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Vandana Shiva: no all'agroindustria, sì alla difesa della biodiversità e delle tradizioni agricole

Di Daniela Bella - 2 Maggio 2014

No al genocidio delle tradizioni alimentari e culturali. Sì alla difesa della biodiversità.

Possiamo dire che è questo lo slogan della cosiddetta “Carovana dei custodi dei semi“, un’iniziativa promossa da 26 associazioni di contadini di tutto il pianeta guidati dall’ambientalista indiana Vandana Shiva, che piano piano sta attraversano l’Europa per sostenere la difesa dei semi tradizionali in agricoltura.

Oggi l’agricoltura intensiva, grazie all’impiego delle nuove tecnologie e delle nuove tecniche, nonchè dei nuovi macchinari sofisticati, rende più rapidi i processi di lavorazione.

Oggi i tre quarti dei semi utilizzati in agricoltura provengono dall’agroindustria: un consistente passaggio di ricchezza dal settore agricolo a quello industriale.

L’agricoltura intensiva, quando non fa uso di semi di piante geneticamente modificate, impiega solo una ridotta quantità di semi che assicurano il maggior rendimento agricolo e, di conseguenza, anche il maggior profitto.

Questo comportamento, imposto dalle grandi multinazionali, però, nuoce gravemente all’ambiente e alla normale sopravvivenza della sua biodiversità, che troverebbe invece maggior guadagno dalla conservazione di tutte le specie naturali e dei loro semi, tradizionali, gratuiti e ricchi di sapori antichi.

Il movimento dei custodi dei semi, radicato nelle comunità più povere del pianeta, vuole dunque abbattere il monopolio costituito dall’agroindustria.

Nella storia dell’agricoltura circa 10 mila specie vegetali sono state utilizzate per produrre cibo per gli uomini o per gli animali addomesticati. Oggi questa ricchezza si è prosciugata: 150 colture nutrono la maggior parte della popolazione mondiale. E di queste 12 (soprattutto riso, frumento, mais e patate) garantiscono l’80% del cibo di origine vegetale.

E questo impoverimento del patrimonio genetico potrebbe costarci caro in tempi di mutamento climatico, con un bisogno crescente di piante capaci di sopportare situazioni di stress idrico.

Tra le associazioni agricole per la raccolta, la conservazione e la distribuzione dei semi tradizionali che fanno parte della carovana dei custodi dei semi c’è anche Peliti, acui aderiscono più di 220 agricoltori greci che distribuiscono gratuitamente i loro semi.

Panagioti Sainatoudi, il suo fondatore, ha ricordato come fino a 50 anni fa in Grecia si coltivavano 500 varietà di semi, mentre adesso solo 20.

Maria Grazia Mammuccini, vicepresidente di Navdanya International (l’associazione fondata da Vandana Shiva) e di Aiab, invece, fa sapere:

“La normativa dell’Unione europea in questo settore va rivista perchè permette di comprare e vendere solo i semi che si conformano alle logiche del modello industriale. Nel registro nazionale varietà possono essere inserite unicamente le varietà distinte, uniformi e stabili. Quindi, per definizione, le varietà locali non sono ammesse: quello che per la natura è essenziale, cioè la diversità e l’adattabilità, per la legge è vietato. Se vogliamo difendere la nostra sicurezza alimentare bisogna inserire il principio della proprietà collettiva delle varietà locali…”

Questo movimento, lo ricordiamo, con le proprie tappe vuole invece scambiare e non vendere le varietà di semi agli agricoltori, così da salvare i semi tradizionali e quindi le qualità agricole locali, per arginare la monocoltura industriale dei semi.

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