“I miei fiori preferiti sono i fiori selvatici,
Spontanei, liberi e indomabili.
Quelli che fioriscono senza essere annaffiati ,
Quelli che profumano di rivoluzione,
Quelli che donano a sè stessi il diritto a crescere
In tutti i luoghi dove la gente pensa
Che non avrebbero mai potuto farlo”
Hermana Águila
Sono ignorati dai più, strappati dalla terra, derisi, denigrati… sono i fiori selvatici.
L’uomo, come in molti altri ambiti, è riuscito anche con i fiori a distinguerli in quelli di serie A da quelli di serie B: i primi abitano vasi bellissimi, hanno bisogno di cure amorevoli, di attenzioni, rendono giardini e terrazze colorate e profumate. I secondi sono considerati erbacce, impedimenti alla coltivazione di altro, non molto belli e poco adatti a decorare i nostri spazi verdi.
Solo i bambini riescono a non fare questa assurda distinzione. Per loro una rosa è meravigliosa tanto quanto un tarassaco: ne distinguono il colore, la forma, il profumo ma non certo l’importanza.
Quest’anno abbiamo deciso di non strappare le cosiddette “erbacce” dal nostro giardino e di lasciarci sorprendere dalla loro forza, dalle loro foglie dalla forma strana, dai loro fiori con colori inaspettati. Tuttalpiù se ci serve uno spazietto per piantare qualche semino per le nostre verdure dell’orto le trasferiamo con cura in un altro angolo.
Strappare un fiore mi è sempre sembrata un’azione senza senso, ai miei bambini ho insegnato che non serve a nulla farlo, che da lì a poco per il solo fatto di averlo strappato esso si seccherà e perderà il suo fascino mentre se lo si lascia dov’è lo si può accarezzare e profumare ogniqualvolta si vorrà. Inchinarsi ad esso per annusarlo o accarezzarlo è un gesto bellissimo, è un modo di inchinarsi alla natura e renderle omaggio per i suoi doni.
Così non strappano fiori per farne mazzetti e regalarmeli (cosa che ho sempre apprezzato molto quando lo hanno fatto, ringraziandoli ma facendo notare loro che esistono tanti altri doni da fare, più rispettosi e veri), ma mi chiamano stupiti e gioiosi, mi portano dove hanno visto quel fiore e insieme ci chiniamo ad annusarlo e a parlarci.
Sono piccoli gesti, me ne rendo conto, ma partendo proprio da questi piccoli gesti quotidiani, dalla cura di ciò che cresce spontaneo, dalla pazienza di trovare soluzioni alternative allo strappare fiori ed erbacce che si coltiva il rispetto, l’amore per la vita, la dedizione e la tranquillità d’animo.
I fiori selvatici mi hanno sempre affascinato. Sono autonomi nel nascere e nel vivere, non hanno bisogno di concimi, di terra comprata, di vasi… non hanno bisogno dell’uomo e forse è anche per questo che un po’ ci indispettiscono. Io li considero un meraviglioso regalo della natura che ti trovi lì quando meno te lo aspetti e che non devi fare altro che ammirare e proteggere dalle mani talvolta troppo irruenti dell’uomo.
Colorano i prati delle montagne, i campi di grano e non sono un segno di incuria come siamo soliti pensare, ma di forza selvaggia della natura, quella forza della quale abbiamo così estremamente bisogno!
I fiori selvatici sono anche un potente insegnamento di vita: non hanno bisogno di alcun aiuto per sbocciare e quando lo fanno non hanno bisogno di ammiratori, sono splendidi e forti nella loro indipendenza e forza, possono crescere in luoghi insperati, tra le rocce, su un tronco di un albero o tra i sassi, vivono poco ma in modo intenso e quando sfioriscono donano i loro petali e i loro semi di nuovo alla terra per far rivivere in futuro un altro fiore.
Guardate con occhi diversi i fiori selvatici, sono messaggeri di vita importanti…
Elena Bernabè