Partiamo da una delle tante notizie sugli stili di vita alternativi che circolano in rete: una giovane coppia vegana austriaca non acquista più nulla al supermercato da ben sette anni. Dopo aver lasciato la capitale per trasferirsi in una piccola cittadina del sud, i due, che prima possedevano solo un piccolo orticello casalingo, si sono dedicati alla coltivazione di un terreno di ben 8mila mq, da cui traggono tutto il necessario per vivere. Lisa Pfegler e Micheal Hartl, infatti, riciclano di tutto e non acquistano più non solo il cibo, ma anche detersivi, cosmetici e altri prodotti per la casa, che producono con le loro stesse mani. Qualche esempio? Il fai da te riguarda un semplice sapone, come il detersivo a base di castagne o il dentifricio con bicarbonato e menta fresca. E se poi qualcosa manca, basta rivolgersi ai contadini delle vicinanze per acquistare prodotti biologici a Km 0.
Questa scelta di vita amica dell’ambiente aiuta non solo a ridurre i consumi di risorse naturali, gli sprechi e quindi i rifiuti e l’inquinamento ma anche a risparmiare e a vivere più sereni, sicuri e soddisfatti, perché ci consente di sapere cosa mangiamo e utilizziamo, regalandoci la gioia del tornare ad essere protagonisti del processo produttivo come ai vecchi tempi, quando il sapere si tramandava tra le generazioni e la chimica non aveva ancora invaso il nostro mondo. «Produrre da sé quello che si mangia è la cosa più normale del mondo, il 70% della popolazione mondiale lo fa, anche se a noi suona strano», afferma Micheal nel suo seguitissimo blog, dove dispensa consigli per autoprodurre, riciclare e risparmiare anche per coloro che vivono in città. Basta solo dedicare un po’ del proprio tempo per la nostra salute e per quella del Pianeta che ci ospita!
In quest’epoca meccanizzata dominata dall’industrializzazione, dalla tecnologia, dai processi chimici e dallo sfruttamento dei combustibili fossili, fattori all’origine di disuguaglianze, tensioni geopolitiche e infiniti guasti all’ambiente e al nostro benessere, si assiste fortunatamente a un risveglio d’interesse per la filosofia dell’autoproduzione, che indica una via diversa da quella del consumismo sfrenato, all’insegna della sobrietà, della bellezza dello stare insieme e dell’amore per la vita e per la nostra Madre Terra. Una riscoperta di fantasia e creatività, che si tiene alla larga dalle logiche del mercato e del profitto, per non esser più succubi e schiavi dell’immensa forza della pubblicità e dell’inutile che troppo spesso le grandi aziende e multinazionali vogliono imporci.
Ecco dunque che in rete si moltiplicano siti, blog, canali Youtube e gruppi Facebook, dove fioccano le proposte e i consigli per l’autoproduzione in cucina, il riciclo e il consumo responsabile. Un’eccezionale riscoperta di saperi e procedimenti antichi, che si riaffacciano prepotentemente nell’era della globalizzazione, insegnandoci a ragionare sul nostro modello di sviluppo non più sostenibile. I disastri prodotti dal cambiamento climatico sono ormai sotto gli occhi di tutti. Perfino i potenti della Terra, riuniti a Parigi per il Cop 21, non possono più far finta di niente, pressati da un’opinione pubblica che reclama provvedimenti incisivi e non i soliti inutili buoni propositi, destinati a restar lettera morta.
Il fai-da-te in cucina sta diventando una vera passione anche nel nostro Paese, come dimostrano recenti ricerche che indicano in oltre 20 milioni gli italiani che dichiarano di preparare alimenti fatti in casa, quali pane, pasta, pizza, biscotti, conserve, infusi, succhi, yogurt, dolci ecc. Una tendenza in continuo aumento e sicuramente agevolata dalla rete, che trasforma i nostri concittadini in provetti cuochi allegri ai fornelli, sempre più attenti alla qualità delle materie prime e alla genuinità dei cibi. Si realizza così una sorta di approccio etico all’alimentazione, che consente di spendere meno e socializzare di più. Impossibile resistere alla tentazione di raccontare al familiare, all’amico o al vicino l’ultima impresa realizzata in cucina con le proprie mani! Il resto lo fanno lo scambio di notizie e consigli e la condivisione in rete.
