Il nostro Paese sta cercando di sfruttare in maniera eccellente e d’oro i terreni incolti, per far fronte al dissesto idrogeologico e alla disoccupazione. Così la Regione Toscana in questi giorni sta per avviare una sperimentazione della prima “Banca della Terra”, prevista da una legge regionale.
Ma cosa consiste questo progetto della banca della terra? Prevede di censire migliaia di ettari di campi lasciati abbandonati, incolti, e di valorizzare il patrimonio agricolo-forestale, di proprietà pubblica e privata, favorendone l’accesso al loro utilizzo soprattutto di giovani agricoltori che non hanno terreni da coltivare.
Si tratta dunque di una bellissima iniziativa per creare posti di lavoro, ma anche per “incrementare i livelli di sicurezza idraulica e idrogeologica del territorio”, proprio come ha dichiarato uno dei promotori della Banca dei Terreni incolti, l’assessore Gianni Salvadori.
La banca della terra è nata quindi proprio per coloro che vogliono lavorare ma che non hanno la disponibilità della terra. Fabio Cicone dell’associazione ‘Terra Onlus‘, ha voluto dichiarare: “se questa sperimentazione avrà successo sarà una boccata d’ossigeno per quanti si battono per le terre pubbliche, perché in qualche modo verrà riconosciuto il valore della terra come bene da tutelare e come opportunità di lavoro. Sarebbe bello se altre Regioni seguissero questa buona pratica”.
Questa bellissima iniziativa oltre che in Toscana presto potrà espandersi in tutta Italia, come ad esempio in Liguria, altra regione di terre abbandonate e di dissesti geologici, ma allo stato non sono stati ancora attivati i decreti operativi. La LegaCoop ha iniziato a promuovere questa proposta nel nostro Paese tramite la rete dei suoi associati.