Linda Fregni Nagler ha raccolto delle foto di infanti dell’ottocento e ha intitolato la sua collezione-mostra ” Hidden Mother” (madre nascosta) per la Biennale di Venezia 2013. Guardandole sembra di vedere delle donne con il velo integrale, ma non si tratta di questo, sono madri nascoste, si nascoste, nascoste sotto coperte o plaid di foggia ottocentesca, coperte dai loro tessuti di arredo, durante i foto-ritratti dei-delle loro figli-e.
La madre era indispensabile per far star buono l’infante, ma sceglieva di non comparire nella foto, nascondendo la sua figura sotto una coperta. Perché durante il secolo della rinascita dell’ego, quando l’attenzione per i bambini era tarata da un “over reacting” dovuto all’alto tasso di mortalità infantile, le madri decidevano, per convenzione sociale ormai diffusa molto probabilmente, di non farsi vedere, di non comparire nel ritratto del figlio-a, ma di cedere a questo gioco ai nostri occhi sicuramente inquietante, del vedo e non vedo, della presenza incombente, ma al tempo stesso nascosta?
Quando tutto questo accade siamo in piena epoca Vittoriana, dove le convenzioni la fanno da padrone e il costume di uno deve necessariamente essere il costume di tutti, pena l’isolamento sociale, dunque se un ritratto prevedeva la “madre nascosta” allora anche gli altri l’avrebbero prevista.
Mi chiedo se fosse un modo per ridurre la figura della donna a mera artefice di maternità, a presenza che ha un senso solo in quanto genitrice in un epoca in cui le donne erano sottoposte ad una pressione sociale altissima o se fosse solo una perversione estetica tipica dell’epoca indirizzata a focalizzare l’attenzione solo sul piccolo erede e non ha sminuire a madre, ma semplicemente a far si che il ritratto fosse un ritratto individuale e non di famiglia.
In epoca Vittoriana il corpo della donna era un tempio consacrato alla riproduzione, troppo deboli per lavorare o studiare, troppo pure per portare gioielli o abiti provocanti, dovevano essere incontaminate, gestite, protette e blindate all’interno di un ruolo sociale che ha alimentato il substrato da cui si sono poi generati i movimenti femministi e il crollo dell’autostima maschile.
Le foto, le foto in genere sono lo specchio di un’epoca, la riprendono la immortalano, ne consacrano un istante che sarà eredità delle epoche successive, ma non sempre è facile capire quale fosse l’intenzione di chi viveva il momento e tanto più di chi lo immortalava, denuncia, ritratto, semplice narrazione di ciò che accadeva.
Era stabilito a quali lavori potessero accedere ed a quali no, come dovevano e potevano vestire, in sintesi il controllo che il potere maschile esercitava su di loro non era inferiore a quello che loro stesse esercitavano sui loro figli nei cui ritratti le ritroviamo come mute ed invisibili sibille, instancabilmente presenti nella loro assenza.
[Tutte le immagini sono tratte da: Linda Fregni Nagler, The Hidden Mother, MACK, © Linda Fregni Nagler, 2013]