Nel leggere una notizia del genere, a qualcuno gli si potrebbe accapponare la pelle. Personalmente certe cose preferirei non vederle e non saperle, ma, per dovere di cronaca, penso che un po’ tutti dobbiamo essere informati su quanto succede nel mondo che ci circonda.
Lui si chiama Michel Lagravere Peniche, da tutti chiamato Michelito. Attualmente ha 16 anni, ma a soli 11 anni era conosciuto nella grande arena di Merida, nello Yucatan, a Sud-Est del Messico, con il “nome d’arte” Novillero, ovvero novizio della morte, assassino di tori.
A guardarlo non si direbbe affatto. Un bambino come tanti, curato, sguardo e sorriso molto dolci, ma dall’animo spietato e brutale, quasi da far invidia ad un adulto.
La corrida dei baby-toreri non è così diversa da quella degli adulti: i bambini, infatti, combattono contro vitelli, poco più piccoli di loro, molto giovani e inesperti così da ridurre il rischio durante i vari tornei.
La sostanza, però, non cambia. Michelito, infatti, sfida i suoi tori, gli balla intorno, non ha pietà quando deve infilar loro la lama della spada tra gli occhi, completamente insensibile al loro sguardo, taglia loro le orecchie, mozza le code. Li uccide, li uccide senza alcuna pietà, li guarda traballare sulle loro stesse zampe, sprizzare sangue per tutta l’arena, fino a quando il toro non esala il suo ultimo respiro. E lui a quel punto esulta, esulta felice e vittorioso.
Michelito fa tutto questo con disinvoltura, con una brutale e oserei dire inquietante disinvoltura, quasi come fosse tutto un gioco per lui, e probabilmente anche quei poveri vitellini pensano che lui voglia giocar con loro, ma di “dilettevole”, in questo caso, non c’è proprio nulla. Ma non per lui e non per la famiglia, che ad ogni toro ucciso da Michelito esultano insieme al figlio, con tanto di bacio in fronte in segno d’ammirazione. E del resto lui pratica questo “hobby” da quando ha soli sei anni, ed è arrivato ad uccidere fino a sei tori nell’arco di una sola giornata.
Una “passione” che Michelito ha ereditato proprio dal padre, anche lui torero, e adesso anche il fratellino più piccolo Andresito, due anni più piccolo di lui, sta già seguendo i corsi della scuola taurina per seguire le orme del fratello.
Il baby-torero ha inoltre raccontato di non aver mai avuto incidenti gravi durante una corrida, fatta eccezione quando, durante un torneo, inciampò e le corna del toro lo sfiorarono di un soffio, provocandogli una ferita alla gamba. D’impatto si spaventò, ma poi si rialzò in piedi e, senza perdersi d’animo e anzi più grintoso che mai, mise k.o. il suo avversario senza alcun timore.
In Spagna i toreri sono banditi, mentre in Messico sono considerati “eroi”. Addirittura i baby-toreri sono considerati persino “sexy”. Ne è un esempio Julian Lopez Escobar, che a soli 16 anni divenne il torero più pagato della storia. Oggi ha 26 anni e ha ammazzato duemila tori, non ha mai finito la scuola e, per di più, si vanta di “non leggere” e di “non interessarsi di politica” perchè “i libri e la politica non sono tutta la vita, mentre i tori fanno parte della cultura più di tanti libri”.
E a proposito di questi poveri esseri innocenti, i tori e i vitellini, si dice, ovviamemente con tono denigratorio, che siano degli “assassini” a cinque anni, mentre prima sono solo delle “bestie pericolose”.
Io, personalmente, non aggiungerei altro: penso che un articolo del genere si commenti da solo.
[fonte:ilgiornale.it]
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