Pablo Neruda, al secolo Ricardo Eliezer Neftalí Reyes Basoalto fu un grande poeta, forse il più grande del XX secolo, oltre che ad un diplomatico e politico cileno. Neruda nacque a Parral, in Cile, il 12 luglio del 1904, e fu considerato uno degli scrittori più rappresentativi della letteratura occidentale, tanto da essere insignito del Premio Nobel per la letteratura ne 1971.
Al’età di 23 anni la sua povertà lo portò ad accettare il lavoro di console onorario in Birmania, oltre al quale seguirono diversi incarichi diplomatici come a Buenos Aires e Spagna dove ricoprì la carica di console a Madrid. Durante questi lunghi viaggi e spostamenti Neruda non perse occasione per scrivere poesie, anche influenzate dalle varie culture e correnti artistiche come il surrealismo, tipico dei suoi primi anni.
Neruda si sposò con l’olandese Maryka Antonieta Hagenaar Vogelzang dalla quale ebbe un’unica figlia, che purtroppo morì di encefalite all’età di 8 anni, quando lui, ormai sposato con un’altra donna, l’argentina Dalia del Carril, si trovava impegnato nel lavoro di Console Generale a Città del Messico.
Pablo Neruda abbracciava l’idea politica del Comunismo, sia grazie alla seconda moglie che lo indirizzò verso il Marxismo, sia per l’odio smodato che provava per il fascismo, soprattutto per i soprusi che vide durante la Guerra Civile Spagnola.
❝Che hai, che abbiamo,
che ci accade?
Ahi il nostro amore è una corda dura
che ci lega ferendoci
e se vogliamo
uscire dalla nostra ferita,
separarci,
ci stringe un nuovo nodo e ci condanna
a dissanguarci e a bruciarci insieme.❞
Tratto da L’amore, ne I versi del capitano
Al rientro in Cile, Neruda divenne senatore e sostenne con entusiasmo la candidatura a presidente di Gabriel González Videla, il quale però una volta al potere cambiò rotta e culminò con la repressione dei lavoratori delle miniere in sciopero e la loro incarcerazione.
Pablo Neruda: la fuga e l’esilio
Pablo Neruda divenne così un fuggitivo, il presidente Videla ordinò il suo arresto. Passò 13 mesi in fuga, e nel frattempo il Partito Comunista Cileno venne dichiarato fuorilegge e tutte le cariche destituite.
Neruda riuscì a fuggire attraverso le Ande fino in Argentina, dove rimase in esilio per 3 anni, dal ’48 al ’52, durante i quali viaggiò molto fino in Cina e Russia passando per Parigi e Capri.
Quando Videla venne destituito, il nuovo presidente Salvador Allende, volle che Pablo Neruda tornasse in Cile, cosa che fece e che portò lo scrittore a prendere posizione contro gli Stati Uniti durante la crisi dei missili di Cuba e la guerra del Vietnam.
Lavorò ancora una volta a Parigi come diplomatico prima di ricevere il premio Nobel nel ’71 e di rientrare definitivamente in Cile dove, dopo la morte di Allende, assistette al colpo di stato del dittatore democratico Pinochet. Ai militari golpisti che opprimevano il poeta lui rispose: «Guardatevi in giro, c’è una sola forma di pericolo per voi qui: la poesia»
❝Non t’amo come se fossi rosa di sale, topazio
o freccia di garofani che propagano il fuoco:
t’amo come si amano certe cose oscure,
segretamente, tra l’ombra e l’anima.
T’amo come la pianta che non fiorisce e reca
dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori;
grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
il concentrato aroma che ascese dalla terra.
T’amo senza sapere come, né quando, né da dove,
t’amo direttamente senza problemi né orgoglio:
così ti amo perché non so amare altrimenti
che così, in questo modo in cui non sono e non sei,
così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.❞
XVII sonetto da Cento sonetti d’amore
Pablo Neruda morì a Santiago il 23 settembre 1973 per un presunto un cancro alla prostata, anche se voci più che fondate parlano di assassinio.
La sua poesia è un chiaro atto di ribellione contro il conformismo letterario dei modernisti, è una poesia sanguigna, passionale, è neoromantica, Neruda è l’interprete assoluto della realtà. La poesia di Neruda si avvicina alla morte, quasi a volerne essere un inno, che crea un contrasto tra luci e ombre, tale da rendere la morte vicina alla vita.
❝Se saprai starmi vicino,
e potremo essere diversi,
se il sole illuminerà entrambi
senza che le nostre ombre si sovrappongano,
se riusciremo ad essere “noi” in mezzo al mondo
e insieme al mondo, piangere, ridere, vivere.
Se ogni giorno sarà scoprire quello che siamo
e non il ricordo di come eravamo,
se sapremo darci l’un l’altro
senza sapere chi sarà il primo e chi l’ultimo
se il tuo corpo canterà con il mio perché insieme è gioia…
Allora sarà amore
e non sarà stato vano aspettarsi tanto.❞