L’11 Novembre è San Martino, la leggenda vuole che questo giorno sia anche chiamato L’estate di San Martino, perché si dice sia il giorno più tiepido e più soleggiato dopo le prime gelate autunnali.
Il famoso poeta Giosuè Carducci ricorda San Martino nella poesia a lui dedicata che descrive proprio questo periodo dell’anno in cui la fanno da padrone le sagre di paese, in un clima freddo, nebbioso ma che nonostante tutto riscalda i cuori….
« La nebbia a gl’irti colli
Piovigginando sale,
E sotto il maestrale
Urla e biancheggia il mar;
Ma per le vie del borgo
Dal ribollir de’ tini
Va l’aspro odor de i vini
L’anime a rallegrar.
Gira su’ ceppi accesi
Lo spiedo scoppiettando:
Sta il cacciator fischiando
Su l’uscio a rimirar
Tra le rossastre nubi
Stormi d’uccelli neri,
Com’esuli pensieri,
Nel vespero migrar. »
Infatti è proprio in questo periodo che si si aprono le botti per il assaggiare il vino nuovo (da qui anche il nome di festa del vino novello) e vengono arrostite le prime castagne, il tutto sempre in un clima di festa, anche nell’attesa del prossimo Natale, in Germania infatti è proprio questa data che apre le festività natalizie con fiaccolate di bimbi per le città: le vie iniziano ad illuminarsi, i profumi delle feste riempiono l’aria e i colori accesi dell’autunno incorniciano le città.
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Ma Perché proprio San Martino? Quest’uomo è nato nel 316-317 in Pannonia (oggi Ungheria) ed è un simbolo di carità. Lui, un soldato, durante una notte particolarmente fredda incontrò un mendicante con pochi stracci indosso che tremava dal freddo. San Martino, si racconta, tagliò il suo pesante mantello militare di lana e donò la metà al povero. Immediatamente il sole si mise a scaldare come in estate (per questo viene chiamata anche l’estate di San Martino).
Lui era un militare romano non cristiano e quella notte sognò che Gesù raccontava agli angeli che lui lo aveva coperto col suo mantello… Al suo risveglio Martino trovò il suo mantello integro.
La leggenda narra che dopo questa avventura decise di farsi battezzare e che nel tempo divenne Vescovo di Tours, morì l’8 novembre e l’11 vi furono i suoi funerali.
I giorni precedenti a questa festa si costruiscono lanterne di carta e l’11 novembre si percorre verso sera un tragitto con la propria lanterna illuminata cantando canti in onore di San Martino che ha donato la luce e che invita tutti noi a cercarla e ad offrirla al mondo.
In questi giorni l’oscurità si diffonde sempre più, le foglie cadono, la natura va in letargo e anche noi siamo portati a restare sempre più dentro a noi stessi, a ritirarci dal mondo. Ma se la luce esterna sbiadisce, la luce interna deve continuare a brillare e a indicarci la via nel buio che avanza.
Questi sono canti tradizionali:
SAN MARTINO
Nella nebbia fitta fitta, ogni bimbo ha paura
Anche il cielo si oscura e la notte presto vien
Se mi trovo per la strada, io accendo il lumicino
Che il prode San Martino ha donato ogni bambino
San Martino, cavaliere, ti ringrazio per la luce
Che per strada mi conduce e mi illumina il cammin
Nell’ampio cielo le stelle brillan come fiammelle;
io, piccolo bambino quaggiù,
rivolgo gli occhi al ciel lassù.
IO PORTO LA MIA LANTERNA
Io porto la mia lanterna, la porto sempre con me
In cielo brillano le stelle e qui Lei arde per me
Col lumicin io vo’ in cammin, rabimmel rabammel rabum
Ad uno ad uno ce ne andiamo piano piano
Su bimbi a casa torniam, su bimbi a casa torniam.
LANTERNA
Lanterna che brilli nella notte scura
Dimmi dove andare, dimmi dove andar
Senza luce nel buio, non posso restar
Lanterna, lanterna.
Per approfondire —> www.scuolawaldorf.org/il-significato-della-festa-di-san-martino
Valeria Bonora
Articolo aggiornato il 10/11/2022