“Nomen est omen” dicevano gli antichi, cioè il tuo nome è il tuo destino. Se i nostri pensieri sono in grado di modificare la realtà circostante, perché non dovrebbero farlo le parole che pronunciamo. Ebbene sì, non sono solo lettere combinate a casaccio, ma celano un potere di cui spesso non siamo consapevoli. Le parole sono come semi piantati: se piantiamo semi buoni daranno frutti buoni, se ne piantiamo di cattivi daranno frutti cattivi.
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Basti pensare a quando narriamo una bella storia a lieto fine: che effetto ha su di noi rispetto a un racconto horror? Le parole si radicano nelle persone e per questo è importante sceglierle con attenzione, senza mai darle per scontate: è anche grazie ad esse che i pensieri possono trasformarsi in realtà. Guarda caso molti esercizi di crescita personale suggeriscono di mettere nero su bianco i nostri obiettivi, ricorrendo a parole positive in grado di stimolarci costruttivamente. In Lapponia esistono addirittura sciamani definiti “dottori della parola” poiché capaci di guarire le persone attraverso un loro sapiente utilizzo. E che dire della famosissima formula magica aramaica, Abraq Ad Habra? No, non è un’invenzione Disney ma un termine che, guarda un po’, significa “Creo quello che dico”.
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Il potere della parola, d’altronde, è ben noto anche nella tradizione indiana: pensiamo ai famosi mantra, ai canti vedici, all’importanza attribuita a suoni come l’Om. Lo stesso Nelson Mandela, uscito di prigione, confessò:
“Non è mia abitudine usare le parole con leggerezza. Se 27 anni di carcere mi hanno insegnato qualcosa, è che il silenzio della solitudine ci può far capire quanto sono preziose le parole e quanto davvero possono cambiare il modo in cui le persone vivono e muoiono.”
L’importanza del nome proprio
Le lettere del proprio nome hanno una terribile magia, come se il mondo fosse composto di esse. Sarebbe pensabile un mondo senza nomi?
(Elias Canetti)
Fatta questa premessa, è naturale dedurre l’importanza dei nomi propri, con cui veniamo interpellati giorno dopo giorno, innumerevoli volte. Parola che appartiene alla nostra natura più intima e profonda, identificandoci fin dalla nascita e anche prima. Gli antichi Romani ne erano ben consapevoli, il loro “nomen omen” rimandava proprio a questo: nel nome è scritto il proprio destino.
Fin dall’antichità molti autori hanno attribuito ai nomi propri grande rilievo. La stessa Cabala associa a ognuno di essi un numero e a ciascun numero un significato metafisico. I cabalisti sono infatti convinti che i suoni dei nomi emanino vibrazioni specifiche in grado di influenzare gli eventi, attirando energia positiva o negativa a seconda dei casi. Succede anche che i cabalisti cambino il nome di nascita per apportare cambiamenti positivi nel proprio destino, adottandone altri più consoni alla propria natura e volontà.
Lo stesso concetto torna nell’ambito delle costellazioni familiari, metodo di guarigione che ci aiuta a individuare e sciogliere eventuali legami/blocchi familiari limitanti. In tale ottica, i nomi che si trasmettono di generazione in generazione risulterebbero particolarmente insidiosi: difatti una persona che porta il nome, per esempio, di un nonno/zio/cugino, si farebbe carico inconscio del medesimo destino e di problematiche simili. Anche a livello puramente psicologico affibbiare il nome di un morto, specialmente se deceduto in modo triste o tragico, non sortisce effetti positivi. Si tende infatti a investire il destinatario del nome di responsabilità, aspettative, desideri inconsci di riparare il dolore subito in passato. La persona che eredita il nome dello sfortunato predecessore si sentirà in dovere, a livello più o meno inconscio, di uniformarsi a quest’ultimo, divenendone un’inconsapevole vittima.
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Guarda caso Carl Gustav Jung, nel suo Libro Rosso, affermava:
“Lo sai, il nome che si porta significa molto. Sai anche che ai malati spesso si dà un nuovo nome per guarirli, perché col nuovo nome essi ricevono anche una nuova essenza. Il tuo nome è la tua essenza”.
Il concetto ritorna anche nel filosofo russo Pavel Florenskij, secondo il quale ogni nome è carico di un’energia capace di influenzare moltissimo chi lo porta. Pensiamo anche agli artisti che sovente rimpiazzano il nome di nascita con un nome d’arte. Solo questione di marketing? O che sia un modo per introiettare le caratteristiche associate al nuovo nome?
Onomanzia: l’interpretazione dei nomi
E sempre a proposito di nomi, esiste persino una pratica divinatoria detta onomanzia, dal greco “onoma”-nome, che interpreta il significato simbolico, etimologico e numerico dei nomi. A farne uso furono anche i Pitagorici, i quali contavano lettere, consonanti e vocali del nome e in base alla quantità pari o dispari formulavano determinate predizioni. Un’altra forma di onomanzia è quella basata sull’anagramma, pratica nota al popolo ebraico, in particolare ai cabalisti, ma anche ai Greci e ai Romani, spesso impiegata in ambito magico, talvolta associata con altri metodi come l’oniromanzia.
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In conclusione, è chiaro che le parole hanno un’importanza fondamentale e che vale quindi la pena sceglierle con cura. E la stessa raccomandazione vale per i nomi propri, il cui significato, origine, simbologia sono tutt’altro che scontati. Per scegliere bene, però, non bastano approfondimenti culturali, è importante prestare ascolto al cuore e all’intuito. Un nome che emana vibrazioni negative e che, al solo pensarlo e pronunciarlo, non ci fa stare bene, andrebbe preferibilmente evitato. Viceversa un nome che emana positività. D’ora in avanti, prima di scegliere il nome di un bebè in arrivo, ascolta la tua voce interiore e raccogli informazioni sul suo significato. Se è vero che ha il potere di influenzare il nostro destino, vale la pena approfondire un po’.
Vi consigliamo la lettura di un libro bellissimo che vi potrà aiutare ad approfondire il significato simbolico del vostro nome e di quelli dei vostri cari —> “L’anima dei nomi” di Roberto Michele di Luch
Laura De Rosa
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Articolo aggiornato il 06/05/2024