Ai giorni nostri, una delle tematiche etico-ambientali di maggior interesse è quella del delicato equilibrio fra il mondo animale e quello umano, come semplice quanto estrema evoluzione del primo, per la coesistenza e la sopravvivenza in questa terra.
In ogni angolo del mondo vi sono specie animali che oggi rischiano l’estinzione a causa dell’incoscienza e di un’illogica logica del profitto tutta umana, che di “umano”, purtroppo, sembra avere ben poco. Foche, balene, orsi, elefanti, lupi… creature perseguitate in nome di un infondato senso di supremazia che alimenta un circolo vizioso di distruzione.
Distruggere un ecosistema privandolo degli abitanti che regolano il suo equilibrio è il primo passo verso la distruzione del mondo stesso su cui noi uomini pensiamo di esercitare un diritto di proprietà.
Fra le specie animali sopra citate, proprio la salvaguardia dei lupi è oggi in Italia al centro di un acceso dibattito, a seguito delle polemiche causate da un’ambigua proposta del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio, contenuta nel “Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia”, che si propone di regolamentare la presenza e le dinamiche di salvaguardia dei lupi. Fra le varie misure, però, emerge un’inaspettata deroga al divieto di rimozione dei lupi dal loro ambiente naturale che porterebbe all’abbattimento legalizzato di 60 esemplari l’anno. Una misura, questa, che non risolverebbe minimamente il problema della predazione sul bestiame, o sarebbe solo temporaneo, perché la disgregazione dei branchi potrebbe causare l’effetto contrario di quello sperato, con la dispersione dei componenti e ulteriori attacchi.
Questo è sicuramente il punto principale su cui WWF e media hanno fatto leva per promuovere la petizione identificata dall’hashtag #SOSLUPO, che ha portato finora a raccogliere 25.000 consensi nel nostro paese.
Il 17 febbraio scorso, il tavolo paritetico della Strategia Nazionale per la Biodiversità, in riunione con i rappresentanti delle Regioni, ha deciso di posticipare al mese di marzo ogni decisione in merito, poiché si è compresa l’importanza di riflettere in modo più approfondito e critico sullo scottante argomento.
Da un lato si schierano gli allevatori che subiscono attacchi da parte dei lupi provocando perdita di bestiame e dunque di profitto, dall’altro ambientalisti e sostenitori che credono nella possibilità di trovare un’alternativa ad una scorciatoia travestita da soluzione.
Nonostante ciò la misura in oggetto è solo uno dei punti trattati nel Piano, il quale presenta riflessioni e analisi valide e che meriterebbero un maggiore focus; in particolare vengono prese in esame le variabili che determinano la salvaguardia dei lupi nella quantità e nella qualità della loro specie. La popolazione lupina sta lentamente incrementando, ed è possibile calcolare ad oggi una presenza di circa 1000 lupi sul territorio nazionale fra le Alpi e gli Appennini, ma purtroppo non risulta ancora fuori pericolo.
Uno degli elementi affrontati, generalmente sottovalutato, è il problema del randagismo dei cani, che incide sulla “purezza” della specie del lupo, portando ad una rischiosa ibridazione. Inoltre si sottolinea l’importanza di adottare misure più rigide per contrastare il persistente e crudele bracconaggio con fucile, veleni o trappole, che portano annualmente all’uccisione di almeno 300 esemplari.
Ultimo ma non meno importante, viene approfonditamente trattato il rapporto fra gli uomini e i lupi, sostenendo la necessità di tutelare entrambe le categorie, riassumerne le esigenze: le dinamiche non solo economiche ma anche sociali dell’uomo e la libertà legittima dell’animale. Non sarebbe infatti corretto dimenticare quegli allevatori che a causa dei numerosi attacchi dei lupi perdono un profitto non superficiale ma che, anzi,contribuisce al loro sostentamento primario.
La petizione e le richieste di #SOSLUPO vanno nella giusta direzione non solo perché si oppongono all’abbattimento della popolazione dei lupi ma perché propongono misure effettive per salvaguardarli, quali l’aumento delle pene per il bracconaggio e nuove tecniche di prevenzione e protezione dei danni alla zootecnia. Allo stesso modo, però, sarebbe necessario promuovere una lettura integrale del Piano, accogliendone le attente analisi che possono portare ad una maggior consapevolezza riguardo il fenomeno.
Creare un’opportunità di dialogo fra le istituzioni regionali e nazionali con le associazioni animaliste e con i responsabili delle riserve naturali italiane è fondamentale per ricercare una forma di equilibrio fra questi animali istintivi e affascinanti e l’uomo con le sue attività. Fortunatamente, infatti, sono in molte le persone che stanno sviluppando una consapevolezza profonda nei confronti di questo delicato equilibrio uomo-natura, e si battono per trovare nuove forme di rispetto fra le specie che rendano l’ideale di coesistenza una realtà effettiva.
Chiara Pasin