Siete pronti a sfruttare qualsiasi spazio inutilizzato delle vostre città per la produzione di alimenti sani, sostenibili e di alta qualità? I nostri centri urbani potrebbero presto riempirsi di pratiche serre verticali fai-da-te, del tutto autosufficienti e facilmente smontabili. Si chiamano Impact Farm e sono la geniale trovata dello studio danese di architettura ed eco-design Human Habitat, fondato da Ronnie Markussen e Mikkel Kjaer.
Con la loro attività i due giovani intendono consolidare un approccio olistico e umanitario al design e all’architettura, mettendo a disposizione la loro creatività per contribuire a restaurare l’equilibrio ecologico, affermare la resilienza contro il cambiamento climatico e aiutare le persone a soddisfare le loro esigenze primarie. «Vediamo e trattiamo le costruzioni come ecosistemi che giocano un ruolo attivo nel più grande e vitale ecosistema del nostro pianeta», affermano Markussen e Kjaer, che con la loro sana ambizione intendono dimostrare al mondo come sia possibile creare le basi per una vita gratificante e a basso impatto ambientale, al fine di un vero sviluppo sostenibile a beneficio delle presenti e future generazioni.
Longevità, smontaggio e riutilizzo sono le tre parole chiave della loro idea del design, che prevede l’utilizzo di robusti materiali naturali privi di sostanze nocive e può essere implementata in aree del mondo dove la popolazione è più minacciata dal cambiamento climatico e da altri fattori negativi, quali guerra, povertà e insicurezza generale. Human Habitat pone dunque l’essere umano e il rispetto dell’ambiente al centro della sua attività, perseguendo l’idea di un design utile che dimostri, con i fatti, come la sostenibilità sia un buon business.
In questo scenario, Impact Farm è stata lanciata come anteprima del futuro della produzione di cibo. Gli spazi abbandonati o inutilizzati delle città potrebbero esser destinati a queste serre smontabili e facilmente trasportabili, che adottano le più recenti e innovative tecnologie e sono realizzate con materiali sostenibili. Tutto è partito da un vecchio container da restituire a nuova vita, che è stato trasformato in un mezzo per il trasporto di un kit di componenti prefabbricati tesi a realizzare una mini-fattoria idroponica verticale a due piani, dove lo stesso container iniziale costituisce la parte centrale della struttura.
Montare il tutto è più facile del previsto: un manuale vi fornirà tutte le direttive e le operazioni possono essere completate in soli 10 giorni. Ikea docet, d’altronde siamo sempre in Scandinavia. Una volta allestita, la serra verticale destinata a rinverdire spazi di cemento dimenticati o inutilizzati, occuperà solamente 50 mq e potrà esser facilmente smontata e trasportata altrove. Autosufficiente ed eco-friendly grazie al ricorso all’energia solare, a quella eolica e alla raccolta dell’acqua piovana, Impact Farm si ispira ai principi dell’economia circolare e garantisce una produzione di tre-sei tonnellate l’anno di frutta e ortaggi.
Il primo modello di mini-fattoria idroponica verticale è stato impiantato a Copenaghen, nel quartiere di Nørrebro. La capacità produttiva stimata è di 6,2 tonnellate l’anno. I kit saranno commercializzati a partire dal prossimo autunno, anche se ancora non sono stati resi noti i prezzi. Il principale mercato di riferimento dovrebbe essere quello statunitense, vista l’abbondanza di spazi urbani non utilizzati nelle grandi città, dove la disoccupazione rappresenta un fenomeno non trascurabile. Ottime per la riqualificazione urbanistica di aree marginali, queste originali serre verticali fai-da-te saranno appetibili non solo per i singoli cittadini, ma anche per i piccoli coltivatori locali, i mercati rionali, i ristoranti, le scuole, gli ospedali e altri enti pubblici.
Consapevoli del fatto che il cibo unisce la gente, i designer di Human Habitat hanno voluto riportare la natura nelle nostre affollate, grigie e caotiche città, regalandoci questi spazi verdi volti a creare un modello di business economicamente sostenibile. Il progetto Impact Farm, che rafforza la socialità, consente la produzione locale di cibo sano e di alta qualità, crea nuovi posti di lavoro green e incrementa le attività economiche locali, rappresenta una reale soluzione ad alcune delle più grandi sfide del nostro tempo, imponendo un rinnovamento urbano che concilia estetica, sostenibilità e produttività.
Se i modelli attuali di queste serre verticali sono pensati per gli spazi cittadini dismessi, Markussen e Kjaer sono già al lavoro per sviluppare unità ancora più sofisticate e adatte alle più disparate condizioni ambientali, al fine di raggiungere le zone di emergenza umanitaria, quali i campi profughi purtroppo sparsi un po’ ovunque. Il duo danese sta cercando di stringere rapporti con varie Ong e organizzazioni intergovernative di finanziamento. Le aree di crisi potrebbero dunque configurarsi come sbocchi potenziali per queste Impact Farm, pronte a prestarsi al nobile fine di aiutare le popolazioni in fuga da guerre e carestie.
Marco Grilli