Si sa, l’autunno è un po’ magico ovunque, ma in Giappone acquista connotati davvero meravigliosi, i colori si accendono come in nessun altro posto al mondo tanto da sembrare infuocati.
La parola momijigari (紅葉狩), è formata da momiji (紅葉), “foglie rosse” o “albero di acero” e da kari (狩り) che significa “caccia”, ed è la tradizione secolare giapponese proprio della “caccia alle foglie rosse”, a Hokkaidō si chiama kanpūkai (観楓会) che letteralmente può essere tradotto con “andare insieme a vedere le foglie”.
I luoghi più frequentati sono a Nikkō e Kyoto, che diventano quasi luoghi di pellegrinaggio per famiglie, giovani, coppie di innamorati e gruppi di anziani, e tutto per vedere la natura che cambia colore passando dal verde al rosso fino al giallo intenso, regalando tripudi di colore e paesaggi magici.
Luoghi in contrasto con la città tecnologica, rinchiusi tra i grattacieli ci sono piccoli angoli zen con templi legati alla tradizione e che hanno lascito invariato lo scorrere del tempo e la naturale trasformazione del mondo.
Sembra incredibile da pensare ma è una tradizione talmente radicata che ci sono veri e propri bollettini dedicati al momijigari, con le sfumature, le intensità, la durata e sull’evoluzione del “Kouyou” cioè la mutazione dei colori; ogni angolo di magia ha infatti una sua tonalità che varia dal clima che lo ha caratterizzato durante l’anno: per esempio le piogge rendono la caduta delle foglie più lenta e il rosso più intenso grazie all’umidità.
Nella capitale, Tokyo, si può ammirare il momijigari nei parchi o appena fuori dalla città tra boschi, laghi e templi; a Osaka è ancora più facile notare il contrasto, tra i neon delle vie ci si può imbattere in un tempio nascosto tra le vie che regala spettacolari colori autunnali.
Ma come mai in Giappone è così marcato questo fenomeno colorato?
Artefice di questa magia è l’acero palmato (Acer palmatum – Momiji) che è anche il più piccolo tra le svariate specie presenti, il fenomeno della mutazione dei colori dura circa cinquanta giorni e ha inizio nella regione più a Nord, l’Hokkaidō, fino a esaurirsi a Sud, nell’isola di Kyushu.
Durante il momijigari i molteplici templi buddisti aprono al pubblico quegli spazi che rimangono invece chiusi durante l’anno, un po’ come se aprissero un luogo sacro, e rimangono aperti fino a tarda sera con giochi di luce per amplificare la magia dei colori e la passione che i giardinieri giapponesi, provenienti da antiche culture e scuole, mettono nel creare spettacoli degni dei più grandi artisti.
Il momijigari si può dire sia l’altra esplosione della natura, in contrasto con l’Hanami: La spettacolare Fioritura dei Ciliegi della Primavera Giapponese.
Le radici di questa tradizione pare siano legate agli aristocratici giapponesi, i quali nei secoli passati usavano ritrovarsi, nelle giornate autunnali, sotto gli aceri per suonare, cantare o recitare poesie d’amore, il tutto traendo l’ispirazione dalla contemplazione dei colori della pianta.
Fioritura (primavera) e sfioritura (autunno) sono due concetti molto sentiti nella cultura nipponica, legati fra loro come la nascita e la morte, parte entrambi del ciclo della vita di madre natura, il momijigari è considerato un passo necessario da compiere per poter poi riviere la rinascita.
Se vi capita di trovarvi immersi nella natura in questo periodo magico provate a restare in silenzio e ad assaporare i profumi e i colori che vi circondano, troverete una pace interiore, una concentrazione che si può riassumere con la frase di Buddha:
…uno stato di calma e tranquillità , come quando ci si riposa dopo una giornata di duro lavoro…
Valeria Bonora