La donna è fatta di tante dee, di tante sfumature femminili che è bene conoscere.
Prima di introdurre le dee interiori, o dee dentro le donne, è necessario spiegare cosa sono gli archetipi. Carl Gustav Jung li descrisse così:
“Nessun archetipo è riducibile a semplici formule. L’archetipo è come un vaso che non si può svuotare né riempire mai completamente. In sé, esiste solo in potenza, e quando prende forma in una determinata materia, non è più lo stesso di prima. Esso persiste attraverso i millenni ed esige tuttavia sempre nuove interpretazioni. Gli archetipi sono elementi incrollabili dell’inconscio, ma cambiano forma continuamente” .
In parole più semplici, gli archetipi sono modelli appartenenti all’inconscio collettivo, non semplici simboli ma l’essenza che dà loro vita, permettendo ad essi di esistere nel tempo. Si ritrovano nei miti, nelle favole, nelle leggende di tutto il mondo e spesso vengono a trovarci in sogno per aiutarci a costruire una coscienza individuale. Celano una grande energia e si manifestano ovunque, che li riconosciamo o meno.
Secondo Jung e altri studiosi, fra cui Jean S.Bolen, autrice de “Le dee dentro la donna“, esisterebbero dei modelli archetipici legati alle divinità dell’antica Grecia, sia maschili che femminili, i quali simboleggiano le qualità energetiche e gli istinti primordiali di cui ciascuno di noi dispone.
Per quanto riguarda l’universo femminile, esistono 7 dee, che vanno incontrate tutte nel corso del tempo affinché una donna possa dirsi realmente individuata, ci dice Jung e più tardi anche la Bolen. Tuttavia alcune di queste dee sono più manifeste rispetto ad altre, a seconda dei periodi esistenziali e delle peculiarità caratteriali. L’importante è che non entrino in competizione l’una con l’altra poiché tutte celano preziosi doni e insegnamenti, ed è importante attingervi con serenità per poterne beneficiare nella vita quotidiana. Di solito un archetipo è il principale, ma può venire soffocato, per esempio, da una certa educazione, che magari ne privilegia un altro, inducendo la donna a soffocare la sua vera natura. Difatti anche la famiglia svolge un ruolo considerevole nel rinforzare alcune dee e indebolirne altre, a seconda di quelle che sono le aspettative e il background culturale.
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Molto importante, come suggerisce Jean S.Bolen, è prendere consapevolezza delle proprie dee interiori e conoscerne le caratteristiche, in maniera tale da integrare quelle di cui abbiamo bisogno o di liberare quelle represse. Il fatto che una donna corrisponda principalmente a un dato archetipo divino non esclude la necessità di attingere alle risorse delle altre dee, che anzi, potrebbero richiedere più attenzioni proprio perché trascurate. Ogni situazione conflittuale fra dee dovrebbe infatti trovare un equilibrio, in modo che tutti questi archetipi possano cooperare fra loro, a seconda delle necessità. Una volta che la donna riconosce le proprie dee interiori, impara ad ascoltarle, a capire chi le sta parlando e come ciascuna di esse la influenza.
“Immaginiamo quindi gli archetipi come i modelli più profondi del funzionamento psichico, come le radici dell’anima che governano le prospettive attraverso cui vediamo noi stessi e il mondo. Essi sono le immagini assiomatiche a cui ritornano continuamente la vita psichica e le teorie che formuliamo su di essa.” — James Hillman
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I due gruppi principali di Dee interiori
Le dee interiori vengono suddivise principalmente in due gruppi: le dee vergini e le dee vulnerate, mentre Afrodite ha un ruolo a parte. Le prime sono Artemide, Atena ed Estia, divinità femminili che sanno bastare a se stesse, autonome e indipendenti. Perché anche Estia, dea del focolare, pur rimanendo nell’ambiente domestico, è perfettamente autosufficiente, non bisognosa di consensi maschili. Al secondo gruppo appartengono Era, Demetra e Persefone, la moglie, la madre, la figlia. Queste dee, rispetto alle prime, dipendono maggiormente dalla presenza di un rapporto con il maschile, inoltre maturano solitamente tramite la sofferenza. Infine c’è Afrodite, dea dell’amore ma anche della bellezza, che è simbolo di trasformazione alchemica.
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Scopri la tua dea interiore
Artemide
Dea della caccia, della vita selvaggia, nota con il nome romano di Diana, simboleggia il bisogno di indipendenza e libertà. La donna Artemide è autonoma, capace di badare a se stessa, coraggiosa, competitiva, in grado di raggiungere i propri obiettivi con determinazione. Sprezzante, in alcuni casi, della vulnerabilità, ostile a chi le mette i bastoni fra le ruote quando desidera raggiungere un obiettivo. Il punto debole di Artemide è l’inconscio, verso il quale la donna con questo archetipo non è molto ricettiva.
Atena
La dea della saggezza e dei mestieri, chiamata dai romani Minerva, è una donna, dal punto di vista archetipico, razionale, molto mentale. E’ determinata, in grado di mantenere il controllo anche nelle situazioni più critiche, obiettiva e ambiziosa, iper-organizzata. La donna Atena rischia però di trascurare la parte cuore di se stessa così come il corpo, con cui è meno connessa rispetto ad altri archetipi femminili. Una donna Atena repressa tende invece a mascherarsi dietro a un’apparenza cinica e insensibile. In amore preferisce rapporti di complicità e solidarietà piuttosto che coinvolgimenti passionali. E’ una lavoratrice instancabile e deve imparare a integrare la parte bambina, un po’ soffocata in lei, vale a dire l’innocenza che contraddistingue i bimbi e la loro capacità di emozionarsi senza timore.
