Dal semplice cittadino che adotta un cane o un gatto, al politico, alle associazioni veterinarie, tutti concordano e sottolineano come tali spese non debbano essere specchio di agiatezza: gli animali, come riconosciuto dal Trattato di Lisbona dell’Unione europea e dal Codice Deontologico dei Medici Veterinari, sono esseri senzienti, non beni di lusso e come tali hanno il diritto alla tutela del loro benessere e della loro salute.
Di seguito riporto un estratto di quello che dicono le associazioni schierate in questo senso:
“Da non trascurare anche come, molto spesso, chi vive con un cane o un gatto debba già sostenere dei sacrifici per provvedere alle sue cure e per poter affrontare le spese veterinarie. Garantire cure veterinarie e interventi di prevenzione quali vaccinazioni e sterilizzazione, costa spesso grande fatica. Assicurare ciò non è né può certamente essere sintomo di ricchezza, bensì di attenzione, civiltà, e, come nel caso della sterilizzazione anche di scelta consapevole e volontà di dare un contributo concreto alla lotta al randagismo, contributo che peraltro fa risparmiare molto alla collettività”.
Inoltre è da ricordare come in italia, l’iva è pari al 20-21% per quanto riguarda le spese veterinarie e le spese alimentari, e la soglia per il quale è possibile detrarre le spese veterinarie dalla dichiarazione dei redditi è molto alta , tutto questo potrebbe creare un deterrente per l’abbandono o il non adottare un cucciolo.
In un periodo così di crisi per l’Italia nel quale le spese aumentano in continuazione, si dovrebbe cercare di adottare misure importanti per ridurre le spese, ad esempio portare l’iva su cure veterinarie e cibi al 10% e cercare anche di ridurre il randagismo facendo adottare gli animali dei canili, non trattarli come beni di lusso, perchè quando adotto un animale, è vero che ci guadagno tantissimo, ma ho anche l’obbligo e il dovere di prendermene cura, non è una Ferrari che posso parcheggiare in garage e dimenticarmene. Quindi va bene mettere la cera per la Ferrari nel redditometro ma non va bene metterci la cura per il cane.
Da un lato una legislatura che tutela sulla carta gli animali con una legislazione d’avanguardia (adesione al Trattato di Lisbona dell’Unione europea; Convenzione europea di Strasburgo; Legge 281/1991 (Lo Stato tutela gli animali di affezione al fine di tutelare la salute pubblica e l’ambiente); Legge 189/2004 (divieto di combattimenti e di utilizzo per pellicce); Codice penale (reato di maltrattamento, di uccisione, di abbandono); Legge 201/2010 (reato di traffico di animali); Codice della strada (obbligo di soccorso animali); leggi regionali; ordinanze ministeriali e comunali, offrendo le migliori garanzie in sede penale.
Dall’altro, il Governo ritiene gli animali un bene di lusso, indice ed espressione di capacità tributaria al punto da farne oggetto di una e propria vessazione fiscale che non ha pari in Europa.
Quindi speriamo che le associazioni, con la loro lettera congiunta arrivino allo scopo di eliminare questo inserimento delle spese veterinarie come indice di ricchezza di una persona, anche perchè una famiglia italiana su due vive con animale domestico e molte di queste fanno grandi sacrifici per assicurare agli animali le cure di cui hanno bisogno.