Lo scorso 2 Marzo ci ha lasciato all’età di 92 anni una delle più grandi e importanti figure del panorama culturale italiano: stiamo parlando di Mario Lodi, pedagogista, scrittore e insegnante.
Le sue metodologie educative furono inizialmente ispirate da quelle di Célestin Freinet, tanto da diventare esponente del Movimento di Cooperazione Educativa.
La vita di Mario Lodi, inoltre, ha interpretato culturalmente la ricostruzione dell’Italia sulla pedagogia e sul mondo della scuola e dei bambini attraverso un impegno concreto e quotidiano.
In questo contatto quotidiano con i bambini, con la loro osservazione partecipe, Lodi ha ridisegnato il valore educativo della scuola, cambiandone aspetti e metodologie.
Ricordiamo le sue parole, scritte nel 1951, tratte da “C’è speranza se questo accade al Vho“:
“Gli alunni sono sovente distratti, non si interessano alle lezioni che preparo scrupolosamente, ‘dimentican’ di fare firmare ai genitori le osservazioni sul comportamento, ‘dimenticano’ persino di acquistare i quaderni. In compenso tengono in classe una disciplina passiva che mi sgomenta: fermi come statue, coi cervelli inerti, spesso non restituiscono nemmeno il sorriso. Forse hanno paura di me, perché quando voglio conversare con loro nei momenti di ricreazione, esaurite le notiziole superficiali, si chiudono in un gelido silenzio che non riesco a rompere. Indubbiamente per questi ragazzi la scuola è sacrificio; il loro comportamento passivo lo dimostra. Ma qual è la causa? È facile attribuirla alla scarsa volontà e al carattere dei ragazzi; e se fosse altrove, ad esempio nell’organizzazione della scuola stessa? Tanto nella società come nella scuola credo non ci possano essere che due modi di vivere: o la sottomissione a un capo non eletto, oppure un sistema in cui la libertà di ognuno sia rispettata, condizionata solo dalle necessità di tutti. Il paternalismo, nella società degli adulti come nella scuola, non è che una forma insidiosa dell’autoritarismo che concede una finta libertà. Se la scuola non deve soltanto istruire, ma anche e soprattutto educare, formando cioè il cittadino capace di inserirsi nella società col diritto di esporre le proprie idee e col dovere di ascoltare le opinioni degli altri, questa scuola fondata sull’autorità del maestro e la sottomissione dello scolaro non assolve al suo compito perché è staccata dalla vita.
Ma come cambiare le cose? Con quali mezzi?”
Del suo lavoro fece la sua vita. Il suo impegno cuturale e civile inizia negli anni immediatamente successivi alla Seconda Guerra Mondiale ed è proseguito fino alla fine del 2013 attraverso l’Associazione culturale “Casa delle Arti e del Gioco“, con l’obiettivo di costruire un centro studi e ricerche sui problemi dell’età evolutiva, sui processi di sviluppo della conoscenza e della cultura del bambino, con relativa produzione di documentazione bibliografica, iconografica, audiovisiva, multimediale.
Lodi, inoltre, attaccò la tv, da lui considerata cattiva educatrice, raccogliendo firme e muovendo gente, e si è battuto in ogni modo per preservare i diritti di ogni bambino.
Lodi è diventato celebre anche per alcune opere di narrativa, scritti con i suoi studenti, il più famoso di tutti è senza dubbio “Cipì“.
Chi ha avuto l’onore di averlo come maestro può ritenersi davvero soddisfatto e fortunato. Noi altri, invece, non possiamo che ricordarlo ricolmi di ammirazione e di rispetto, ringraziandolo per il suo impegno e per i suoi grandi insegnamenti.
Diverse le attestazioni di stima e cordoglio anche da parte del mondo delle istituzioni. Ne citiamo qualcuna.
Il messaggio di Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica, inviato alla famiglia di Lodi:
“Ho appreso con tristezza la notizia della scomparsa di Mario Lodi, pedagogista, scrittore, maestro nell’accompagnare generazioni di bambini italiani verso una crescita individuale e comune arricchendo la scuola con il suo fine senso critico. Sotto l’impulso degli sforzi che caratterizzarono la ricostruzione dopo la Seconda guerra mondiale, l’opera di Lodi ha contribuito all’alfabetizzazione di un Paese gravato da arretratezze divenuto via via uno dei principali Stati industrializzati. Mario Lodi ha offerto per decenni il suo peculiare contributo al progresso civile dell’Italia mettendo a frutto la freschezza che le giovani generazioni, a partire dai piu’ piccoli, possono esprimere. Mi associo in questo spirito al dolore dei suoi famigliari e al cordoglio del mondo della scuola…”
Il cordoglio espresso da Matteo Renzi, Presidente del Consiglio, alla famiglia di Lodi:
“Straordinaria l’attività spesa nel campo dell’istruzione e della scuola, che lo ha reso uno di quei piccoli maestri che ha fatto grande il nostro Paese…”
Il commento di Giacomo Guerrera, Presidente dell’Unicef Italia, sulla morte di Lodi:
“Vorrei esprimere, a nome dell’Unicef Italia, grande commozione e dolore per la scomparsa del maestro Mario Lodi. Importante è stato il suo contributo, il suo impegno per tanti bambini negli ultimi decenni. Ai familiari e ai suoi collaboratori le più sentite condoglianze e la nostra vicinanza…”
Il commento di Roberto Maroni, Presidente di Regione Lombaria, e Cristina Cappellini, assessore regionale alle Culture, Identità e Autonomie di Regione Lombardia, sulla morte di Lodi:
“Mario Lodi è stato un vero Maestro, che ha dedicato l’intera vita all’insegnamento, consapevole del valore della scuola e dell’istruzione. Ci ha lasciati un grande Cremonese, un uomo che ha dedicato la propria vita alla cultura per i più piccoli, con un impegno concreto e costante. Le più sentite condoglianze alla famiglia…”
La sua famiglia, gli amici e i collaboratori ora, come lui stesso auspicava, andranno avanti con un impegno collettivo per promuovere la formazione degli insegnanti e dei cittadini che si dedicano alla educazione fondata sui valori della Costituzione Italiana e per valorizzare e sviluppare le capacità espressive, creative e logiche dei bambini e degli adulti.
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