Il cuore è un simbolo che non ho mai amato particolarmente e che ho rivalutato nel corso degli anni. Il mercato ha contribuito a rendermelo antipatico, sfruttandolo in tutte le maniere possibili. Questo uso indiscriminato lo ha banalizzato, tanto da renderlo simbolo quasi esclusivo dell’amore romantico, che amore è e non è. Certo, meglio averne di cuori intorno piuttosto che non vederne nessuno, ma il rischio delle scorpacciate è sempre la nausea. E il rischio della banalizzazione è la perdita del significato autentico. Un po’ come quando seguiamo determinati rituali, per esempio il battesimo, più per abitudine che per reale vocazione. Tutto perde di importanza se diventa consuetudine e i cuori di plastica venduti come portachiavi dimenticano di battere.
Simbologia del cuore
Ma cos’è il cuore e cosa rappresenta? Sacro, unità, amore, sensualità, unione, passione, legame, compassione, carità, verità. Sacro Cuore che simboleggia l’amore del Signore, cuori per incantesimi d’amore, portafortuna.
Il folklore europeo vede spesso il cuore stilizzato di colore rosso, a simboleggiare insieme, o separatamente, il sangue e la passione. Ma il cuore è anche triangolo rovesciato, che a livello esoterico rimanda al femminile divino e al potere femminile. A livello fisico, il cuore è, com’è noto, l’organo essenziale per la vita grazie alla sua funzione di pompa incessante. Il nostro corpo pulsa in base al suo ritmo e quante informazioni potremmo ricavare dall’analisi del suo battito, che parla di noi. Si dice che un battito cardiaco rapido e intenso corrisponda a una personalità energica, forte, determinata. Al contrario un battito lento corrisponderebbe a una personalità altrettanto tranquilla e posata.
E non possiamo dimenticare il ruolo di primo piano che il cuore ha in ambito spirituale, quale organo sacro. Se in India in esso risiede Brama, i musulmani lo considerano trono di Dio, mentre le frange esoteriche dell’Islam, come i sufi, paragonano la visione spirituale all’occhio del cuore. Ed è sempre il cuore che nell’antico Egitto veniva pesato per capire se il defunto fosse degno di un aldilà appagante. In antico Egitto i saggi erano soliti parlare di intelligenza del cuore, facendo riferimento all’intuito, quale tramite fra conscio ed inconscio, psiche e corpo.
Analizzandolo nel dettaglio, soffermandoci sul colore, la forma, la consistenza, si può notare che il cuore è rosso, caldo, ma al tempo stesso oscuro e cavo. Queste caratteristiche apparentemente in contrasto tra loro lo rendono sintesi del maschile e femminile, luogo di conciliazione dei principi complementari. Ma il cuore è spesso associato anche al Sole e questo è dovuto alla funzione che svolge: come il Sole è il centro del sistema solare, il suo cuore pulsante, così il cuore nel corpo umano assolve a una funzione simile, ci riscalda e ci tiene in vita. Ecco perché capita talvolta di vederlo raffigurato con raggi luminosi o fiamme.
Il chakra del cuore
Il chakra del cuore, o Anahata, si trova al centro del petto e fa da collegamento fra i 3 Chakra inferiori e i 3 superiori. Esso è la sede dello spirito, del Sè superiore, della scintilla divina che appartiene a tutti noi. L’amore ha origine in questo chakra, ovviamente non solo l’amore di tipo romantico che talvolta assume caratteristiche di possessività tutt’altro che amorevoli. No, l’amore dell’Anahata, è puro, autentico, compassionevole. Il colore dell’energia del chakra del cuore è verde, in quanto simbolo di equilibrio, di armonia e di unione. Quando questo chakra è chiuso, si dice provochi indifferenza, diffidenza, insofferenza nei confronti dell’amore, cosa che comporta poca empatia nei confronti altrui ma anche verso se stessi. Paura, gelosia, possessività, risentimento sono tutti sintomi di un chakra del cuore chiuso. I rimedi? C’è chi consiglia di trascorrere più tempo nella natura, chi suggerisce la meditazione, chi dice di imparare l’arte del perdono. Tutti consigli validi ma a mio parere relativamente efficaci. Sebbene esistano esercizi che possono aiutarci a ricontattare il cuore ferito, è altrettanto vero che si tratta di un percorso tanto semplice quanto complesso.
Un cuore sfiduciato ha bisogno di ascolto e pazienza, non possiamo pretendere, come spesso accade in questa società dei consumi votata al tutto e subito anche in ambito spirituale, di costringerlo a risvegliarsi tutt’a un tratto dopo anni di paura, dolore, risentimento sopito. Pretendere che un cuore addormentato si desti secondo i nostri capricci, con un’ora o due di meditazione, è una mancanza di rispetto nei suoi confronti, nei nostri confronti, l’ennesimo capriccio consumista mosso dall’egoismo, non certo dall’amore. Un cane ferito, un bambino ferito, un amico ferito necessitano di tempo per guarire e la vera compassione sa attendere pazientemente, non se ne va se l’ammalato tarda a guarire. Così accade con i nostri cuori feriti, bisogna avere pazienza per risvegliarli e prima o poi ricominciano a pulsare.
Laura De Rosa