Ogni processo produttivo grava sull’ambiente in termini di consumo di risorse ed emissione di sostanze inquinanti. Oggi, però, ognuno di noi con le sue scelte alimentari può far molto per ridurre l’impatto ambientale, adottando dei piccoli accorgimenti o modificando alcune abitudini. Al di là dell’autoproduzione, la cucina ecologica invita a dare la preferenza a prodotti locali, biologici o biodinamici e di stagione, valorizzare la filiera corta acquistando direttamente dal produttore, nei mercati contadini o nei gruppi d’acquisto solidale, evitare il più possibile gli imballaggi e i grandi quantitativi, basare la dieta principalmente su cereali, legumi, frutta e verdura, consumare più prodotti crudi, riciclare gli scarti, essiccare o utilizzare il sottovuoto per conservare gli alimenti, preferire le cotture brevi, utilizzare la pentola a pressione per quelle lunghe e reimpiegare sempre l’acqua di cottura, differenziare i rifiuti organici e infine mangiare di meno.
Se questi semplici comportamenti responsabili contribuiscono a limitare l’impatto ambientale, l’abitudine a trasformarsi in produttori a partire dalle materie prime frenerà gli ingressi al supermercato per acquistare gli inquinanti e spesso poco salutari prodotti industriali, ricchi di additivi e conservanti.
Chi in città dispone di un piccolo pezzo di terra parte favorito: avrà a disposizione uno spazio dove trascorrere proficuamente il tempo libero, riscoprire i ritmi della natura, rilassarsi coi bambini e sporcarsi le mani per portare in tavola prodotti ortofrutticoli sani, genuini e meno cari. Non avete un orticello? Non disperate, perché anche un semplice balcone può far miracoli. Provate a partire subito con le erbe aromatiche, che sono facili da coltivare, molto resistenti e non necessitano di particolari cure.
Se lo spazio a vostra disposizione è poco, sbizzarritevi con l’orto verticale al fine di sfruttare le pareti del balcone con piante a sviluppo aereo, quale il pomodoro. In generale, a seconda delle stagioni l’orto sul balcone può garantire un’ampia produzione invernale di cavoli, cavolfiori, broccoli, cime di rapa, piselli, fave, finocchi, cardi, ed estiva di pomodori, melanzane, zucchine, peperoni, carote, aglio, cipolle, insalate, fagioli, basilico, prezzemolo, sedano ecc.
L’autoproduzione insegna inoltre a limitare gli sprechi e a cucinare gli avanzi. Gettare alimenti nel cassonetto è un vero e proprio delitto, se pensiamo che ancora nel XXI secolo oltre 800 milioni di persone in tutto il mondo soffrono la fame. Eppure a livello globale 1/3 del cibo è destinato al macero, dopo che per produrlo sono state consumate risorse ed emessi gas serra, responsabili del cambiamento climatico. Uno scandalo che non possiamo più tollerare. Se questi dati non vi lasciano giustamente indifferenti, pensate sempre a come reimpiegare gli avanzi, perché pane, pasta, riso, formaggi, verdure e i più impensabili scarti quali foglie, gambi o baccelli, si prestano a una miriade di ricette gustose e genuine, ereditate dalla sapiente e virtuosa cucina povera di un tempo. Basta un po’ di fantasia, per mettere in tavola deliziosi piatti quali sformati, torte salate, insalate di pasta o di riso, zuppe o polpette a base di verdure, tutte rigorosamente a base di avanzi.
Il fai-da-te in cucina permette inoltre di controllare la filiera. A partire dalla scelta di materie prime sane, certificate e vicine, è possibile realizzare con le proprie mani ogni tipo di alimento, dalla pasta madre, al lievito, al pane, alla pasta, alle marmellate, a ogni tipo di conserva, allo yogurt, ai più disparati succhi e infusi, fino ai dolci più sfiziosi. Impiegare un po’ del nostro prezioso tempo per queste operazioni ci ripagherà in termini di soddisfazione personale e sicurezza su ciò che mangiamo. Oltre a tener pulita la nostra coscienza, perché i piatti portati sulla nostra tavola non sono stati nocivi per l’ambiente. Sono infiniti i blog ispirati alla cucina ecologica che insegnano ad autoprodurre e a cucinare gli avanzi. Vi consigliamo di dare un’occhiata a questi due, Naturalmente Stefy di Stefania Rossini e Ecocucina di Lisa Casali, curati da due blogger e autrici di libri di successo, che nell’autoproduzione hanno trovato una ragion di vita e tanta felicità.
