Ultimamente mi è capitato spesso di trovare commenti molto forti rispetto ad articoli che parlavano di paesi di religione hindi o mussulmana, di sentire molte persone che commentano sovrapponendo usanze religiose che riguardano il trattamento degli animali e episodi di violenza di genere a discapito delle donne. Credo che nelle attuali società complesse globalizzate non sia facile distinguere tra le molte sollecitazioni negative e positive a cui siamo sottoposti, l’informazione arriva diretta al cuore della notizia e molto spesso lascia da parte il contesto storico, sociale ed economico in cui avvengono i fatti.
Ci sono ancora oggi problematiche di genere enormi, il ruolo della donna è penalizzato in tutti i paesi, in diversi modi e gradi, fatta eccezione solo per alcuni paesi del nord Europa dove la situazione sembra essere realmente diversa, dall’infibulazione all’aborto selettivo le pratiche di discriminazione che continuano ad essere perpetrate a danno del genere femminile sono, purtroppo, ancora innumerevoli e senza dubbio nei paesi di religione mussulmana se ne concentra una grande percentuale, ma forse bisognerebbe andare più a fondo di questo fenomeno e cercare di capire che non è insultando e ghettizzando che si miglioreranno le cose, ma al contrario educando.
Ho sentito molte volte dire che nel paese dove sono considerate sacre le mucche non sono rispettate le donne e così mi sono soffermata a riflettere su quale fosse la reale situazione qui, nel paese dove le mucche non sono sacre e dove la libertà e l’emancipazione sono diventate uno strumento in mano ai media, un ennesimo gesto di un potere fallocratico, ma mascherato, celato dietro una falsa apertura.
Mi sono chiesta cosa porti uno stato a far si che la scelta di diventare una ragazza immagine della televisione porti una giovane donna ad avere la possibilità di guadagnare più di una ragazza neo laureata in lettere o sociologia o altre materie umanistiche, scelta che la costringerà ad una ricerca estenuante del lavoro e a volte, in alcuni casi, a rinunciare agli obiettivi che si era prefissata con la laurea e che quindi potrebbe non essere in condizione di permettersi.
Il velo, la minigonna, i tacchi o le gambe coperte dovrebbero essere tutti gesti derivanti da libera scelta e consapevolezza, ma sin troppo spesso non è così, la pressione sociale impone alle donne quello o quell’altro atteggiamento e credo che l’unico modo per non trasformare il giudizio in discriminazione sia, prima di tutto, soffermarsi su quella che è la situazione che abbiamo in “casa”, ovvero nel nostro paese.
A questo proposito ho pensato di condividere con voi un video, non recentissimo, ma sempre attuale di Lorella Zanardo: ” Il corpo delle donne” che documenta e commenta la situazione mediatica della donna in Italia, il corpo delle donne è uno strumento che permette di ottenere più audience, più potere, che permette di essere all’altezza delle aspettative di una società ancora altamente fallocratica, anche in occidente. La reale emancipazione deriva dalla libertà di scelta ed è davvero così presente? siamo sicuri? La plastica facciale portata all’estremo, tanto da cancellare espressioni e segni emotivi che sono cancellati dal viso da un perfetto effetto lifting, non è l’altra faccia della medaglia del velo? In un modo o nell’altro la reale espressione di una donna, segnata dal tempo e dall’emotività sembra essere una cosa da nascondere.
La vera via verso l’emancipazione non è la discriminazione razziale che si oppone a quella di genere, ma la condivisione e la tolleranza che si muovono nella stessa direzione, quella della reale uguaglianza nel rispetto totale delle differenze di genere, perché è solo nello spazio della differenza che si genera la libertà.
Vi lascio al video e alle vostre riflessioni.