L’uva è uno dei frutti autunnali più amati, le sue proprietà sono infinite, ma la cosa più bella è la gioia che accompagna la sua raccolta: la vendemmia.
Giornate di sole ancora caldo accompagnano le feste tra i filari della vite, canti gioiosi, famiglie che si riuniscono, e grappoli d’uva che vengono delicatamente staccati dai rami e posati nelle ceste, bambini con le gambe grondanti di acqua sotto la fonte, in attesa per entrare nei tini dove l’uva viene pigiata, fremono all’idea di sentire gli acini sotto i piedini che dolcemente si insinuano tra le dita e poi schizzano dolce succo fin sulle cosce nude.
L’uva crea magia in queste giornate autunnali che precedono il freddo e infondono malinconia nei cuori, ma si narra che fu proprio da una magia che nacque questo frutto, vediamo cosa narra la leggenda dell’uva.
Si narra che molti anni fa la vite non producesse frutti, era solo una bellissima pianta ornamentale, con riccioli verdi e grandi foglie. Questa pianta cresceva in un piccolo orto, proprio al centro, e si innalzava e allargava più che poteva visto che amava molto il sole; lì in quell’orto riceveva tantissima luce e i suoi rami si allungavano fino a coprirlo quasi interamente. Un giorno il contadino guardò quella pianta e e il suo orto, lei era bella e rigogliosa, ma anche le piantine sotto di lei avevano bisogno del sole per crescere, così decise che era giunto il momento di potare la vite e tagliò i rami più grandi e più lunghi, e vedendo che ancora non bastava sfoltì anche le foglie, eliminando quelle che facevano più ombra al terreno.
Non ci fu giorno più triste per la vite che pianse disperata fino a sera quando un piccolo usignolo si accorse del suo dolore e si posò delicatamente su di essa. L’uccellino decise che doveva fare qualcosa per confortare la povera pianta e così cantò con un cinguettio così dolce che la vite non potè far altro che rasserenarsi.
Le sue lacrime si impregnarono della dolcezza del canto dell’usignolo e rimasero lì, sui rami, come piccole perle. Quando la notte lentamente si dileguò il primo sole avvolse la vite con i suoi raggi tenui e le regalò un piacevole tepore.
Da quel momento una linfa nuova cominciò a scorrere nei rami della pianta e le sue lacrime che erano lì in attesa come perle gettate al vento, si trasformarono in frutti, tanti piccoli dolci acini d’uva sparpagliati sui rami; in quel momento un venticello dispettoso soffiò rapidamente tra i rami e riunì i chicchi d’uva in grappoli, qualcuno più piccolo e qualcuno più grande. Nei giorni successivi il calore del sole fece crescere questi frutti fino a farli maturare e diventare dolcissimi.
Da allora la vite sa che quando i suoi rami vengono potati da lì a poco nasceranno i dolci frutti che noi tutti conosciamo.
Alcune curiosità sull’uva? Per i madrileni è simbolo di buon auspicio e come noi mangiamo le lenticchie a capodanno, loro usano mangiare l’uva; in alcune località si usa mangiare dodici acini d’uva durante gli ultimi dodici secondi dell’anno per augurare buona fortuna; per gli antichi Greci il dio della vite, del vino e dell’ebbrezza era Dioniso, mentre per i romani è il dio Bacco.
Valeria Bonora