Il web è ormai diventato una miniera non solo per il fai-da-te in cucina, ma anche per la produzione casalinga di cosmetici, detersivi, prodotti per la casa, articoli di bigiotteria, giocattoli, arredi ecc. Il tutto all’insegna del non spreco e dell’arte del riciclo. Potrete così imparare a realizzare uno scrub per il corpo in soli 15 minuti a partire da semplici ingredienti naturali quali la menta piperita, il rosmarino, il limone, l’olio extravergine e il sale marino, oppure un gel per il WC con solo un po’ d’acqua, acido citrico, amido di riso, argilla bianca ventilata e olio essenziale di limone (consultate Naturalmente Stefy per i procedimenti). Alla faccia dei costosi prodotti industriali che moltiplicano gli imballaggi e inquinano l’ambiente con le innumerevoli sostanze chimiche contenute. Notevoli sono poi le potenzialità del riciclo per realizzare montagne di giocattoli e i più vari gioielli, che possono rappresentare anche originali e creative idee regalo. Infine, passando agli arredi, possono bastare delle cassette della frutta o una scatola per vini per autoprodurre una libreria o un porta cd e dvd, con solo poco tempo e la riscoperta dell’antica e sempre utile sapienza manuale.
C’è infine un altro settore dell’autoproduzione a cui vorremmo accennare. Quello dell’energia. Citiamo il Manifesto per l’autoproduzione da fonti rinnovabili stilato da Legambiente, dove si legge che: «Oggi è possibile realizzare un grande sviluppo delle fonti rinnovabili, valorizzando appieno i vantaggi di una produzione locale e pulita che questi impianti possono portare al sistema energetico e integrarli con moderne smart grid, sistemi di accumulo, interventi di efficienza energetica. È qui l’interesse del Paese e di tutti i cittadini, ma anche l’unica prospettiva di sviluppo e innovazione che permette di rallentare i cambiamenti climatici, ridurre la povertà e garantire la pace. La rivoluzione energetica iniziata in questi anni con oltre 700 mila impianti distribuiti in Italia e oltre il 38% dei fabbisogni elettrici soddisfatti nel 2014 deve continuare e contribuire a innovare tutti i settori, per creare nuove opportunità e lavoro».
L’obiettivo dichiarato è quello di aiutare gli autoproduttori di energia elettrica e termica per i loro fabbisogni, sostenendo i progetti che permettono a famiglie, condomini, distretti di imprese, aziende, utenze distribuite di ridurre gli approvvigionamenti dalla rete o addirittura diventare indipendenti, mediante moderni impianti da fonti rinnovabili integrati con misure di efficienza energetica. I protagonisti di questo nuovo scenario saranno i prosumer, ossia i produttori-consumatori, che richiedono di mettere in pratica tutte le condizioni per giungere a un sistema energetico distribuito, volto a premiare chi risparmia energia, chi la autoproduce da impianti puliti e chi investe nella gestione delle reti energetiche e nell’accumulo. Si punta a un modello energetico che abbia al centro il territorio, «innovativo, pulito e democratico proprio perché valorizza le differenti risorse locali e trova risposte alle specifiche esigenze con soluzioni integrate che puntano su efficienza e gestione delle reti. E tiene assieme la sfida del clima con quella del lavoro e dell’innovazione».
Secondo il Manifesto i vantaggi sono evidenti, perché attraverso le fonti rinnovabili si possono ridurre i 51 miliardi di bolletta energetica italiana (spesi per importare le fonti fossili), aiutare famiglie e imprese a risparmiare e auto prodursi l’energia elettrica e termica di cui hanno bisogno, nonché ridurre l’inquinamento e le emissioni di gas serra. Una prospettiva che inoltre incentiverebbe il lavoro (in un modello distribuito il baricentro si sposta verso la gestione e manutenzione con vantaggi per i territori) e muoverebbe gli investimenti nel settore ricerca e innovazione, oggi incentrato sui sistemi di accumulo e di gestione dell’energia attraverso smart grid e applicazioni nella mobilità elettrica.
Quest’innovazione energetica richiederebbe quattro provvedimenti principali, esplicati nel Manifesto e qui sintetizzati: 1) spingere l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili da parte dei Comuni; 2) aprire alla produzione e vendita di energia prodotta da fonti rinnovabili da parte di cooperative e imprese a utenze poste nello stesso ambito comunale, 3) muovere l’innovazione energetica nei condomini, 4) semplificare e premiare l’autoproduzione da parte di cittadini e imprese.
Sarà questa la nuova frontiera del fai-da-te casalingo?
Marco Grilli