I magazzini Ikea, il simbolo del comfort nord europeo, della “casa” intesa nel senso più profondo, un business che reggeva sul rapporto qualità prezzo e sull’idea di “faidate” , assolutamente falsa considerando che di fatto il faidate prevede, o almeno dovrebbe prevedere, anche una certa originalità della cosa, originalità completamente assente quando si parla di mobili Ikea, che hanno reso anche le case italiane delle copie di quelle svedesi, dove tutto è allineato e, apparentemente, a misura d’uomo non sono, però, a misura d’ambiente!
Girando nel web si trova la notizia del mancato rinnovo di FSC (Forest Stewardship Council), l’unico ente di certificazione indipendente che garantisce la tutela delle foreste con standard qualitativi altissimi e si occupa anche di garantire che siano tutelati i diritti dei popoli indigeni (per approfondimenti clicca qui). Ikea, che vantava le sue politiche eco-sostenibili non si è vista rinnovare questa importante certificazione internazionale, il che devo dire non mi stupisce, al contrario, mi stupisce molto l’apparente sorpresa con cui la notizia gira nel web. A chi ha uno sguardo un po’ più allenato ed è abituato a documentarsi sulla provenienza dei prodotti che acquista non sarà sfuggito, durante questo grande predominio di Ikea nel mondo, che nella maggior parte dei casi, il prodotto in questione, che fosse un tavolo, uno specchio, un utensile da cucina o altro, era etichettato con un inconfondibile made in Cina.
Dunque come aspettarsi tutta questa politica a difesa dell’ambiente da chi non attua un apolitica a difesa dei lavoratori? Quando inizieremo a capire che il tutto è connesso che le due cose non prescindono una dall’altra?
In ogni caso, polemiche a parte, la notizia rimane: uno dei partner e fornitori di e per Ikea si è “rifornito” e questo mi sembra davvero il termine più consono visto che stiamo usando l’ambiente come un supermercato, in una delle foreste più antiche d’Europa, la grande foresta che si trova nella regione di Carelia, una zona di inestimabile valore naturalistico che confina con Russia e Finlandia, dove si trova una vegetazione antichissima tipica della Taiga nordica, che secondo i responsabili Ikea val bene una libreria Billy o un letto Mandal.
Fioccano scuse e retrocessioni da parte dei portavoce della grande multinazionale svedese, ma tutte le scuse del mondo non riporteranno indietro gli alberi che sono stati tagliati, non ridaranno i soldi a consumatori ignari che si sono trovati coinvolti, loro malgrado, nel business delle multinazionali del legno, ma mi chiedo: come è possibile pensare che una multinazionale che riempie con le stesse librerie scomode e compatte più dei due terzi del pianeta possa permettersi di calibrare le foreste ed i fornitori con l’attenzione che gli standard di tutela ambientale richiederebbero?
Make the Connection!
[Fonte immagini rinnovabili.com]