I bambini che praticano uno sport lo devono poter fare per passione, per divertimento, per liberare le proprie emozioni. Fare sport per pura competizione non è educativo e può rivelarsi una fonte di ansia e stress.
Proprio per questo motivo oggi vogliamo dedicare a tutti gli adulti questa lettera giunta alla redazione di laprovinciacr.it. Sono parole rivolte ai papà ma si possono estendere anche a tutti gli adulti, agli educatori, agli insegnanti, ai genitori. Ai bambini non serve a nulla la competizione, in nessun ambito. Anzi essa è deleteria, dannosa e per niente costruttiva.
Se potessi tornare bambino penso che mi piacerebbe scrivere una lettera, magari, a mio padre, e dirgli: «Caro papà, lo sai che quasi mi mettevo a piangere dalla rabbia domenica quando ti sei attaccato alla rete urlando contro l’arbitro? Io non ti avevo mai visto così arrabbiato. Forse sarà anche vero che lui (l’arbitro) ha sbagliato; ma quante volte io ho fatto degli errori senza che tu dicessi niente? Anche se ho perso la partita per colpa dell’arbitro, come dici tu, mi sono divertito lo stesso.
Papà capisci, io voglio solo giocare, ti prego, lasciamela questa gioia, non darmi suggerimenti che mi fanno solo innervosire: tira, passa, buttalo giù. Mi hai sempre insegnato a rispettare tutti, anche l’arbitro e gli avversari e di essere educato… e se ‘buttassero giù’ me, quante parolacce diresti? Un’altra cosa papà: quando il mister mi sostituisce o non mi fa giocare, non arrabbiarti, io mi diverto lo stesso anche a vedere i miei amici stando seduto in panchina, siamo in tanti ed è giusto fare giocare tutti. Scusami papà, ma, non dire alla mamma al ritorno dalla partita: ‘oggi ha vinto’ o ‘ha perso’; dille soltanto che mi sono divertito tanto e basta.
E poi, non raccontare ti prego che ho vinto perché ho fatto un gol bellissimo; non è vero papà! Ho buttato dentro il pallone perché il mio amico mi ha fatto un bel passaggio. E ascoltami papà: al termine della partita, non venire nello spogliatoio per vedere se faccio bene la doccia o se so bene vestirmi, che importanza ha se mi metto la maglietta storta? Papà devo imparare da solo! Sta sicuro che diventerò grande anche se avrò la maglietta rovesciata! E lascia portare a me il borsone: vedi? C’è stampato il nome della mia squadra e mi fa piacere far vedere a tutti che io gioco a pallone. Non prendertela papà, se io ti ho detto queste cose, lo sai che io ti voglio tanto bene. Ciao».
Luigi Cabrini
(Casalmorano)
[Fonte: www.laprovinciacr.it]