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Quale carta igenica usate? Kimberly-Clark,Scottex e Kleenex stanno distruggendo la foresta boreale

Di Giordana - 12 Dicembre 2013

 

C’era una volta una foresta chiamata foresta boreale, un’immensa distesa di conifere che comprende sia il territorio euroasiatico, dove si estende la Taiga, sia il territorio del nord America (Taiga canadese o foresta Hudsoniana) che rappresenta un terzo del patrimonio forestale globale, una “casa verde” per specie rare e non, un polmone per il mondo, un elemento fondamentale per l’ecosistema del pianeta.
Alci, caribù, castori, orsi bruni e grigi abitavano e abitano queste fredde e umide foreste, in un dilagare di conifere e licheni, in una distesa verde in cui gli alberi la “facevano” da padroni, silenti guardiani del mondo, portatori di ossigeno e custodi del clima, grandi longevi maestri che seguono lentamente il tempo dell’uomo.
Un giorno però arrivò un fenomeno che si chiama deforestazione per scopi commerciali che con il “Clear Cut” ,il taglio a raso, sta distruggendo gran parte della foresta boreale.

Una delle principali attività che opera a discapito delle foreste è l’industria cartaria, la richiesta di cellulosa vergine arriva soprattutto dalle multinazionali che producono carta per uso domestico, carta igienica, rotoloni e fazzolettini. Attualmente Kimberly-Clark, Scottex e Kleenex rifiutano di utilizzare materiale riciclato e continuano ad acquistare trucioli provenienti da taglio di legname vergine; anche se ad una prima lettura il fatto che si tratti di un materiale “di scarto” può far pensare che le multinazionali in questione non influiscano sul numero di alberi tagliati, in realtà le aziende che si occupano del taglio preventivano la quantità di materiale che sarà poi acquistata per la produzione di carta (che rappresenta una buona percentuale degli utili) e si regolano di conseguenza.
Nel 2005, solo per rispondere al fabbisogno europeo (l’Europa è la maggior acquirente in fatto di carta per uso domestico) sono state utilizzate 858.044 tonnellate di fibre vergini, per soddisfare un mercato che ruota intorno ai 400 milioni di euro solo per la carta igienica, regina indiscussa di questo business del “soft” .
Nel 2006, 700 imprese hanno dichiarato che non collaboreranno con la Kimberly-Clark, a meno che non cambi la politica aziendale e non si adegui ad un sistema produttivo eco-sostenibile (è possibile infatti, come altre aziende hanno dimostrato, produrre gli stessi beni di consumo senza usare cellulosa vergine, ma bensì materia riciclata) e/o si adatti agli standard del FSC (Forest Stewardship Council), l’unico ente di certificazione indipendente che garantisce la tutela delle foreste con standard qualitativi altissimi e si occupa anche di garantire che siano tutelati i diritti dei popoli indigeni.
Le multinazionali in questione rifiutano di usare materia prima riciclata sostenendo che ne soffrirebbe la qualità del prodotto finale, un prodotto finale che da anni basa la sua campagna pubblicitaria sull’idea di soffice pulizia, di comfort e morbidezza. Questa macchina commerciale sta costando cara al mondo, circa 130.000 chilometri quadrati di foreste sono rasi al suolo ogni 2 secondi ed una buona parte di tutto questo è imputabile alla grande richiesta di cellulosa vergine che sarà impiegata per produrre carta ad uso domestico.

La deforestazione sta mettendo a rischio la sopravvivenza di molte specie animali, come il caribù e il grizzly, che vedono scomparire l’habitat che le circonda e sostiene da sempre. Ancora una volta il boicottaggio etico dei prodotti non sostenibili si dimostra una potente ed indispensabile risorsa per riuscire a metter fine a questo crimine contro il mondo.
Le foreste sono patrimonio di tutti e valgono sicuramente ben di più della piccola soddisfazione che potremmo provare nel soffiarci il naso con un fazzoletto particolarmente soffice.
 





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