I rituali hanno il potere di parlare al nostro inconscio, superando i limiti della logica e del linguaggio verbale. Esiste molta confusione sul valore dei rituali e spesso s’ignora il significato e l’importanza del loro uso.
Ormai, nella società occidentale, tendiamo a eseguirli per abitudine, tradizione o per fare piacere a qualcuno, e questa inconsapevolezza, dovuta al predominio del pensiero logico/razionale che priva di valore qualunque cosa non sia spiegabile secondo i parametri della scienza, ci indebolisce.
Il rito è un pensiero in atto. È il pensiero umano incarnato in un gesto, capace di un’intensa forza d’espressione come della più squisita delicatezza mentale. (Gérard Calvet)
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La psicomagia di Jodorowsky e l’importanza dei rituali
C’è chi, ai rituali, ha dedicato un’intera vita di studi teorici e pratici, consapevole di quanto siano importanti e di quanto non abbiano mai smesso di condizionarci e di plasmare le nostre vite. Ma se possono influenzarle, allora anche noi, facendone un uso consapevole, possiamo ricorrervi per cambiare in meglio la nostra esistenza. Ed è proprio questo l’obiettivo della psicomagia di Alejandro Jodorowsky, artista, autore, regista, interprete di tarocchi e psicomago contemporaneo. Prescrivere rituali che attraverso il linguaggio dei simboli, che è anche quello dell’inconscio, comunicano con quest’ultimo in modo diretto, senza l’interferenza della mente e della parte conscia. Della psicomagia Jodorowsky ha trattato esaurientemente nel suo libro omonimo, risalente alla metà degli anni 90′, sotto forma di intervista in 5 tappe. In quest’opera si parla dell’atto poetico per passare all’atto teatrale, seguito dall’atto onirico, dall’atto magico e infine dall’atto psicomagico.
“Quando, al termine di molte serate trascorse nella sua biblioteca a parlare di psicomagia, ho chiesto ad Alejandro Jodorowsky se c’era un atto psicomagico che avrebbe voluto raccomandarmi, mi ha risposto che il mero fatto di scrivere questo libro in sua compagnia era già sufficiente. E perchè no?”
Inizia così l’intervista di Gilles Farcet, giornalista francese, nei riguardi di Jodorowsky che poi è divenuta appunto il libro “Psicomagia”.
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L’atto poetico crea una realtà diversa nella realtà ordinaria provocando in chi lo vede, una reazione costruttiva. L’atto teatrale è a sua volta un atto poetico ma strutturato poiché concepito per un pubblico. L’atto onirico consiste nel vivere i sogni in uno stato di veglia per capirne la portata e i messaggi, evitando tuttavia l’interpretazione classica. Così facendo il sogno si trasforma presto in sogno lucido, quindi consapevole, perché è tramite questa consapevolezza che possiamo lavorare sul suo contenuto. L’atto magico parla direttamente con l’inconscio attraverso le parole, gli oggetti o le azioni. Infine l’atto psicomagico, attraverso delle istruzioni precise, risolve il problema. Non è la consapevolezza del problema a porvi fine ma l’azione. E quest’ultima consiste nel trasformare la consapevolezza in un comando rivolto alla parte inconscia. E’ l’inconscio a poter guarire i nostri blocchi. In tale ottica i rituali psicomagici, basati sul linguaggio simbolico, diventano strumenti di guarigione poiché in grado di trascendere le resistenze mentali.
Per superare una difficoltà non basta identificarla chiaramente. Una presa di coscienza che non sia seguita da un’azione è del tutto sterile.”
(Alejandro Jodorowsky)
Abituati come siamo a credere solo alla ragione, alla mente, alla logica, escludendo tutto ciò che non riusciamo a spiegarci, potrebbe essere difficile credere nella validità della psicomagia. Sebbene sia un campo complesso e i tranelli siano innumerevoli, il solo fatto che i rituali abbiano resistito allo scorrere del tempo e che tutt’oggi, nonostante il numero di atei sia cresciuto vertiginosamente, continuino a essere così diffusi (basti pensare ai battesimi), è sintomatico della loro importanza. Certo, in molti sostengono si tratti solo di tradizioni, di gesti dal valore prettamente simbolico, senza alcuna validità pratica, ma ciò che è inutile ha vita corta. E i rituali sopravvivono dall’inizio dei tempi.
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Come nasce la psicomagia di Jodorowsky
E’ negli anni 60′ che Jodorowsky entra in contatto con Pachita, guaritrice messicana che favorisce la guarigione dei suoi pazienti attraverso metodi anti-convenzionali. E’ anche grazie a lei che concepisce più tardi la sua Psicomagia: essa consiste nel proporre al “malato” di compiere un gesto simbolico, apparentemente illogico ma fortemente emotivo, tale da permettergli di cambiare punto di vista, attivando così la guarigione. Un’azione simbolica che, parlando direttamente all’inconscio, spezza l’abitudine e il modo di affrontare normalmente la vita per attivare una nuova consapevolezza interiore, presupposto indispensabile per guarire. Uno degli esempi più noti è quello del ragazzo che si rivolse a Jodorowsky lamentandosi della propria condizione economica. L’artista gli consigliò di attaccare due monete d’oro sotto alle scarpe, in modo tale che camminando potesse sentirne il tintinnio. In questo modo avrebbe potuto accedere finalmente alla ricchezza.
Un atto che appare incomprensibile alla mente, ma che giunge al nostro inconscio in modo diretto e seguendo il suo codice di comunicazione che è il simbolo. Un atto-rituale che in base al nodo da sciogliere, alla personalità dell’individuo e alla sua storia, può davvero fare la differenza nella sua vita e nelle sue dinamiche, interiori ed esteriori.
Non sono un ubriaco, ma neppure un santo. Un medicine-man non deve essere un “santo”… Deve poter cadere in basso quanto un pidocchio ed elevarsi come un’aquila… Deve essere dio e diavolo insieme. Essere un buon medicine-man significa trovarsi nel mezzo di una tormenta e non mettersi al riparo. Significa sperimentare la vita in tutte le sue espressioni. Significa fare il pazzo ogni tanto.
(Alejandro Jodorowsky)
Per approfondire la Psicomagia di Jodorowsky vi consigliamo di leggere “Psicomagia- Una terapia panica” e “Il collare della tigre”, scritto dal figlio Cristobal Jodorowsky.