I media ci informano dei disastri ambientali che avvengono a livello internazionale e globale, ma raramente, se non mai, siamo messi al corrente della reale situazione ambientale in Italia.
La situazione ambientale nel nostro paese varia molto da regione a regione, ma non è così rosea come si tende a credere. Prima di vedere nello specifico quali sono le zone contaminate a rischio contaminazione è opportuno capire cosa si intende per zona contaminata, alto impatto ambientale, rischio di contaminazione e come tutto questo influisca direttamente sulla nostra qualità di vita.
I rischi principali sono tre:
1- Contaminazione delle falde acquifere
2- Contaminazione dei prodotti agro-alimentari coltivati sul territorio (con particolare attenzione alla produzione ortofrutticola e ittica)
3- Mancanza di equità ambientale sul territorio nazionale
Il primo ed il secondo fattore sono, chiaramente, strettamente connessi tra loro. La quasi totalità delle sostanza tossiche provenienti da materiali di scarico agisce a discapito delle falde acquifere, ovvero, i materiali tossici vengono scaricati nei corsi d’acqua, ad esempio, limitrofi all’industria siderurgica interessata e contaminano, così, tutte le falde acquifere della zona circostante; in poche parole contaminano quelle tesse falde acquifere e corsi d’acqua che saranno poi utilizzati dagli agricoltori della zona per irrigare le colture che rappresentano la produzione ortofrutticola locale e/o di esportazione.
La produzione ittica è ovviamente direttamente interessata al livello di tossicità delle acque nelle zone di costa e adiacenti e può essere danneggiata in maniera diretta ed immediata con un alto tasso di mortalità tra le specie ittiche o con l’aumento di minerali pesanti (ad esempio mercurio) all’interno dell’animale stesso.
Il terzo fattore riguarda le conseguenze “indirette” che colpiscono le zone sottoposte ad alto impatto ambientale. Ili principio di equità ambientale dovrebbe garantire un uguale attenzione al mantenimento dei vari territori in modo che non solo sia garantita la qualità della produzione alimentare locale, ma siano garantiti tutti quegli aspetti conseguenti al mantenimento del territorio, come qualità della vita della popolazione locale ed agibilità e potenziamento delle risorse turistiche.
L’UE ha già richiamato ripetutamente l’Italia e siamo stati condannati dalla Corte europea per violazione dei diritti umani fondamentali.
Molte città italiane hanno già più volte superato il livello massimo consentito di emissioni tossiche e la contaminazione agro-alimentare, in alcune zone, ha raggiunto livelli preoccupanti.
In Veneto l’area industriale di Venezia è il sito con maggior stoccaggio di sostanze tossiche, con più di un milione di tonnellate di materia tossica immessa nel territorio. Il rischio ambientale nella zona di Brescia è cresciuto con il rischio ambientale del 1983, tanto da portare il comune a dichiarare e denunciare il disastro ambientale (la zona fu contaminata da policlorobifileni, PCB, composti organici altamente inquinanti, con una tossicità paragonabile a quella della diossina).
Pescara ha un triste primato nella stima del danno ambientale. L’ISPRA, ha stimato un danno di 8,5 miliardi di euro per quanto riguarda i terreni, oltre a quello dell’acqua di falda che è stata contaminata per decenni dall’immissione di acqua contenente residui tossici e proveniente da pozzi adiacenti, che ora sono stati chiusi. Inoltre bisogna considerare che gli studi epidemiologici idonei a valutare la percentuale di rischio reale sulla salute non sono sempre possibili a causa dell’assenza di registri tumori all’interno delle strutture sanitarie locali.
Questi sono solo due casi che abbiamo voluto riportarvi perchè pubblicamente ritenuti veri e propri disastri ambientali in Italia ma la lista potrebbe continuare…
La conoscenza dovrebbe portare a scelte consapevoli e non un atteggiamento disfattista, ma al contrario un impegno comune e continuo nella salvaguardia del territorio