Sembra che a breve sarà possibile diagnosticare l’Alzheimer grazie ad un’analisi del sangue specifica che misura il tasso di peptide amiloide il cui livello nel sangue, secondo alcuni ricercatori spagnoli (agenzia spagnola di Araclon), è direttamente proporzionale alla possibilità di sviluppare la malattia.
La spagnola Araclon ha sviluppato e brevettato un kit che consente di trovare 40-42 peptidi di beta amiloide nel sangue (ABtest) e stanno procedendo con degli studi su un campione di 400 persone per riuscire a dimostrare che l’ABtest è uno strumento in grado di diagnosticare l’Alzheimer. Il test potrebbe infatti distinguere i soggetti completamenti sani da quelli che presentano già un deficit cognitivo precursore della malattia.
La beta amiloide è una proteina che si aggrega in ammassi che alterano le comunicazioni tra le sinapsi cerebrali avviando così un processo distruttivo prima che si formino le placche caratteristiche della malattia che si possono riscontrare solo a posteriori. Una ricerca condotta alla Stanford University e pubblicata sulla rivista “Science” ha portato i ricercatori a sostenere che “l’Alzheimer inizia a manifestarsi molto prima che sia evidente la formazione delle placche. Le proteine beta amiloidi iniziano la loro vita come molecole singole, ma tendono presto ad aggregarsi, dapprima in piccoli ammassi, che sono solubili in acqua e possono quindi muoversi liberamente nel cervello, e infine in placche, che rappresentano un segno caratteristico dell’Alzheimer, insieme con la perdita di memoria e la destrutturazione delle capacità cognitive determinato dal deterioramento delle sinapsi, i collegamenti tra i diversi neuroni che consentono la trasmissione degli impulsi nervosi” [Fonte: Le Scienze].
Nelle malattie come l’Alzheimer la possibilità di arrivare ad un diagnosi precoce rappresenterebbe secondo i ricercatori un passo enorme e darebbe delle possibilità in più.
Il discorso delle diagnosi precoce è strettamente connesso al discorso della prevenzione (intesa come controllo e check up e test genetici) che scatena sempre pareri discordanti tra chi sostiene che sia fondamentale e che debba essere portata avanti ad oltranza e chi invece sostiene che sia eccessiva e che non vada assecondata troppo. Detto in parole davvero molto semplici si potrebbe dire che molto spesso chi è contrario esprime perplessità a riguardo sostenendo che ci siano comunque troppe variabili e che si finisca per non vivere più con la tranquillità necessaria, diventando schiavi della medicalizzazione e della prevenzione.
L’avanzamento tecnologico in questo campo ha ottenuto notevoli risultati e di fatto, come sempre, anche in questo caso la tecnologia è neutra, è uno strumento che deve poi essere gestito da chi lo utilizza, può essere di vitale importanza riuscire a diagnosticare in anticipo malattie gravi come l’Alzheimer o le degenerative in genere, ma al tempo stesso è dirimente che questi strumenti di diagnosi non diventino elitari metodi di guadagno.