Estia
La dea del focolare, chiamata dai romani Vesta, simboleggia il fuoco sacro che riscalda ogni casa. E’ un archetipo puro, profondamente spirituale, completo in se stesso, capace di concentrazione interiore e molto intuitivo. La donna Estia ama stare da sola, dedicarsi in vari modi alla sua casa, tenendola pulita, difatti attraverso i lavori domestici tiene in ordine la propria interiorità. Non è una donna ambiziosa, non è proiettata all’esterno, preferisce la sua interiorità. Il suo rischio è la solitudine, l’isolamento, la tendenza a non sentirsi a suo agio in ambienti poco familiari. Dal punto di vista sentimentale, non è molto passionale e, nonostante sia una donna di casa, sa stare benissimo anche da sola, senza un uomo. La donna Estia deve imparare ad integrare il suo lato maschile, che può aiutarla ad agire in alcune situazioni. Inoltre ha bisogno di imparare ad esprimersi con il mondo esterno.
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Era
Chiamata Giunone dai romani, è la dea del matrimonio, sposata con Zeus, che le era infedele. Per questo Era sfogava la sua rabbia contro le amanti del marito. La donna Era ha bisogno di un compagno di vita e farebbe di tutto pur di tenerlo a sé. E’ attratta da uomini potenti oppure bisognosi di calore. Non è molto interessata al lavoro, si sente completa attraverso il matrimonio e non è nemmeno legata alle amicizie. E’ piuttosto collerica se abbandonata o ferita e tende a fare la vittima. Nel suo lato distruttivo, la donna Era è ostile verso le altre donne ed è disposta a tutto pur di portare avanti il proprio matrimonio, è giudicante e vendicativa nonché gelosa. Ha bisogno di imparare a essere più indipendente dal marito e a canalizzare la propria rabbia e la gelosia.
Demetra
Dea delle messi, madre e nutrice, chiamata dai romani Cerere, simboleggia l’archetipo della madre, l’istinto materno che può manifestarsi non solo con i figli ma anche con un atteggiamento di accoglienza, generosità nei confronti degli altri. La donna Demetra ama ospitare in casa molte persone, amici e familiari ed è onorata dai complimenti sul suo ruolo di madre. Il rischio che corre è di sentirsi svuotata quando i figli vanno via di casa, in generale è molto protettiva, generosa, altruista. Ama gli uomini immaturi, bisognosi di protezione, con cui spesso crea rapporti madre-figlio. Adora le coccole piuttosto che i rapporti sessuali veri e propri, è vulnerabile e disponibile anche quando è stanca. Nel lavoro non è competitiva né particolarmente ambiziosa ed è spesso coinvolta in professioni legate all’insegnamento o alla cura dei malati. In caso negativo, può incorrere in depressione e vittimismo, finendo vittima della sindrome della crocerossina. Ha bisogno di imparare ad esprimere la rabbia, a dire no, a lasciar andare e a non avere la mania del controllo, divenendo madre prima di tutto di se stessa.
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Persefone
La regina degli Inferi, chiamata anche Kore, ovvero giovane fanciulla, soprannominata dai romani Proserpina o Core, è una dea dalla duplice identità. Nei panni di Persefone è matura e sicura di sé, tant’è vero che regna sui morti guidando i vivi negli inferi, ovvero sa muoversi tra la realtà egoica terrena e l’inconscio. La donna Persefone/Kore sa fare da guida nel mondo dei sogni e della fantasia oppure aiuta le persone che si perdono in questi mondi. Tende ad avere un atteggiamento passivo, specialmente se in lei è ancora attiva solo la parte Kore, quella della giovinetta immatura che non sa chi è e quali sono le sue potenzialità. Inoltre come Kore tende a fare la bimba di mamma, a evitare esperienze rischiose, adattandosi ai desideri altrui. Dal punto di vista sentimentale, aspetta il principe azzurro e assume un comportamento infantile. Tende a cambiare continuamente lavoro, con un atteggiamento giocoso ed irresponsabile nei confronti della vita. Se invece attiva la parte Persefone, allora matura, ma di solito questo accade quando è costretta ad affrontare la vita con le sue sole forze, senza appoggi. Ha qualità medianiche, sensitive, che possono venire alla luce solo se supera l’aspetto Kore. In tal senso può diventare abile nell’aiutare le persone a scendere nell’inconscio per superare simili difficoltà. Nella sua versione negativa, può diventare troppo narcisista, depressa, ansiosa di compiacere gli altri.
Afrodite
Dea dell’amore e della bellezza, chiamata Venere dai romani, simboleggia il potere della trasformazione de della creazione dell’amore. La donna Afrodite è attraente e sensuale, magnetica, estroversa, per certi versi selvaggia, vive nel presente, è molto legata ai sensi. Attrae naturalmente gli uomini ma, se repressa, tende a sentirsi in colpa. E’ molto seducente e le è difficile rimanere fedele a un solo compagno, non ama i lavori ripetitivi, preferisce professioni creative. E’ elegante per natura e per questo non molto amata dalle altre donne. Se si innamora di uomini che non la desiderano abbastanza tende a lasciarsi ossessionare dal legame. Deve imparare a essere più distaccata dal punto di vista emotivo nei rapporti per non rischiare di lasciarsene risucchiare.
Divertiamoci a far parlare le nostre dee, ad ascoltarle, a prenderci cura di loro: è l’unico modo per prenderci cura della nostra femminilità!