Le ferite dell’infanzia: quanto ci influenzano, e come curarle
Le “ferite dell’infanzia” sono le più dolorose e difficili da “curare”. Il non essersi sentiti amati, degni di attenzione, capiti, validati, e pensati come individui a sé e di valore, può avere un peso molto importante sulla nostra vita adulta, e causare ferite profonde e indelebili al tempo.
Le conseguenze maggiori saranno la poca autostima, un’incapacità di fidarsi di sé e degli altri, un’incapacità di credere e portare a termine i propri progetti, un senso di scarso valore personale, difficoltà nelle relazioni e molto altro ancora…
Ferite che cicatrizzano con difficoltà, e assumono dentro di noi l’aspetto di veri e propri “crediti non riscossi”. Di cui nel corso della nostra vita spesso cerchiamo invano di rientrare.
E sono molti i modi disfunzionali in cui cerchiamo di farlo. Rischiando purtroppo di “massacrare” la nostra vita presente, sminuendo le nostre reali possibilità e potenzialità, rovinando le nostre relazioni.
Questo avviene se non mettiamo a fuoco un concetto davvero fondamentale, e cioè che non è possibile rientrare di qualcosa che oramai appartiene ad una dimensione passata. Non possiamo tornare ad essere quei bambini, e recuperare nel vero senso del termine quell’amore, quelle cure, quella fiducia, quel senso di sicurezza e validazione che avremmo tanto desiderato ottenere.
Come possiamo “rientrare” di quel qualcosa che abbiamo tanto desiderato 20, 30 …anni fa?
Oggi siamo persone diverse abbiamo anche altre necessità, priorità, e soprattutto le parti in causa sono cambiate. E quelle attuali (il nostro partner, i nostri figli, i nostri amici) anche se volessero aiutarci in tal senso non possono assolvere a tale compito, perché non ne hanno la facoltà. Gli unici ad averla siamo noi.
Siamo noi stessi a dover fare i conti con i nostri bisogni e con le nostre lacune. E spetta solo a noi fare pace con quegli aspetti della nostra esistenza che tanto ci hanno feriti, nessuno potrà farlo al posto nostro.
Un partner non potrà mai colmare quella mancanza di amore e validazione con la quale sono cresciuto. E anche se desiderasse farlo non potrebbe in quanto non ha gli strumenti, e questo non è il suo compito.
Un figlio non potrà mai darmi quella sicurezza e quelle cure che tanto desideravo ma che non ho avuto. E se cercassi in lui tali cure e tale sicurezza finirei con l’invertire i ruoli e col recargli un danno, perché spetta a me genitore dargliene e non viceversa.
In tutto ciò spetterà quindi ad ognuno di noi fare i conti con le proprie mancanze. Evitando di scaricare sull’altro e sulle circostanze esterne, l’amarezza e le limitazioni che tali antiche ferite hanno causato.
E se è vero che non possiamo cercare alcun riscatto nel passato perché non c’è più, è altrettanto vero che possiamo cercarlo ed ottenerlo nel nostro presente. Come?
Creando relazioni gratificanti che consentano di condividere e poter soddisfare i nostri bisogni, ed entrare così in un nuovo circolo virtuoso e funzionale.
Possiamo trovare ogni giorno un possibile riscatto negli occhi e nel comportamento dell’altro. Questo in qualche modo entrando positivamente in relazione con noi può farci sentire validati, amati, riconosciuti come non lo siamo stati prima d’ora.
Ma affinché ciò possa avvenire dipende soprattutto da noi.
Se sono infatti barricato nel mio territorio ed ho alzato un alto muro che mi separa da tutto il resto, o interagisco prevalentemente in modo agonistico leggendo ogni cosa come un possibile pericolo, renderò tutto questo molto difficile. E la vita continuerà a rimandarmi solo continue frustrazioni.
In questo modo continuerò anche se inconsapevolmente a reiterare il mio dolore, la mia mancanza, e a rafforzare il mio senso di inettitudine ed inutilità.
Le nostre ferite possiamo curarle, ma dobbiamo e possiamo farlo solo noi. Abbassando un po’ alla volta il muro che ci separa dal resto del mondo, e spostandoci passo dopo passo verso una modalità più collaborativa. Che consenta davvero di entrare in relazione con l’altro, e alla nostra vita e ai nostri rapporti di funzionare.
A volte tutto ciò riusciremo a farlo autonomamente. Le nostre risorse ci consentiranno di crearci uno spazio nel mondo, in cui stare bene con noi stessi e con gli altri. Ci permetteranno di costruire relazioni adeguate, che ci aiuteranno nonostante tutto a funzionare, ed avere una vita gratificante.
Ma dove ciò non è possibile un buon percorso psicoterapia può sostenerci, e condurci in tale direzione.
La psicoterapia ci aiuta infatti:
– A capire come scavalcare quel muro che per troppo tempo ci ha allontanato da tutto il resto
– Come entrare davvero in relazione con l’altro
– Come imparare a condividere con qualcuno diverso da me
– Apprendere modalità di funzionamento più adeguate che consentano di costruire una vita gratificante
E anche se le ferite del passato non possono essere cancellate, possiamo fare in modo di non crearcene altre con le nostre mani, e di procurarci nel presente ciò di cui abbiamo bisogno.
Perché l’unica vera forma di riscatto possibile è provare a costruire un presente migliore, e non vivere nel passato. Provare a costruire relazioni che funzionano, in cui poterci sentire gratificati come avremmo voluto sentirci allora.
Provare a costruire una realtà presente in cui poterci sentire completi, persone di valore, e questo grazie anche all’altro, in quanto non possiamo farlo da soli.
Questo è un progetto realizzabile, ed ogni giorno lavoro con persone per raggiungere tale importante obiettivo.
Dr.ssa Monia Ferretti Psicologa – Psicoterapeuta
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