Avete mai sentito parlare di lana d’angora? Utilizzata per la realizzazione di vari indumenti tra cappotti, maglioni e biancheria intima, viene ricavata da una razza di conigli che, dolcissimi e ricoperti di morbido pelo, già da tempo hanno attirato purtroppo su di sé l’attenzione di chi si occupa di abbigliamento.
Se all’inizio i conigli subivano solo una sorta di tosatura che non comportava particolari sofferenze se non la mortificazione di essere privati di una parte di sé, adesso, per rendere più pregiato il prodotto, è necessaria anche la parte più profonda del pelo.Solo una tecnica permette di recuperare tutto il pelo nella sua interezza, tecnica barbara ma necessaria al guadagno delle case produttrici, strappare il pelo al coniglio che, impossibilitato a muoversi, disperato emette urla strazianti mentre con violenza disumana viene privato del bianco candido che lo ricopre diventando un pezzo di carne viva e deturpata, rinchiuso al termine della raccolta in gabbia in attesa della ricrescita del pelo che sarà al più presto nuovamente strappato con noncuranza.
Non sempre i conigli sopravvivono al trattamento e, se troppo malridotti, vengono uccisi al termine del lavoro; chi sopravvive invece, rimesso in gabbia, tremante, accecato dal dolore e ovviamente sconvolto, modifica il proprio comportamento assumendo atteggiamenti che in natura non gli apparterrebbero e che richiamano chiaramente paura.
La continua crescita del mercato ha provocato l’innalzamento della domanda al punto che questo prodotto, considerato pregiato per tanti anni, è possibile ora trovarlo anche nelle più comuni catene di abbigliamento che commercializzano principalmente capi provenienti dalla Cina.
È, quindi, aumentato il numero degli allevamenti di dimensioni sempre più imponenti, ma non è possibile affermare lo stesso delle leggi che regolamentano questa produzione; queste infatti sono rimaste immutate e nulla protegge i poveri animali dai metodi utilizzati che sembrano infatti essere, agli occhi delle autorità, impeccabili e niente viene fatto per rendere tutto più umano e indolore.
Perchè non cominciamo a chiederci da dove arriva quello che ogni giorno vediamo e tocchiamo con le nostre mani? Basta leggere l’etichetta! Bei vestiti che indossiamo con vanità e dei quali ammiriamo il taglio impeccabile e il tessuto morbido e raffinato, e se per noi è semplicemente raffinato, per il coniglio vittima del mercato era vitale.
Credo sia scontato il fatto che chi acquista questo prodotto non è a conoscenza del processo avvenuto perché, in caso contrario, mi è difficile credere che così tanta gente riesca a non preoccuparsi di esseri viventi torturati solo per maggiori guadagni.
Forse il problema è più semplice di quanto sembri perché vivere in una società come la nostra spesso non può lasciare spazio all’empatia che, pur lottando per venire fuori, viene sempre oscurata dagli interessi del mercato che non può permettersi di rallentare ma sfrutta tutto ciò che incontra nella corsa per la conquista del mondo.
Associazioni animaliste sono impegnate adesso per fermare questa crudeltà legata alla lana d’angora ma hanno bisogno dell’aiuto di tutti coloro che hanno deciso di dare ascolto a quel po’ di empatia che è ancora in ognuno di noi.
Già le prime indagini e alcune testimonianze da brivido tra video e immagini hanno costretto grandi colossi ad eliminare gran parte dei capi prodotti con la lana d’angora, ma è solo una piccola conquista perché a fare un passo indietro dovrebbero essere prima di tutto i veri produttori quindi proprio gli allevamenti e solo in un secondo momento sarà possibile far sparire dalle vetrine dei negozi ogni genere di vestito e accessorio che sia il risultato di questo incredibile commercio.
Ecco il link nel quale, grazie ad un video, è possibile vedere tutto questo e dove potete firmare una petizione per fermare questa violenza:
La verità che nasconde l’industria della lana d’angora
Potete approfondire l’argomento tramite questa nostra riflessione —-> Conigli allevati per la pelliccia