quello che si vuole da lui. Certi progressi sono il risultato di una formazione interiore che passa attraverso vari stadi. Finchè questo periodo di formazione perdura, può avvenire che il bimbo ogni tanto riesca a compiere un’azione comandata, ma questa corrisponderà a un’acquisizione di maturità interiore appena fatta; solo quando l’acquisizione è diventata salda e permanente, la volontà ne può disporre” (Maria Montessori,“La mente del bambino” ).

Se pensiamo ai primi passi di un bambino, comprendiamo come prima si arrischi a camminare essendo incerto e barcollante e come in seguito all’esercizio instancabile egli diventi stabile e forte nella sua facoltà che può ora porre a servizio della volontà.

“La volontà dell’uomo fa parte di un potere universale (hormè), e che questa forza è la forza della vita in corso di evoluzione.

La volontà cosciente è un potere che si sviluppa con l’esercizio e il lavoro. La costruzione della volontà cosciente avviene nell’intimo. Il costruttore non può dunque essere nè la madre, nè l’insegnante: essi non sono gli architetti, ma possono solo aiutare l’opera di creazione che procede dal bambino stesso.

Aiutare, questo dovrebbe essere il loro compito e il loro scopo, ma esse hanno anche il potere di distruggere e di spezzare con la repressione.

Ogni tentativo di resistenza da parte del bambino è represso come una forma di ribellione: si direbbe che l’educatore faccia tutto il possibile per distruggere la volontà dell’allievo. E’ un errore fondamentale il credere che la volontà dell’individuo debba essere distrutta affinchè egli possa ubbidire, cioè accettare, ed eseguire ciò che un altro decide” (Maria Montessori,“La mente del bambino” ).

Se si crede nello spirito creativo che è nel bambino ci si troverà presto di fronte ad un altro grado di ubbidienza.

2) “Il secondo grado è raggiunto quando il bimbo può ubbidire sempre (ossia quando non vi sono più ostacoli dipendenti dal grado del suo sviluppo). Le sue abilità ben consolidate possono ora venir dirette, non solo dalla sua volontà, ma anche dalla volontà di un’altra persona” (Maria Montessori,“La mente del bambino” ).

Ma il bambino non si ferma qui, che potrebbe essere la massima aspirazione per un adulto. No! Se lo si lascia libero di manifestarsi Egli ci porterà ad uno stadio superiore.

ubbidienza

3) “Nel terzo grado l’ubbidienza è diretta verso una personalità della quale egli sente la superiorità.

E’ come se il bimbo si rendesse conto del fatto che l’insegnante è capace di fare cose superiori a quelle che può fare lui: è come se dicesse a sè stesso : “questa persona,che sta tanto al di sopra di me, può penetrare nella mia intelligenza, con un suo speciale potere e farmi grande quanto lei. Agisce dentro di me!

Ottenere ubbidienza da individui che hanno già sviluppato la loro volontà, ma che hanno liberamente deciso di seguire la nostra, è molto differente. Questo tipo di ubbidienza è un atto di omaggio, un riconoscimento di superiorità dell’insegnante, che dovrebbe essergli di grande soddisfazione” (Maria Montessori, “La mente del bambino”).

L’insegnante o il genitore diventa un servitore dello spirito del bambino, poichè aspira a questo tipo di obbedienza che non è inibizione o repressione, ma manifestazione di volontà cosciente.

Vivere Montessori vi lascia alle vostre riflessioni, ricordandovi che servono due doti fondamentali per seguire il bambino: fiducia sul fatto che Egli si manifesterà attraverso il lavoro e pazienza.

A tal proposito vi riporto una canzoncina che amo cantare con le mie figlie:

Aspetta,aspetta,non avere troppa fretta… con un buffo ritornello aspettare sarà bello…

Con la pazienza maturano le mele, finisce il temporale, si gonfiano le vele..

Con la pazienza il passerotto vola, il ragno fa la tela, si impara una parola…

Con la pazienza!

Ricordiamoci noi genitori o insegnanti, che ogni bambino è un mondo a sè, che ognuno rispetta i propri tempi di creazione e che il nostro compito è predisporre l’ambiente fisico e psichico (che siamo noi) adatto affinchè lo spirito creatore del bambino possa manifestarsi. Non poniamoci come ostacolo fissando degli obiettivi prima di conoscere chi è davvero quel bambino o quella bambina che stringiamo fra le braccia.

Amiamo, viviamo di fede , e serenamente attendiamo!

Educatrice Manuela Griso





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