L’idea nasce da tre donne, tre paesaggiste dello studio di architettura romano A3Paesaggio, Consuelo Fabriani, Livia Ducoli e Cloe Berni, convinte a divulgare sempre di più la biodiversità e la sostenibilità ambientale applicate all’ambito progettuale.
Aiutate dalla botanica Maria Cristina Leonardi vogliono dare vita ad alberi in sostituzione delle tombe e creare quindi un luogo per i morti pensato per i vivi.
Le ceneri poste in urne biodegradabili saranno il sostentamento per alberi che regaleranno alla città ossigeno e aria pulita, aree verdi dove passeggiare e meditare.
Arborvitae
Alberi, pietre e simboli religiosi si trovano nella storia di ogni cultura religiosa, in ogni luogo sacro, e rendono immortali questi posti legandoli alla vita terrena a quella ultraterrena con la natura stessa. La cremazione non è in conflitto con l’idea dell’immortalità dell’anima e con la dottrina cristiana della resurrezione.
Nel resto del mondo la cremazione è una pratica che sta rimpiazzando la sepoltura, in Giappone le persone che scelgono di farsi cremare superano addirittura il 95%.
L’idea di queste tre paesaggiste è quello di creare un parco per commemorare i defunti ma che sia vivibile anche per coloro che restano, un parco sacro e ricco con una struttura adatta ai vivi.
Gli alberi sono una soluzione non invasiva, e a basso costo, riducono l’inquinamento, abbelliscono la città, attutiscono i rumori, e incrementano la qualità della vita.
A Milano è stata avviata una collaborazione con la fondazione Memories, che sta realizzando alla Bovisa “Il giardino del ricordo“, un progetto che coniuga verde urbano, arte e architettura funeraria.
A Roma il parco funerario potrebbe sorgere in un’area di 30 ettari a Chiaravalle, è probabile che il primo progetto partirà in Cile.
Fabiani spiega a “la Repubblica” che: “Dobbiamo lavorare con i privati, perché le Istituzioni in Italia sono ferme alla concezione del cimitero napoleonico, non si rendono conto che il culto dei morti non esiste più in quei luoghi deserti e abbandonati, dove non c’è nemmeno una panchina per sedersi e dove è necessario inumare i cadaveri dopo 10 o 20 anni perché non c’è più spazio, perpetuando così il dolore dei familiari”.
In Cile ogni nuovo nato viene piantato un albero, questo progetto accentuerebbe ancora di più la loro cultura fortemente legata alla natura.
Consuelo Fabriani continua nella spiegazione di come sarebbe un Arborvitae: “Un luogo della memoria e della socialità, dove potranno convivere culti religiosi e spiritualità laiche, nel rispetto e nella comunione del ricordo di chi non è più tra noi”.
Sarebbe un luogo di giunzione tra i vivi e i morti, una sorta di reincarnazione degli spiriti in qualcosa di importante come un albero, un essere vivente quasi eterno, ma che soprattutto viene rispettato ed onorato in qualsiasi cultura e religione, un simbolo come un albero è perfetto per onorare la memoria.
Basti pensare che ci sono alberi millenari, alcuni pini hanno anche 5mila anni! Chiunque vorrebbe sopravvivere nella memoria così a lungo, attraverso l’urna di fibra di legno le ceneri dei defunti verrebbero assorbite dalla pianta e trasformate in linfa vitale, nuovo ossigeno e nuova bellezza.
In un Arborvitae tutti possono trovare sollievo sia i morti che i vivi, ricongiungendosi con i cari attraverso una nuova forma di vita. Ogni albero avrà un disco d’acciaio cor-ten, posto alla base del tronco, con incisi il nome della persona da ricordare e il nome botanico dell’albero, spirito e natura in un unico luogo.
L’aspetto spirituale di un Arborvitae è molto forte, anche quello urbanistico che non porta via spazio e arricchisce le città di aree verdi e quello ecologico perchè un albero migliora l’aria, ma un’aspetto ancora più forte potrebbe essere quello dell’abbattimento delle differenze di etnia e di culto.
L’idea di un parco per conservare le ceneri e dare loro nuova vita ha tre aspetti da tener conto:
Culturale: questa idea racchiude in se la conoscenza e la memoria
Spirituale: l’immortalità degli avi racchiusa nell’immortalità degli alberi
Etico: rispetto della natura e degli altri
Ogni parco avrà dei percorsi ben studiati per coloro che passeggiano in questo posto ricco di sensazioni, ci saranno delle aree dove sostare, dei laghetti, dei passaggi ornati da pergolati; ogni parco avrà al suo interno una vegetazione autoctona e si svilupperà in base a tecniche d’ingegneria naturalistica per il drenaggio e il filtraggio delle acque piovane per essere sufficientemente autonomo e a basso consumo, con pannelli solari per l’illuminazione notturna.
Sostanzialmente l’idea di queste donne è quella di creare un “luogo bello, rassicurante, un luogo vivibile per i vivi che crei continuità tra la vita e la morte (che è parte della vita)”.
Valeria Bonora