Il Brasile è uno dei paesi che quotidianamente vive il contrasto e il contatto fra tradizione e modernità, nel suo viscerale divario fra ricchezza e povertà, fra istruzione e analfabetismo. Una delle grandi potenzialità del paese, però, è il tentativo in molte zone di preservare l’equilibrio del folklore e delle risorse interne integrandole con i nuovi strumenti tecnologici, senza permetter loro di soffocare un immenso patrimonio di conoscenza e di tecniche di auto sostentamento e adattamento all’ambiente circostante.
Una delle regioni più interessanti per la ricerca di questa combinazione è la microregione del Jalapão, localizzata nello stato di Tocantis nel Nord del Brasile, nota per il suo impegno verso un turismo e una dimensione di vita ecosostenibile. Qui, ancora oggi, si raccoglie e si lavora il “capim dourado”, che in portoghese significa “erba d’oro”, una pianta che nasce spontaneamente nel territorio e che venne ribattezzata dai colonizzatori portoghesi “l’oro degli indios”. Essa costituisce il fiore all’occhiello della regione, il suo prodotto più peculiare.
I portoghesi sbarcarono a Porto Seguro, nel Nord Est della nazione Brasiliana, attorno al 1500. Negli anni che succedettero l’arrivo, gli esploratori si spinsero nell’entroterra brasiliano alla ricerca di materie prime ma soprattutto alla ricerca d’oro; quando raggiunsero la regione del Jalapão e videro il Capim Dourado, pensarono di aver trovato quell’oro puro che tanto bramavano.
In realtà, il Capim Dourado, è “soltanto” una pianta erbacea appartenente alla famiglia Eriocaulaceae, una particolare classe delle sempreverdi che risponde alla denominazione scientifica di Syngonanthus nitens. Inizialmente veniva utilizzata per la realizzazione di utensili domestici e arnesi tanto utili quanto semplici, come ceste e contenitori vari, cappelli, stuoie, tessuti e per intrecciarla si usavano filamenti resistenti contenuti nel tronco della palma buritì – tecnica oggi in disuso per la necessità di salvaguardare l’estinzione della palma. La parte utilizzata per la lavorazione e che prende il nome di Capim Dourado è lo stelo della pianta stessa, che sboccia in un fiore di colore bianco.
Oggi il capim dourado sta cominciando ad essere conosciuto a livello internazionale in quanto protagonista di meravigliosi gioielli, spesso in combinazione con pietre o resine estratte sempre in Brasile, per ribadire la provenienza e l’impronta identitaria dei manufatti. L’impulso a questo tipo di uso del capim si deve al contatto fra la cultura indios ai neri del quilombolas, comunità di africani famosa per la loro resistenza alla schiavitù dopo esser stati deportati in Brasile dalle colonie africane dei portoghesi e costretti a lavorare nelle piantagioni.
Le particolarità dei gioielli in capim dourado sono colore, leggerezza e il fatto di essere completamente anallergici. Il colore è di un dorato brillante che, oltre a sposare alla perfezione il ruolo in cui si è evoluta nell’ambito della decorazione, non muta a contatto con l’acqua. La leggerezza fa sì che i gioielli possano essere indossati per lunghi intervalli di tempo e senza fatica (infatti, per quanto riguarda gli orecchini, il lobo non viene stressato dal peso del pendente) e non vi sono rischi di reazioni allergiche poiché la pianta non appartiene alla classe delle graminacee.
Come precedentemente menzionato, il capim dourado è una pianta spontanea: non può essere coltivata. Per favorire la risemina viene reciso il fiore bianco e lasciato cadere a terra appena dopo il taglio, per mantenere inalterato il suo ciclo più naturale di rinascita; fiorisce a luglio e i semi maturano fra settembre e ottobre. Impiega un anno per raggiungere il suo specifico colore, che caratterizza la regione con distese immense di campi d’oro. Un aspetto interessante riguarda la sua raccolta: il capim dourado viene raccolto solo una volta all’anno fra i mesi di settembre e novembre ed è salvaguardato dalla legislazione del Jalapão attraverso la sua Agenzia per l’Ambiente. La legislazione mira a tutelare la sostenibilità delle attività artigiane indios, per questo è considerato illegale importare il fiore al di fuori dei confini della regione, al di fuori del suo habitat naturale.
La regione del Jalapão è attenta alla necessità di proteggere il capim in quanto eredita una tecnica di intreccio antichissima che è stata tramandata dalle abili mani delle donne indios del luogo e per la cui preservazione di arte e integrità ebbe un ruolo fondamentale Dona Miúda, una matriarca della città di Mumbuca, a Mateiros. Il capim dourado da importante alleato nello svolgimento delle azioni più semplici di vita quotidiana, oggi rappresenta un’importante fonte di ricchezza, e dunque, di sostentamento per la popolazione autoctona. Oltre a costituire un ponte fra una regione piccolissima al centro del Brasile e il resto del mondo, consente ai giovani di trovare uno sbocco tanto lavorativo quanto creativo dando vita a prodotti senza tempo ed ecosostenibili, che acquisiscono così un valore immenso.
Chiara Pasin