“Mi fa molto soffrire pensare che una Istituzione che vale stia per forza di cose subendo un danno causato dal comportamento di pochi suoi elementi. Non voglio questo”.
Questo ha scritto nella sua pagina facebook il tenente dell’esercito Barbara Balanzoni, che il 7 febbraio prossimo sarà processata davanti al Tribunale militare di Roma, dopo il rinvio a giudizio del Gup della scorsa settimana. Capo d’accusa: “disobbedienza aggravata e continuata per aver prestato soccorso ad una gatta partoriente”
Il paradosso regola questo mondo, sembra che un Giano bifronte intestardito e divertito si stia divertendo a mettere a soqquadro l’elementarità delle leggi umane, quelle che dovrebbero tacite e scontate, basate sull’empatia, quelle secondo il cui ordine sociale un gesto nobile di una donna che aiuta un animale non doverebbe/potrebbe esser letto in altro modo che come un atto di empatia e gentilezza verso un altro essere vivente. Ma no, non è così, il tenente Balanzoni affronterà un processo perché nel maggio 2012, in Kosovo, ha prestato soccorso ad una micia partoriente che era in fin di vita, aiutandola nel parto e salvandola. Indagini ed interrogatori, perché invece di assecondare gli “ordini” del suo superiore e di tenersi lontana da animali selvatici ed incustoditi si è “ostinata” a voler aiutare la gatta in questione.
Questa vicenda oltre ad avere dell’assurdo, a parer mio, lascia trasparire una quantità infinita di topos e icone antiche e moderne che vanno dall’inquisizione alla discriminazione di genere e che troverebbero una sola, sostanziale, soddisfacente risposta in ciò che si chiama Etica della Cura.
Una donna vede un altro essere vivente in difficoltà, in più si tratta di una gatta che sta vivendo un’esperienza che almeno virtualmente, accomuna in un certo senso tutte “le mammifere” del globo, la gravidanza e decide di non lasciarla al suo destino, nel quale avrebbe trascinato ovviamente ed inevitabilmente anche i piccoli, ma di esporsi ed aiutarla, ma per far questo viene meno agli ordini del suo capo che le ha fatto ben chiaro di doversi tenere lontana dagli animali.
Il suo gesto non è interpretato come espressione della sensibilità e della capacità empatica di questa donna, che non mi sembrano doti così irrilevanti e superflue per un tenente che si trova ad agire in territori di guerra e povertà e/o in contesti simili, ma come disobbedienza, una parola forte che porta sulle sue spalle tanta storia e tanto sangue versato in nome degli ideali e della fedeltà alla propria coscienza.
Spero che saremo in molti a firmare per appoggiare il tenente Barbara Balanzoni, vi lascio con la petizione (cliccate qui) e con queste parole di Antigone:
“Regole non d’un’ora, non d’un giorno fa. Hanno vita misteriosamente eterna. Nessuno sa radice della loro luce.E in nome d’esse non volevo colpe, io, nel tribunale degli dèi, intimidita da ragioni umane”