La discriminazione di genere è un fatto complesso, agisce sia in modo diretto, schietto, eclatante, sia in modo subdolo, sottile, sotterraneo. Può essere così evidente e forte da destare una reazione immediata, oppure talmente blindata e radicata nell’educazione e nelle strutture e sovrastrutture quotidiane da sfuggire ad un occhio poco attento ed essere alimentata quotidianamente anche in modo involontario.
Parità di genere, uguaglianza, pari opportunità non sono solo parole, ma fondamenti di un modo di pensare la società e le relazioni tra gli individui al suo interno in una luce diversa. Parità di genere non sta a significare che siamo tutti uguali che non esistono differenze di genere, ci sono e sono preziose, arricchenti e devono e possono essere strumento di completamento di cui beneficia tutta la società, sono componenti fondamentali dell’individuo che poi ogni singolo elabora, gestisce, vive e condivide secondo la sua storia ed il suo percorso.
Questa ricchezza tanto è stata ostacolata nei secoli, dalla storia, dalle religioni, dalle politiche sociali ed economiche a cui fa comodo poter dividere i fruitori e dunque possibili compratori, in categorie preconfezionate e ben etichettate alle quali indirizzare il prodotto da commercializzare, adatto a donne in carriera o romantiche e sognatrici o ciniche e disincantate, ad ognuna il suo profumo, ad ognuna il suo stile d’abbigliamento e di gioielli, incastonato ad hoc in un mix fatto prototipi aspettative, incentivo alla proiezione di se stesse in qualcosa di più corrispondente a quello che la società chiede; oppure a uomini, affascinanti e seduttori, o provetti family men, l’importante è che l’uno non sia l’altro e che i confini rimangano ben divisi altrimenti salta il mercato e le sue regole e Sansone crolla con tutti i Filistei.
Questa politica di egemonia “global-mercantile” ben si aggrappa alla discriminazione di genere che vuole la donna messa in vetrina ed esposta come supporto per cosmetici e biancheria intima che, mascherati da baluardi dell’indipendenza femminile, non hanno fatto altro che alimentare un maschilismo secolare ed imperante. Ma sono le persone a cambiare le cose, è la consapevolezza delle donne, di ogni singola donna e madre e sorella e moglie e amica che cambia, sta cambiando e cambierà le cose e affinché questa consapevolezza sia sempre maggiore è necessario che si faccia attenzione all’educazione ed un momento come il Natale ci offre un grande spunto, basti pensare ai regali e a come sono ben differenziati in base al genere del piccolo beneficiario.
Bambole e make up per le bambine e costruzioni per i bimbi, ma la cosa più grave è la sottile “destinazione maschile” data ai giochi cosiddetti neutri, come quelli di carattere scientifico e conoscitivo decisamente indirizzati ai maschi, o almeno così è consigliato dall’immagine sul prodotto. Dove la scelta è realmente neutra il bambino-a può scoprire le sue attitudini ed appagare i suoi interessi, là dove è indirizzata e stereotipata è solo una spinta in più verso l’omologazione.
Ci sono in commercio regali alternativi, giochi scientifici, storie e libri che raccontano del mondo che vorremmo e che possiamo costruire e più di tutto ci sono le reali inclinazioni dei bambini, importanti e fondamentali da non coercire con regali pre-assegnati, ma da assecondare in modo creativo e neutro con mille opportunità natalizie, forse ci vorrà un po’ più di tempo ed attenzione per trovarli, ma ne varrà la pena.
Esistono bambine e donne selvagge e bambini e uomini romantici ed accuditivi, ma in ogni caso, una bambina sarà selvaggia come solo una donna sa essere e una donna farà lavori “da uomo” mettendoci dentro ciò che le appartiene come donna e come persona e allo stesso modo amerà, sia che decida di amare un uomo o che decida di amare un’altra donna e lo stesso varrà per gli uomini.