Mai soprannome fu più adatto e corrispondente al vero, si perché quest’uomo, questo medico, questo ginecologo congolese, dedica la sua vita a curare le donne che hanno subito violenze e maltrattamenti, in 14 anni ha assistito circa 40.000 donne che avevano subito violenza.
Denis Mukwege ha vinto il premio Sakharov, assegnato ogni anno dal parlamento europeo per la libertà di espressione.
Denis Mukuwege e il premio Sakharov: ecco perchè!
Quest’uomo dal cuore grande e assolutamente degno del giuramento di Ippocrate, a Bukavu, nella Repubblica Democratica del Congo, ha fondato e gestisce l’ospedale Panzi dove si dedica alle donne vittime di violenza e di gravi problemi ginecologici, dove nonostante le minacce ricevute e l’attentato subito che ora lo costringono a vivere all’interno dell’ospedale sotto sorveglianza, continua a denunciare gli aggressori e tutelare le vittime di violenza.
Quella di Denis Mukwege è una battaglia senza fine, contro il silenzio delle autorità, il silenzio ingiustificato, vergognoso di chi sta al potere, di chi preferisce calare un velo pietoso su tutta la situazione per non perdere la faccia, per non denunciare, perché i controllori e i controllati sono, come spesso accade, le stesse persone.
In sedici anni più di cinquantamila le donne stuprate, torturate, costrette ad abortire a seguito della violenza, contagiate dall’HIV, tantissime tra loro quelle che non potranno più avere figli a causa dello stupro subito. Moltissime quelle che non si riprenderanno mai.
Un orrore annunciato, conosciuto, che nessuno riesce a fermare. Lui, “l’uomo che ripara le donne” continua imperterrito, ma dov’è l’appoggio della comunità internazionale? dove l’intervento delle Nazioni Unite? Dove il doveroso bombardamento mediatico?
La violenza in Congo è una piaga sociale, non è percepita come un crimine, ma quasi come la norma, un modo diverso di avere rapporti intimi. Un rapporto non consenziente non è un’ opzione possibile, non può, non deve essere un’opzione prevista. E’ una delle maggiori forme di violazione dell’altro, è un omicidio dell’anima, un crimine a cui, ancora, in nessuna parte del mondo si dà la dovuta importanza.
Un uomo, che si definisca tale non deve poter tollerare che un altro uomo compia un atto simile, uno schiaffo alla vita. Attraverso la violenza, l’atto della riproduzione, ciò che dovrebbe essere quanto di più rispettato al mondo diventa quanto di più tragico al mondo.
Mukwege ha ricevuto vari riconoscimenti, tra cui il premio Human rights delle Nazioni Unite nel 2008 e il premio internazionale Primo Levi 2014 e in ogni conferenza, durante ogni intervista ha continuato ad appellarsi alle autorità locali e internazionali affinché vadano in suo aiuto, affinché la gravità di tutto questo sia compresa e si agisca.