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Storie zen per meditare

Di Giordana - 22 Dicembre 2013


Secondo lo zen la mente dev’essere quieta per poter raggiungere l’illuminazione, ma non solo, dev’essere quieta anche per poter agire lucidamente, stando nel presente e godendo di ogni istante. La mente inquieta porta confusione e ci fa agire in modo infruttuoso, al contrario se riuscissimo a svuotarla e tenerla quieta potremmo sicuramente ricavarne dei benefici.
Due cose, tra le altre, rendono la nostra mente più inquieta: l’attaccamento eccessivo ai bisogni indotti ed ai beni materiali che possediamo e l’ansia che spesso deriva dalla mancanza di fiducia, in noi stessi e negli altri. Quelle che sto per raccontarvi sono due storie zen, una dedicata alla capacità di condivisione ed alla libertà dal possesso e l’altra, beh l’altra decidete voi se dedicarla a voi stessi o a qualcuno che amate, ha la delicatezza di una nuvola e l’immanenza di una tazza di tè, come è giusto che abbia una storia zen.

La prima: Un monaco viveva in una dimora molto semplice sulle montagne, un giorno si allontanò per passeggiare e mentre la casa era incustodita un ladro che stava aspettando che il monaco uscisse, entrò per rubare.
All’interno però non trovò nulla e mentre si attardava nella vana ricerca il monaco rientrò dalla sua passeggiata e lo colse in fragrante nella sua abitazione. L’uomo entrato per rubare rimase impietrito, ma il monaco lo accolse con queste parole: “devi aver fatto molta strada pur di venirmi a trovare, non posso offrirti molto, ma ti prego almeno di accettare i miei vestiti”.
Il ladro prese i vestiti e se ne andò. Il monaco rimase in meditazione al chiaro di luna e pensò: “Pover’uomo, avrei voluto potergli dare questa bella luna”.

La seconda: Un discepolo del maestro Soyen Shaku racconta che, quando erano bambini, il loro maestro era solito fare sempre un riposino dopo pranzo, al risveglio i bambini gli chiedevano perché lo facesse e lui rispondeva: “Vado nel mondo dei sogni a trovare i vecchi saggi, come faceva Confucio”. Si narra infatti che Confucio sognasse gli antichi saggi prima di parlare ai suoi discepoli.
Un giorno, racconta il discepolo, c’era un caldo terribile e alcuni dei bambini si appisolarono. Il maestro al risveglio li sgridò ed uno di loro rispose così “Siamo andati nel mondo dei sogni a trovare gli antichi saggi proprio come faceva Confucio” , allora il maestro lo interrogò su cosa gli avessero detto i saggi “E che cosa vi hanno detto quei saggi?” . Uno dei piccoli discepoli rispose “Siamo andati nel mondo dei sogni, abbiamo incontrato i saggi e domandato se il nostro maestro andava là tutti i pomeriggi, ma loro ci hanno detto di non averlo mai visto”
 
 
 
 
 





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