La castagna è il simbolo indiscusso dell’autunno. Ci allieta la vista con il suo color marrone, il tatto toccando l’inconfondibile guscio a riccio, l’odorato quando viene arrostita, il gusto quando la mangiamo. Quando iniziano ad essere vendute allora vuol dire che siamo nel pieno dell’autunno, con le sue giornate umide e piovose.
❝C’è un frutto rotondetto,
di farina ne ha un sacchetto,
se lo mangi non si lagna:
questo frutto è la castagna.
La castagna è proprio buona,
è lucente, un po’ birbona:
giù dal riccio schizza via:
se ti coglie, mamma mia!
La castagna in acqua cotta
prende il nome di ballotta;
arrostita e profumata
prende il nome di bruciata.
Se la macini è farina
dolce, fine, leggerina:
se la impasto cosa faccio?
Un fragrante castagnaccio!❞
Filastrocca della castagna
La raccolta delle castagne nella vita di una volta
In passato l’arrivo dell’autunno portava un gran fermento nelle famiglie, durante tutto l’anno ci si impegnava per tenere pulito il sottobosco e dove c’era un castagno il terreno era ripulito dalle erbacce, concimato e falciato con cura. La selva doveva essere a posto per poter raccogliere in autunno le castagne cadute: la raccolta iniziava tra la fine di settembre e la prima settimana di ottobre e continuava fino a novembre; era un lavoro che si faceva in famiglia, a mano, raccogliendole in panieri e ceste di vimini o gerle.
Ogni famiglia raccoglieva le castagne della propria selva, nessuno raccoglieva quelle nelle proprietà altrui, ma dopo l’11 di novembre la raccolta era libera, i boschi venivano messi a disposizione di tutti, anche del bestiame.
La raccolta veniva fatta più volte al giorno, i ragazzi andavano a raccogliere prima di andare a scuola e continuavano al loro ritorno. Oggi le castagne vengono raccolte con l’ausilio di reti soprattutto nei moderni castagneti da frutto intensivi o addirittura attraverso la raccolta meccanica con aspiratrici e raccattatrici.
❝Nevica sulle montagne.
La campagna è sepolta
sotto la nebbia folta.
Bambini è proprio questo
il tempo umido e fresco
delle castagne.
Via, tutti in fila andiamo
con sacchi e con cestelli.
Nel bosco c’è un tappeto
di muschi e di fuscelli.
Un gran volo d’uccelli
passa di valle in valle.
Tra sassi e foglie gialle
cascano da ogni ramo,
sgusciano fuor dai ricci
tante castagne.❞
Filastrocca della castagna
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La castagna è un frutto dalle mille risorse. Si possono consumare bollite o arrosto. Aiutano a combattere la stanchezza autunnale grazie al loro apporto di magnesio e manganese. Sono molto ricche di carboidrati, aminoacidi, sali, vitamine e la farina lavorata può essere usata per produrre un ottimo sostituto del pane integrale, basta solo fare attenzione a non consumarlo con frutta acida, proteine animali, pane, zucchero e vino perché può causare acidità di stomaco e fenomeni di fermentazione. Mangiare ogni tanto una o due castagne crude aiuta a creare degli anticorpi perfetti per proteggere dai malanni stagionali, aiuta a tonificare i muscoli, i nervi e le vene.
Ma come di ogni cosa non si butta via niente e allora l’acqua in cui sono state cotte le castagne è perfetta per risciacquare i capelli dopo lo shampoo e per esaltare i riflessi dei capelli biondi. Se poi si fanno bollire in due litri d’acqua due manciate di foglie e una decina di ricci per venti minuti si ottiene un infuso perfetto per il bagno che usato due volte alla settimana aiuta a rinforzare le ossa e aiuta a curare i reumatismi.
Ci sono anche tante leggende legate alla castagna, leggetele da soli o insieme ai vostri figli: viaggiare con l’immaginazione è una cura per l’anima! Ogni leggenda sembra strampalata ma in realtà vuol farci giungere un qualche significato simbolico: cercatelo tra queste parole…
Prima leggenda del perché le castagne hanno i ricci
Tanto tempo fa le castagne non avevano il riccio ma erano appese ai rami come le mele. Un giorno tre castagne decisero che quell’inverno non volevano soffrire né il caldo né il freddo ed andarono dal castagno più vecchio per farsi dare un consiglio. Arrivate da lui gli chiesero: “Come possiamo fare a non soffrire né il freddo né il caldo?”.
L’albero allora rispose: “Dovete chiamare i ricci del bosco e dire loro di portare gli amici morti”.
Le castagne fecero come aveva detto loro il grande castagno: i ricci portarono gli amici morti, tolsero loro la pelliccia spinosa e la avvolsero sulle castagne. Da quel giorno le castagne ebbero il riccio.
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Seconda leggenda del perché le castagne hanno i ricci
Moltissimi anni fa, in un bosco di montagna, viveva una famiglia di ricci: mamma, papà e i loro piccoli. Accanto ad essi, c’era un enorme albero pieno di castagne.
Ogni giorno, un gruppo di scoiattoli affamati si avvicinava all’albero per mangiarne i frutti. Un bel giorno, la famiglia dei ricci pensò di fare una passeggiata nel bosco. Sentì delle lamentele e si avvicinò curiosa all’albero per vedere chi era.
