Ho conosciuto Francesca e Marco quasi per caso grazie alla piattaforma Destinazione Umana che diffonde un modo diverso di viaggiare. La piattaforma ci ha messo in contatto e dopo poche settimane sono stata loro ospite.
Il loro agriturismo Il Filo di Paglia è quasi in mezzo ad un bosco. Mi sono svegliata la mattina con la luce del giorno e il verde della montagna di fronte, le galline che cantavano ed il caldo della stufa a legna, che riscaldava l’anima immersi in quelle pareti di terra viva. E’ un luogo magico dove davvero riesci a sentirti in armonia con la natura.
Si respira un’aria rilassante, pacata come se si entrasse in un altro mondo e in un’altra dimensione, si ha la possibilità di staccare la spina dalla modernità senza perdere i confort che la vita odierna ci ha regalato.
Si mangiano i prodotti appena raccolti nell’orto biologico realizzato da Marco e Francesca, il pane fatto con pasta madre nella stufa a legna, le loro marmellate autoprodotte… insomma un luogo incantato!
Prima però di essere un luogo cosi magico Francesca e Marco hanno dovuto scontrarsi con una realtà del tutto italiana non di certo serena e piacevole…
Ecco le parole di Francesca.
“Questo progetto ha visto il suo primo germogliare quando ancora studiavo all’Istituto Statale d’Arte di Chiavari. Ho passato infatti tutti e 5 gli anni a disegnare la casa dei miei sogni, senza avere, all’epoca, ne’ i soldi ne’ la persona con cui realizzare il progetto. Poi, a 19 anni ho incontrato l’uomo della mia vita, Marco, e da lì il sogno ha iniziato a metter radici poiche’ il desiderio di vivere al più presto in campagna era di entrambi.
Fu così che iniziammo ad andare, insieme a mio papa’, tutte le settimane nella casa di campagna, a Pavareto, dove possedevo la casa del nonno e cominciammo a ripulire i terreni.
Dopo due anni e mezzo ci sposammo e ci facemmo la promessa solenne di andare a vivere a Pavareto entro 10 anni.
La vita ci vedeva impegnati altrove. Arrivo’ il primo figlio e dopo due anni il secondo.
Ma noi amavamo quel luogo e continuavamo a viverlo come meglio riuscivamo… anche se solo un giorno la settimana.
Dopo precedenti esperienze lavorative differenti (Marco Chef ed io antiquaria) ci chiesero di vendere il ristorante che avevamo da 10 anni e con il quale avevamo vissuto grandi sacrifici. Vendere tutto e rimetterci in gioco? Io avevo il terzo figlio di un anno e mezzo e l’idea di cominciare a fare solo la mamma… mi stuzzico’!
L’idea della casa di paglia, nacque da un articolo di AAM Terra Nuova, rivista ecologica a cui siamo abbonati da tantissimi anni. Dopo aver letto l’articolo della prima casa di paglia italiana e aver comprato il libro, decidemmo di andare a Pramaggiore a visitare quella casa e lì il colpo di fulmine!
Nella vecchia casa del nonno non avremmo potuto avviare l’agriturismo, per errori notarili degli anni 50. E se edificio nuovo avremmo dovuto costruire, almeno che fosse col minor impatto ambientale possibile.
Sinceramente difficolta’ edilizie nel progettare e realizzare questo edificio non ne abbiamo trovate.
Il nostro tecnico, pur perplesso, telefono’ in Regione e seppe subito che se il progetto fosse supportato da una struttura antisismica a norma di legge e fosse stato intonacato non avrebbe subito contrasti di alcun tipo.
Le difficolta’ le iniziammo ad avere quando iniziammo a cercare le persone per collaborare alla realizzazione.
L’incontro con una neonata impresa edile, presento’ prima ancora di partire delle dinamiche sospette, ma il desiderio di proseguire era troppo forte per rinunciare.
Chi poso’ la struttura, chi promise di concludere lo scheletro e il tetto in 20 giorni e ne impiego’ 90…. e la Cooperativa, promise di arrivare in sette mesi a tetto con la casa completamente intonacata, ed invece a sette mesi avevamo ancora da finire il tamponamento e ovviamente da fare tutti gli intonaci.
Gli impiantisti ( idraulici ed elettricisti) ci hanno fatto tribolare, per le tempistiche dilatate e per l’aria di sufficienza e ironia con cui eseguivano i lavori.
Non avevamo avuto modo di selezionare persone felici e soddisfatte di fare un impianto nella prima casa di paglia della Liguria! Io lo sarei stata!
Per loro era solo qualcosa di strano e più impegnativo da fare.
Nel nostro caso, siamo stati molto soli nel prendere le decisioni e nell’assumerci ogni responsabilita’. La gente non aveva esperienza e le situazioni andavano risolte sulla base delle sensazioni, poiche’ non c’era esperienza intorno a noi.
Invece, con altri due giovani muratori che hanno collaborato con noi, negli intonaci e nella posa dei pavimenti si è condiviso la gioia di vivere un’esperienza unica e la gioia di riscoprire e utilizzare tecniche antiche e durature, utilizzando materiali completamente naturali.
L’unica cosa che forse cambieremmo col “senno di poi” sono gli intonaci interni. Utilizzeremmo la calce naturale, anziche’ la terra cruda per avere un supporto molto più resistente, pur mantenendo molti dei benefici che offre la terra.
Per il resto non cambieremmo una virgola!!! Siamo veramente soddisfatti e orgogliosi!
Progetti futuri?
Migliorare la gestione dell’azienda.
A maggio ospiteremo e frequenteremo un modulo completo di progettazione in permacoltura con la consapevolezza di imparare a riorganizzare energeticamente (energie mentali, fisiche, rinnovabili e non rinnovabili) in modo migliore l’azienda nel suo insieme.
Vorremmo pian piano organizzare corsi per reimparare i vecchi mestieri per contribuire al recupero di vecchi saperi a rischio d’estinzione e organizzare iniziative e incontri su tutto cio’ che è legato al mondo del naturale: dall’alimentazione, all’edilizia, dall’agricoltura alle medicine alternative, fino alle energie rinnovabili all’interno della nostra azienda, ma cercando di espanderlo a tutta la Val di Vara, gia’ Biodistretto con il 50 % della superficie certificata biologica”.
Ecco tutti i video che raccontano di questo bellissimo progetto —> Romanzo familiare
Stefania Rossini