L’equinozio d’autunno cade ogni anno a fine Settembre (quest’anno esattamente il 22 settembre alle ore 14 e 43) ed è un momento di passaggio molto particolare: gli antichi credevano in un suo valore magico ed erano convinti che durante questo momento vi era la possibilità di prendere ispirazione e forza dai propri sogni notturni.
Un periodo denso di significato e di simboli dove la natura si tinge di colori caldi e profondi, dal giallo al rosso, dove le foglie cadono dagli alberi ricoprendo il tutto di un colorato tappeto scricchiolante: è il momento di lasciare andare il vecchio e di fare spazio al cambiamento.
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L’autunno è talmente innamorato dei tramonti da dipingerne uno su ogni singola foglia.
(Massimo Lo Pilato)
Significato simbolico dell’equinozio d’autunno
In questo particolare giorno dell’anno il giorno e la notte sono di uguale durata, il Sole si trova allo zenit dell’equatore durante la rivoluzione terrestre e fa si che i raggi arrivino perpendicolari all’asse di rotazione della Terra.
Nell’emisfero boreale l’equinozio d’autunno segna la fine dell’estate e da il via a quel periodo dell’anno che per molti è un periodo di riposo. Un periodo in cui la natura si spegne, si addormenta e lo spirito dell’uomo si risveglia, illumina il mondo che si sta preparando all’oscurità. Ci sono moltissimi riti legati all’equinozio, tutti per rendere grazie alla stagione passata e per ingraziarsi quella che sta per arrivare nella speranza che sia mite e temperata.
Un periodo di somme da tirare, di conti da chiudere e di valutazioni riguardo alla conclusione del ciclo produttivo e riproduttivo della natura. In agricoltura si concludono i raccolti, si vendemmia l’uva, si attendono le lunghe notti invernali.
In autunno cadono tutte le cose fragili. Battute dal vento, per un attimo, sembrano danzare.
Mentre di nascosto l’inverno fa già l’amore con i rami spogli, respirando piano.
(Fabrizio Caramagna)
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Nel mondo dei rituali festivi, l’equinozio d’autunno è festeggiato col nome di Mabon, rappresentato come il dio della vegetazione e dei raccolti. Mabon fu rapito tre notti dopo la sua nascita e fu liberato molti anni dopo da Re Artù e i suoi cavalieri.
Nello stesso modo i racconti celtici parlano del rapimento greco di Persefone che regola i cicli vitali della terra. Questo simbolismo indica una sorta di “conservazione”, un rito di protezione dei doni della terra che vengono tenuti al sicuro per poi essere sacrificati per una nuova vita. Durante l’assenza di Persefone, infatti, sua Madre Demetra impedisce alle piante di germogliare.
In questo periodo si scelgono e si preparano i semi che daranno vita ai nuovi raccolti in Primavera, i semi saranno essiccati e conservati al buio e al fresco. Durante l’equinozio si deve lasciare andare il passato, si deve concludere ciò che è stato, e come in natura si accettano i frutti, così nella spiritualità dell’uomo si accetta di aver raccolto quello che si è seminato.
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Un insegnamento che arriva direttamente da Mabon è quello di imparare a godere di ciò che si ha anziché lamentarsi per ciò che manca.
Nella tradizione cristiana l’equinozio di Settembre è legato a San Michele, l’Arcangelo al quale si affida la lotta contro le forze del male. La sua spada oltre a trafiggere il drago simboleggia anche lo squarcio del buio, una spada che porta la luce. San Michele viene rappresentato con una bilancia che è il segno zodiacale nel quale entra l’equinozio.
L’equinozio è un passaggio tra le stagioni, dalla primavera, attraverso l’estate, dall’autunno fino all’inverno, un po’ come le fasi della vita, nascita, crescita, sviluppo e ritorno alla Terra, un eterno ciclo di vita.
L’autunno è un periodo di quiete della natura, che si riposa, si prepara per il letargo e per il freddo, è un periodo in cui l’uomo dovrebbe prendere coscienza di se stesso, prendersi delle pause, mettere da parte le cose buone passate durante la stagione vitale dell’anno, regalarsi un po’ d’amore, una vacanza, un viaggio e cercare di far scoccare la scintilla della vita, la luce che riesce ad illuminare il buio.
Tornerà l’autunno, quello vero. La tazza di tè fumante, l’odore di castagne, le foglie stanche della stanchezza giusta, i compiti dei figli da finire, le malinconie che tornano da chissà dove e io che infilo un cappotto e vado a chiedere al cielo come sta.
(Fabrizio Caramagna)