Fu Italo Calvino a scrivere ne “Il Barone rampante” la frase “Se alzi un muro, pensa a cosa lasci fuori”.
E proprio da questa frase vorrei partire oggi per fare una riflessione.
Di mura nel nostro mondo ce ne sono sempre più: costruite concretamente per delimitare un territorio, issate idealmente per difendersi dagli altri o anche da sé stessi. Muri di mattoni, muri di convinzioni, muri di pregiudizi, muri di ignoranza… ma sempre muri sono!
Perché li costruiamo? Per paura. Del diverso e della verità.
Ma costruendoli non mettiamo a tacere la paura, anzi la rinforziamo e ciò che otteniamo è la costruzione di altri muri perché senza di essi ci sentiamo persi, fragili, troppo esposti.
Talvolta costruiamo muri per tenere lontano persone che ci fanno soffrire: in questo caso non serve un muro ma un allontanamento consapevole, onesto, trasparente. I muri servono solo a rimuovere il problema, a non vederlo ma non a risolverlo e prima o poi certamente esso si ripresenterà.
Pensiamo al muro di Berlino: 155 km di cemento costruiti per dividere in due la città e i suoi abitanti. 28 anni di muro simbolo e concreto di morte e oppressione. Un muro creato dalla Repubblica Democratica Tedesca per porre fine alla fuga di massa dei suoi cittadini verso l’Occidente. Un muro concreto di divisione e allontanamento, un muro concreto e simbolico contro la libertà di movimento e di pensiero.
Ma cosa accadrebbe se vivessimo in un mondo senza mura?
Tutto sarebbe più semplice e libero. Forse riusciremmo davvero a ritornare un po’ alle origini della natura umana, origini che sono per lo più perse.
Abbattendo i muri di pensiero e concreti si possono spezzare le lontananze, si può affrontare la paura trasformandola in curiosità, si può convivere nella natura insieme a tutti i suoi abitanti (umani, animali e vegetali).
D’ora in poi, prima di costruirvi un muro (materiale o ideale) provate a chiedervi cosa lasciate fuori: ne vale davvero la pena? E’ davvero questa la soluzione a tutti i nostri problemi?