Animalismo
Primo piano

Lo zoo di animali imbalsamati

Di Valeria Bonora - 25 Aprile 2012

Nel 1999 una direttiva recepita da tutti gli Stati membri, dichiarava che si rafforzassero i ruoli degli zoo nella conservazione della biodiversità attraverso regole e standard per assicurare il benessere, la cura e la salute delle specie ospitate. Purtroppo da un’indagine effettuata in 20 paesi europei dalla fondazione Born Free, fa presente che nei giardini zoologici non si fa abbastanza per garantire il benessere e la conservazione degli animali, «molti animali – sostiene Daniel Turner di Born Free – stanno soffrendo inutilmente, e senza assistenza da parte della Comunità europea i problemi vergognosi che abbiamo riscontrato sono destinati a continuare»
Ma uscendo dall’Europa le cose non migliorano affatto anzi, nella struttura decadente di Khan Younis, nella striscia di Gaza, gli animali che muoiono vengono imbalsamati con tecniche di tassidermia primitive recuperate da internet.

E’ di Mercoledì 18 aprile 2012 la foto dove il palestinese proprietario dello zoo, Mohammed Awaida, tiene in mano una scimmia mummificata.
E visto che le condizioni igieniche e le misure di conservazione sono davvero precarie, è facile trovare sciami di mosche ronzare intorno agli animali malamente imbalsamati, oppure trovare gli stessi mutilati o spelacchiati. L’idea di imbalsamare gli animali è venuta dopo l’offensiva del 2007 quando a causa dell’impossibilità di raggiungere lo zoo molti degli animali sono morti di fame, o uccisi da proiettili vaganti.
Ma purtroppo la cosa grave è il degrado in cui versano anche gli animali vivi tra cui struzzi, scimmie, tartarughe, cervi, un lama, un leone e una tigre. Se si ammalano per curarli bisogna telefonare ai veterinari dello zoo in Egitto.
«Il South Forest Park è stato aperto solo per salvare un certo numero di animali dall’offensiva militare israeliana contro Hamas – racconta Mohammed Awaida – . Ma quando sono iniziati gli scontri, raggiungere lo zoo è diventato impossibile e molti animali sono morti di abbandono e di fame. Da lì è nata l’idea di imbalsamarli. Abbiamo imparato dal web il metodo ma i soldi sono pochi e mantenere il parco in buone condizioni è difficile».
 
 

 




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