Quando si parla di mica ci si riferisce a quel gruppo di fillosilicati dalla struttura strettamente correlata e caratterizzati da sfaldatura altamente perfetta e simile composizione chimica.
Questi minerali cristallizzano tutti nel sistema monoclino con una tendenza a formare cristalli pseudo-esagonali: la caratteristica sfaldatura della mica è legata appunto alla disposizione laminare degli atomi simile a fogli esagonali.
Il nome rimanda all’aspetto brillante che caratterizza questi minerali. Tra i molteplici usi, infatti, la mica viene impiegata anche nei prodotti cosmetici proprio per queste sue caratteristiche di brillantezza.
Nessuno probabilmente sa, però, che attorno alla produzione di questo minerale (che proviene principalmente dall’India) si nasconde un vero e proprio giro criminale.
Sì, non solo perchè la maggior parte della produzione di mica in India sarebbe illegale, ma anche perchè la maggior parte di questo minerale viene estratta da bambini.
Uno sfruttamento minorile bello e buono, nel vero senso del termine: non solo questi bambini (probabilmente proprio perchè tali) vengono pagati una miseria (5 rupie, ovvero 0,05 euro, per ogni chilogrammo di minerale, in netto contrato con i guadagni garantiti dal commercio internazionale, che possono arrivare fino a 1.000 dollari al chilogrammo), ma anche perchè questi bambini, nel tentare di estrarre questo minerale, vengono continuamente esposti a rischi, quali morsi di serpenti, scorpioni, tagli, ferite, abrasioni della pelle, malattie respiratorie anche molto gravi (come la bronchite, la silicosi e l’asma) e, oltretutto, le cave da cui viene estratto il minerale risultano di frequente soggette a crolli.
Sì, avete capito proprio bene. Un vero scempio.
A questo punto sarebbe davvero interessante conoscere i nomi delle aziende che utilizzano mica proveniente dall’India e da circuiti illegali. Per esempio, l’azienda cosmetica australiana Napoleon Perdis, a cui appartengono i marchi MAC, Clinique, Bobbi Brown e Estee Lauder, ha dichiarato al giornale australiano “The Sidney Morning Herlad” (che si è occupato dell’inchiesta) che meno del 10% della mica utilizzata nei propri prodotti è di origine indiana. Inoltre ha voluto precisare che non bisogna credere che i propri cosmetici possano essere associati al lavoro minorile.
Altri giganti dell’industria cosmetica, come L’Oreal, Lancome, Redken e Maybelline, The Body Shop e Yves Saint Laurent, avrebbero invece rifiutato di rispondere ad alcune domande riguardanti la provenienza della mica utilizzata nel cosmetici.
Sarebbe dunque piuttosto difficile conoscere la reale località di estrazione del prezioso minerale utilizzato nei cosmetici.
L’impiego della mica riguarda tutti quei prodotti cosmetici che conferiscono una maggiore brillantezza e luminosità, come rossetti, fondotinta, gloss, smalti e altri prodotti di questo tipo.
La mica bianca, invece, può essere utilizzata anche nei dentifrici, per il suo leggero effetto abrasivo nella pulizia della superficie dei denti.
Ma come riconoscere i prodotti che contengono questo minerale? Dovrebbe essere sufficiente leggere gli ingredienti indicati nelle etichette: la sua presenza potrebbe essere indicata con il codice CI 77019, oppure con il termine di glimmer, oltre che semplicemente con il suo nome d’origine, ovvero mica.
Basti sapere, però, quale sia il reale “prezzo” per un make-up che possa risultare all’ultima moda…
[Fonte www.repubblica.it]
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