La procura di Brescia sembra proprio che non lasci passare nulla a Green Hill, infatti ora vorrebbe contestare agli indagati il reato di animalicidio (articolo 544 bis del codice penale) cioè uccisione di animali senza necessità
GLi indagati in questione sono Ghislaine Rondot, Roberto Bravi e Renzo Graziosi, rispettivamente legale rappresentante di Green Hill 2001, direttore dell’allevamento e veterinario responsabile del canile, già indagati per il reato di maltrattamento di animali.
Come già sapete tutti i cani dell’allevamento sono sotto sequestro probatorio e sono stati affidati a LAV e Legambiente che stanno provvedendo agli affidi.
il Corriere della Sera riporta il sospetto degli inquirenti:”molti beagle allevati per la vivisezione sono stati deliberatamente soppressi perché non erano più idonei allo scopo. (…) Cuccioli uccisi perché affetti da dermatite, un problema risolvibile con adeguate cure e alimentazione idonea, ma che ne pregiudicava l’utilizzo come cavie. Un comportamento che avvalora il sospetto degli inquirenti che i cani non fossero utilizzati esclusivamente per esperimenti nella ricerca scientifica, come sostenuto dall’azienda, ma anche nell’ambito della ricerca cosmetica”.
Dalle fatture, poi, “emergerebbe una fornitura di medicinali (compresi i prodotti per l’eutanasia, che deve comunque rispettare parametri come la minor sofferenza possibile per l’animale) troppo limitata rispetto alle reali necessità.”
Quasi un centinaio di beagle morti e pronti per essere smaltiti sarebbero stati trovati nelle celle frigorifere dell’allevamento di Montichiari: gli accertamenti disposti dai magistrati presso l’Istituto Zooprofilattico della Toscana permetteranno di fare chiarezza sulle cause di morte. Sul caso lavora anche la Guardia di Finanza, impegnata nelle perquisizioni, gli uomini della Digos di Brescia, che dovranno accertare “se il giorno del sequestro ci sia stato un tentativo da parte della casa madre (l’americana Marshall) di modificare il contenuto del sistema informatico con accessi dagli Stati Uniti.”
Addirittura esisterebbe un “manuale degli abusi che spiegava come violare le regole. Molte le norme violate a cominciare da quella che prevede, per esempio, che competa esclusivamente alla figura del veterinario occuparsi di alcuni aspetti della vita o della cura di cuccioli e fattrici.” E ancora, “oltre ai problemi delle cure ordinarie e dei pochi farmaci, emergerebbero anche la cattiva conservazione del cibo, di qualità scadente, e la sala operatoria non a norma.”
Tanti gli aspetti sui quali fare luce e accertarne le responsabilità, tra questi vi è anche il sospetto di qualche illecito da parte di chi doveva operare i controlli sulla struttura: “la Procura vuole capire per quale ragione le ispezioni precedenti, che hanno portato a marzo all’archiviazione dell’inchiesta già aperta in precedenza dopo un esposto delle associazioni animaliste, non abbiano evidenziato alcuna delle anomalie balzate agli occhi degli investigatori durante il recente sequestro probatorio.”
Intanto i beagle sono in salvo, sono ricominciati ieri gli affidi degli ultimi gruppi di cani da parte della LAV di Legambiente e del corpo forestale.