La Canapa o meglio la Cannabis Sativa, è una pianta che in Italia aveva una lunga tradizione, tanto che fino agli anni ’50 eravamo secondi solo all’Unione Sovietica in fatto di produzione; ma quando, verso la fine degli anni ’30, dall’America giunse la campagna contro la canapa (Marijuana Tax Act) e ne venne proibito l’utilizzo, anche in Europa e soprattutto in Italia si perse questa tradizione, rischiando quasi di far sparire le sue coltivazioni.
La sua lunga tradizione era legata alla produzione della carta, delle fibre tessili grezze e delle corde, oggi è possibile solo coltivare per usi tessili, una particolare selezione della pianta, priva di principi psicoattivi.
La canapa veniva utilizzata già in epoche precedenti al 1.000 a.C. nell’Asia Centrale, da dove ha origine, le sue proprietà medicali erano conosciute nell’antichità da popolazioni in India, Cina, Medio Oriente e Asia Sud-Orientale.
Per ottenere la fibra tessile, la pianta va sfibrata e macerata, la sua coltivazione non danneggia i terreni perché non li impoverisce, è quindi possibile coltivarla per anni senza dover far girare le colture, è pronta da raccogliere in tre mesi e può straordinariamente raggiungere l’altezza di sette metri.
Della canapa non si utilizzano solo le fibre per il settore tessile, ma anche i semi che vengono chiamati alimenti proteici completi perché al loro interno è possibile trovare tutti gli aminoacidi essenziali; gli acidi grassi Omega 3 e 6 contenuti in questi semi possono combattere e prevenire diversi disturbi tra i quali l’arteriosclerosi, disturbi cardiovascolari, colesterolo, artrosi, malattie del sistema respiratorio (ad esempio asma, sinusite e tracheite), eczemi e acne (proprietà riconosciute dal Ministero della Salute con una Circolare in data 22 maggio 2009). Molto gustosi e oleosi sono perfetti per condire insalate, preparare biscotti o dolci, creare delle salse o dei pesti da usare come condimenti, o per farci farine o oli. Essendo anche molto ricchi di proteine e tutti gli aminoacidi essenziali sono molto importanti per coloro che intraprendono una dieta vegana.
Le foglie e i fusti più teneri vengono impiegati per l’alimentazione dei ruminanti, essendo ricchi di fibre, ma devono essere sminuzzate.
La carta prodotta con la canapa è molto resistente, duratura e bianca naturalmente, quindi non necessita di sbancamenti chimici da cloro. Si ricava dalla stoppa che rende carta di alta qualità, sottile e resistente.
I tessuti prodotti con questa fibra sono morbidi e freschi perfetti per l’estate, pur essendo molto caldi in inverno, questo perché assorbono l’umidità del corpo e la rilasciano all’esterno. Inoltre questi tessuti possiedono una bizzarra caratteristica, quella di assorbire i raggi infrarossi, UVA e schermare dalle radiazioni di campi elettrostatici ed elettromagnetici. I tessuti di canapa vengono proposti in sostituzione del cotone (che necessita di molti pesticidi per essere prodotto) e delle fibre sintetiche.
Chi ha una certa età ricorda sicuramente le corde fatte con la canapa, infatti fino agli anni ’30 si utilizzava per produrre il cordame, i finimenti per gli animali e le reti.
Attraverso il processo di “pirolisi” o distillazione frazionata è possibile trasformare la parte secca della pianta in combustibili da biomassa da utilizzare in sostituzione dei prodotti petroliferi; questi combustibili non incidono sull’effetto serra dell’atmosfera.
Già dal ‘500 d.C. in Francia veniva usata una miscela di fibre di canapa e calce idraulica per edificare, e questo materiale ha grandi proprietà di isolamento termico, risparmio energetico, isolamento acustico e resistenza antincendio. Mentre con i fusti interi, pressati insieme con un collante, si possono ottenere delle tavole da utilizzare in sostituzione del legno, con doti di grande robustezza, flessibilità e leggerezza.
La parte legnosa dello stelo, sminuzzata, può essere utilizzata come pacciamatura per il giardinaggio per impedire la crescita delle erbacce e proteggere il terreno da precipitazioni ed erosione, o anche come lettiera per animali, naturale e compostabile (n.d.r. io la uso da un po’ di tempo, è straordinaria assorbe benissimo e non puzza per niente!).
Inoltre la coltivazione della canapa è utile per bonificare i terreni da inquinamenti da metalli pesanti.
Utilizzando la cellulosa della pianta, attraverso la polimerizzazione, è possibile ricavarne dei materiali plastici pienamente degradabili per imballaggi o isolanti.
Potremmo fare anche tutto un lungo discorso sull’uso più “ricreativo” della canapa, ma come ho scritto all’inizio, quella utilizzata per gli usi sopracitati non contiene principi psicoattivi, ed è coltivabile solo in alcuni stati, anche se queste proprietà sono sfruttate da migliaia di anni per usi cerimoniali magici e mistici e ultimamente si sta riscoprendo anche per usi terapeutici, soprattutto per terapie del dolore o per malati terminali.
Valeria Bonora