Non molto tempo fa in un precedente articolo (che potete trovare qui) vi avevamo parlato del nuovo provvedimento in campo librario che il Premier Enrico Letta aveva preso in congiunta del Ministero dei Beni Culturali e del Ministero dello Sviluppo Economico: una detrazione fiscale del 19% sulle spese sostenute nel corso dell’anno solare per l’acquisto di libri, per un importo massimo di 2.000 euro, di cui 1.000 euro per i libri scolastici ed universitari e 1.000 euro per tutte le altre pubblicazioni.
Presentata così era davvero una bella iniziativa, che avrebbe potuto dare una grande svolta alla lettura e alla cultura in Italia, oltre ad agevolare e incentivare l’acquisto dei libri, che fossero scolastici, universitari o di tutt’altro genere.
Ebbene… “troppo bello” per essere vero. Dopo un emendamento approvato nei giorni scorsi dalle commissioni Attività produttive e Finanze della Camera, con firma di Marco Causi (Pd), infatti, il “bonus libri” si è trasformato in “bonus librai“.
Sì, proprio così. E’ bastato modificare una vocale finale, e la beffa è subito servita. In poche parole, a trarre beneficio da questo “bonus” saranno solo gli esercizi commerciali, a patto che riconoscano uno sconto del 19% agli studenti delle superiori che si presenteranno con un buono lettura rilasciato dai presidi.
Lo stesso emendamento, dunque, prevede anche un’ulteriore modifica: elimina infatti la fissazione di un tetto di 2.000 euro (di cui 1.000 per testi scolastici e 1.000 per altri testi) per istituire invece un buono lettura per gli studenti delle scuole superiori, sia pubbliche che parificate.
L’ammontare del singolo voucher sarà determinato dal Ministero dell’Istruzione, insieme con quello dello Sviluppo economico, sulla base della popolazione studentesca dell’anno 2014-2015.
Presentando il ticket timbrato e numerato che riceveranno dai presidi, i beneficiari potranno dunque ottenere uno sconto del 19% sull’acquisto di libri di lettura, ma solo presso gli esercizi commerciali che hanno aderito all’iniziativa e che, a loro volta, hanno chiesto di usufruire del credito d’imposta del 19%.
Ma, come se non bastasse, quest’emendamento sembra non piacere molto nemmeno ai librai.
Il Sil-Confesercenti, sindacato dei librai indipendenti, ha infatti espresso la sua amarezza nei confronti dell’emendamento, che ha di fatto cancellato l’opportunità di poter garantire un credito d’imposta per tutti i libri, scolastici e non, ai cittadini:
“Non ci può convincere l’affermazione contenuta nell’emendamento che può bastare un voucher che dà diritto ad uno sconto, anche perché precedenti norme fissano criteri diversi e lo rendono ingestibile. E’ ancora più inaccettabile che un problema di tale valore non sia passato neppure nella Commissione cultura e sia diventato solo un problema di carattere economico, e come tale deciso in Commissione Finanze. Se questo è il modo di trattare la cultura non si va da nessuna parte. Chiediamo, con forza, un ripensamento in Parlamento con il ripristino del testo originario. Altrimenti la politica degli annunci avrebbe per l’ennesima volta mortificato la cultura…”
Insomma, tante promesse inutili che, ancora una volta, si sono rilevate una delusione. E a farne le spese, come al soltio, siamo sempre noi…
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