Salì sopra e rimase sorpresa nel vedere le tristi castagne che si lamentavano, e spiegarono loro degli scoiattoli che le mangiavano. Insieme, escogitarono un bel piano: al momento dell’arrivo degli scoiattoli, le castagne si sarebbero nascoste dentro i ricci.
Così fecero. Da quel giorno, gli scoiattoli si punsero e non vennero più a disturbare le castagne. Ecco perché, ancora oggi, le castagne mantengono il loro riccio per proteggersi dal nemico.
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La leggenda di Sant’Antonio
Centinaia di anni fa, quando c’era molta povertà, a Sant’Antonio, in Val Masino, viveva una povera donna con i figli. Il problema principale era cercare un po’ di cibo per sfamare i suoi bambini. Un brutto giorno, non riuscì a trovare niente; così, vedendo i propri figli patire la fame, non seppe far altro che prendere una pentola, riempirla di sassi e metterla sul fuoco, fingendo che fossero castagne. Mentre l’acqua bolliva, cercò di distrarre i bambini raccontando loro le cose più strane, sperando così di addormentarli facendo loro dimenticare, per quella sera, la cena. La fame, però, aveva continuamente il sopravvento spingendo i bambini a chiedere alla madre se le castagne fossero cotte. Ormai i sassi cuocevano da molto tempo e la donna decise di raccontare la verità ai figli. Prese la pentola dal fuoco e, posandola per terra fece avvicinare i bambini: con grande stupore vide che i sassi si erano tramutati in castagne. Così la poveretta, almeno per quel giorno, riuscì a sfamare i suoi piccoli.
❝Questa è la filastrocca della castagna,
che entra di bocca in bocca dalla montagna.
La castagna non si bagna
quando piove su in montagna;
nel suo riccio imbacuccata
al riparo se ne sta.
Quando poi fa capolino,
il momento è ormai vicino,
la stagione è incominciata
e in un sacco finirà.❞
Filastrocca della castagna
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Leggenda della castagna e della sua apertura a croce
In un piccolo paese di montagna gli abitanti erano molto poveri e non avendo di che mangiare si rivolsero a Dio pregandolo di dar loro qualcosa per sfamarsi. Il buon Dio sentite le loro preghiere diede loro una pianta da cui poter raccogliere frutti nutrienti, il castagno; ma il Diavolo visto quello che Dio aveva fatto, per impedire che la gente potesse raccogliere i frutti, li avvolse in un guscio spinoso. Presi dallo sconforto gli abitanti del piccolo paese ritornarono nuovamente a pregare Dio ed egli sceso in mezzo a loro fece il segno della croce: i gusci spinosi come per miracolo si aprirono, e da quel giorno, quand’è periodo, i frutti di questa pianta si aprono a croce.
❝In un riccio ramato
Per terra cascato
Una bella castagna
Per bacco si lagna.
Non sono ancor pronta
Non mangiarmi, sei tonta?
Aspetta un pochino
Che il gusto è divino.
Sarò caldarrosta fumante
dalla brace alla bocca all’istante
son mondina nel paiolo son fina
senza fretta mia cara bambina!❞
Filastrocca della castagna
Il simbolo del castagno
Oltre alle bellissime leggende legate alla castagna, c’è anche la sua pianta da ricordare e più precisamente un castagno plurimillenario, che si trova nel Parco dell’Etna in territorio del comune di Sant’Alfio, il terreno su cui sorge era proprietà di nobili del luogo e una volta era uso celebrare conviviali e banchetti per ospiti illustri.
L’età stimata di quest’albero va dai due ai quattro mila anni di vita , ed è considerato il più antico d’Europa ed il più grande d’Italia: misura infatti la bellezza di 22 mt di circonferenza per 22 mt d’altezza. Nel 1965 l’albero fu espropriato e dichiarato monumento nazionale.
Anche legata a quest’albero c’è una bella storia da ricordare, si narra infatti, che la Regina Giovanna I d’Aragona con al seguito cento cavalieri e dame, coi loro cavalli, fu sorpresa da un temporale durante una battuta di caccia nelle vicinanze dell’albero e proprio sotto i rami trovò riparo con tutto il numeroso seguito. Il temporale continuò fino a sera, così la regina passò sotto le fronde del castagno la notte in compagnia, si dice, di uno o più amanti fra i cavalieri al suo seguito. Per questo motivo è stato chiamato il castagno dei cento cavalli.
Come si legge nel “Dizionario dei simboli” di Chevalier e Gheerbrant
nell’antica Cina il castagno corrispondeva all’ovest e all’autunno ed era piantato sull’altare del sole orientato verso questo oriente. La tradizione ne ha fatto il simbolo della previdenza, in quanto il suo frutto serve da nutrimento per tutto l’inverno.
Portiamoci queste leggende e questi simboli con noi quando raccogliamo o mangiamo una castagna: nutriamoci anche di poesia, di intuizioni e di creatività!
Per sapere tutto sulle castagne leggetevi il bellissimo e completo articolo di Gina Forrisi, biologa nutrizionista.