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Ciclo mestruale: un'altra lettura possibile

Di Giordana - 24 Dicembre 2013

C’era un tempo il cui le civiltà erano matriarcali, cicliche e lunari, i calendari seguivano le fasi della luna e si componevano di 13 mesi e le regole sociali si allineavano intorno alla successione matrilineare. Da madre a figlia si tramandavano la tradizione e la cultura e il tempo era scandito in fasi e cicli che segnavano la vita della donna e quindi del villaggio.

Queste civiltà erano particolarmente forti nelle zone costiere e la cultura matrilineare apparteneva prevalentemente alle popolazioni stanziali, nei villaggi e nelle tribù la vita sociale non era regolata dal senso di proprietà, i beni erano amministrati ma comunitari e bambini e bambine erano cresciuti-e nello stesso modo, la successione avveniva esclusivamente su linea uterina e non riguardava lo scambio di beni materiali come possedimenti, ma solo il tramandare poteri e ruoli.

In questo contesto un evento quale era la comparsa del primo ciclo mestruale segnava fortemente la vita di ogni donna e del villaggio stesso, rappresentando un punto fondamentale di passaggio da una fase all’altra della vita. La comparsa del primo ciclo era festeggiata con riti e celebrazioni sacre di stampo matriarcale (ne troviamo testimonianza, tra le altre, nelle leggende australiane, giapponesi, indiane e nepalesi) e il sangue mestruale stesso acquistava un aspetto sacrale, gli venivano attribuiti poteri e la sincronia mestruale, detta sorellanza ovarica (si fa riferimento ad un fenomeno in base al quale capita spesso che le donne che vivono in uno stesso contesto a stretto contatto tra loro sincronizzino le loro mestruazioni e riguardo al quale ci sono pareri molto contrastanti), contribuiva a stringere e rinforzare i legami tra le donne del villaggio e/o della tribù.

Successivamente le popolazioni nomadiche di stampo patriarcale raggiunsero le zone di costa e si unirono e scontrarono con le popolazioni stanziali di stampo matriarcale, da questa unione la matrilinearità ne usci sconfitta, l’assenza di senso della proprietà fu annullato e sostituito appunto dalla successione patriarcale, segno indiscusso del succedersi di una proprietà e dei beni materiali in genere, da padre a figlio. In quest’ambito anche il valore del ciclo mestruale cambiò, inizialmente ciò che era sacro fu considerato impuro e poi con il tempo, da sacro simbolo di vita passò ad essere simbolo di stregoneria e come tale al tempo stesso temuto e allontanato, ineluttabile e inequivocabile sintomo della pericolosità della donna.

Oggi la situazione è cambiata, ma c’è voluto molto tempo ed ancora capita spesso che le mestruazioni siano attorniate da un’alone di leggenda che accompagna l’idea di una donna che “in quei giorni” non può fare tutto come vorrebbe, come la società le richiede e quindi è comunque più vulnerabile nella migliore delle ipotesi e lunatica, irascibile, ingestibile etc. nella peggiore.

Il ciclo mestruale lega la donna alla circolarità delle fasi lunari e la mette, sin da giovanissima, di fronte al mistero della vita; nonostante si cerchi in continuazione di farlo apparire come qualcosa da nascondere, da arginare, da gestire al meglio, era ed è un legame speciale tra la donna, la luna e la terra.





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